Oggi quella passione chiamata vino, ci porta a restare nel Mediterraneo, ma a cambiare stato recandoci in Grecia, e per un isolano di adozione come me, svezzato con la Malvasia delle Lipari, è una gioia “affrontare” questo passito proveniente dall’isola di Samos.
Di questa isola ne ha parlato già Paolo Valente sulla nostra testata qualche tempo fa (link).
Il vino di cui parliamo oggi, ha vinto la Gran Medaglia d’oro al Concorso Mondiale di Bruxelles (edizione 2020), che vede alcuni autori di Vinodabere.it in qualità di giudici e il Direttore della testata, Maurizio Valeriani, quale presidente di una delle giurie. Approfittiamo per ricordare che il 20 aprile è la data ultima per iscrivere i campioni all’edizione 2021 del Concorso (link).
Dicevo, ci spostiamo nell’isola greca di Samos di fronte alle coste turche dove, sin dall’antichità, si è prodotto tale nettare chiamato come il monte da cui proviene “Ampelos”(nome del vino in antichità), e di cui si ha notizia scritta, in epoca Bizantina (741 d.C.) a cura di un pastore che si recava in Terra Santa.
Nel 1700 viene esportato in tutta Europa (Francia, Germania), sotto forma di barili (Barrel). Nella fattispecie la UWCSamos, è nata come cooperativa nel 1934 ed oggi annovera circa 2200 produttori. I loro vigneti si estendono per 1.400 Ettari, producendo annualmente circa 5 milioni di litri di vino.
La quasi totalità delle viti sono allevate alle pendici del monte Karvounis dell’isola, che mi ricorda la “mia” Salina, è costituita dal Moscato Bianco di Samos (localmente moschoudi), simile al Muscat Balnc à petits grains, e beneficia dell’allevamento in altura (terrazzamenti fino a 900 metri s.l.m.), in regime di agricoltura organica.
Il vino viene prodotto in versione secca, demisec e dolce.
Dopo questa panoramica, addentriamoci nella degustazione odierna, che vede protagonista il vino dolce Samos Nectar, annata 2013, Dop ottenuto con appassimento al sole e che usufruisce della evoluzione, dovuta al passaggio di ben 6 anni in botti di rovere.
Il colore è ambra intenso mentre al naso si evidenziano le note di arancia, con sentori di frutta secca, prugne e cannella. Una buona acidità sostiene la beva che esordisce sin dall’inizio con toni fumé. In centro bocca si riscontrano la frutta secca, la caramella mou e arancia matura. In questa esplosione di note dolci e mature, si fa spazio una parte minerale, frutto della natura vulcanica dell’isola. In retro olfattiva risale, oltre alla persistente dolcezza, anche una moderata macchia mediterranea. La temperatura di servizio consigliata è sui 12-14 °C. L’abbinamento che consiglierei è con una torta caprese, ma si presta anche come vino da meditazione da assaporare senza accostamenti.
Foto di Samos utilizzate a cura di UWC Samos
Approccia il mondo del vino seguendo corsi di avvicinamento nel 2003. Già da quegli anni partecipa a manifestazioni enologiche come visitatore assiduo. Inizia poi a collaborare nei panel di assaggio della guida "vini buoni d'Italia" per varie regioni, per poi passare per un paio di anni in Slowine per la regione Sardegna. Nel biennio 2016/2017 entra nell'organizzazione e nel panel di assaggio dei "I vini dell'Espresso". In questi anni ha partecipato alle più importanti anteprime di vini per la stampa. Negli ultimi anni partecipa come giurato in vari concorsi quali Grenache du Monde, Radici del Sud, Lucio Mastroberardino. Dal 2018 partecipa al progetto di alcune testate giornalistiche. Oltre che cultore del mondo del vino lo è anche del mondo dei whisky
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