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Sardegna – Nasce Chervu, il primo distillato di mirto

Si è abituati a pensare sempre al mirto come liquore che nasce dall’infusione delle bacche nell’alcool (abbiamo recentemente scritto dei migliori mirto prodotti in Sardegna: link).

Assoluta novità per la Sardegna è la produzione di un vero e proprio distillato.

Filippo Murru ha dato vita, da qualche anno, all’azienda Chervu (cervo in sardo).

Il mirteto, poco più di un ettaro di nei pressi di Castiadas, tra Olia Speciosa e Sabadi, fornisce la materia prima necessaria per la distillazione.

Il processo produttivo di trasformazione inizia per l’appunto in distilleria (per ora si utilizza la distilleria toscana Nannoni) con l’infusione delle bacche di mirto essiccate in alcol da vino, di qualità superiore rispetto agli alcol da patate, da cereali o da granturco.

Trascorso un periodo di maturazione in alcol, l’infuso alcolico viene tecnicamente ridistillato in un alambicco specificamente utilizzato per la produzione del  distillato di mirto.

Il distillato viene successivamente filtrato al fine di eliminare ogni residuo ed impurità derivante dal processo di distillazione.

Superata questa fase, il prodotto viene imbottigliato in bottiglie di vetro pregiato con un peso a secco di 600 grammi e  serigrafate con il prezioso platino nel fronte.

Il prodotto si presenta in due varianti, il bianco (che ha due passaggi di distillazione) ed il rosso rubino (blend tra il bianco e l’infuso delle bacche essiccate in alcool da vino), entrambi con una gradazione alcolica di 42% vol.

 

 

Veniamo ai nostri assaggi:

Distillato di Mirto bianco (60 euro a scaffale enoteca, 0,5 litri): un’esplosione di profumi che vanno dalla macchia mediterranea a sensazioni balsamiche, da toni speziati a sentori floreali. Il sorso è avvolgente e non siamo in presenza di nessun sbuffo alcolico. Un distillato di grande equilibrio.

Distillato di Mirto rosso (60 euro a scaffale enoteca, 0,5 litri): prevagono ricordi “radiciosi” e di sottobosco, che si uniscono ad odori di piccoli frutti rossi ed erbe officinali. La sapidità e l’alcolicità non sono ancora perfettamente integrate, tuttavia ne fanno un prodotto molto adatto alla mixology.

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Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice in diversi concorsi internazionali, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.

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