San Giusto a Rentennano si trova a Gaiole in Chianti tra le ali est ed ovest del comune di Castelnuovo Berardenga. Un luogo di grande rifrazione della luce e di terreni magri che donano nei vini due grandi ambizioni: quella di avere grande potenziale di invecchiamento ma anche di soddisfare fin da subito il piacere di chi vuole bere molto bene.
Il nome di origine etrusca conferma il grande valore storico di questa azienda che si affaccia sull’alto corso del fiume Arbia. Un tempo era un antico monastero cistercense, per questo già denominato San Giusto alle Monache, poi un fortilizio nel 1200 fra i contadi di Siena e Firenze.
La proprietà è dei fratelli Martini di Cigala, che dal 1914 si occupano della gestione dell’azienda e della produzione di vini dai vigneti, circa 30 ettari, di proprietà. Del castello rimangono le merlature guelfe del muro di cinta, le massicce mura e le cantine interrate, ancora oggi utilizzate. È un luogo di grande suggestione e forza emotiva dove il tempo sembra essersi fermato.
Nei vigneti ci accompagna Luca dove ci mostra alcune delle pratiche agronomiche adottate, volte ad una gestione conservativa del suolo e del vigneto, e ad una mitigazione degli effetti climatici dovuti all’innalzamento delle temperature tra cui il sistema di allevamento ad alberello che, come lui conferma, nel Sangiovese sta dando ottimi risultati.
La profonda esperienza di Luca maturata nel vigneto lo rende un vero e proprio artista a servizio del terroir, per cui ogni singola pianta di vite è curata e valorizzata per garantire l’integrità del frutto ed esaltarne la tipicità. I terreni si caratterizzano per avere una matrice tufacea a cui si aggiungono i componenti di sabbia e limo dove in profondità si trovano banchi di argille, le cui matrici cambiano anche nel raggio di pochi metri, pertanto – come afferma Luca – è difficile parcellizzare sulla base dei terreni ma piuttosto – si effettuano vendemmie multiple anche sulla stessa parcella, selezionando manualmente sulla pianta quali uve destinare al Chianti Classico, e quali al Percarlo o alla Riserva “Le Baroncole”. In cantina, la vinificazione avviene in tini di acciaio inox e cemento con lieviti indigeni e la maturazione in botti di varia misura a seconda del vino.
L’apice espressivo del terroir di San Giusto lo troviamo nel Percarlo, 100% Sangiovese a cui è stata riservata una magnifica verticale di annate storiche. Nonostante la diversità tra le annate il Percarlo mostra una continuità di caratteristiche che gli conferisce una propria precisa identità e riconoscibilità.
2018: il primo naso è austero, si apre con note di piccoli frutti rossi, la macchia mediterranea, ginepro ed un fondo balsamico. Al gusto dimostra la sua esuberanza e gran qualità della materia, ha un ingresso diretto dove mostra il frutto croccante e la terra bagnata, nel centro bocca il tannino si espande per tornare sul finale lungo con note balsamiche.
2008: un’annata che non è mai ricordata tra le più felici ma che rivela una grande personalità: il primo naso è fine con note di fiori appassiti, arrivano le ciliegie macerate, la china, il rabarbaro; al gusto ha un ingresso lento e verticale, una forza di impatto quasi salata, nel centro bocca rimane solido, quasi rigido nel tannino ancora di maglia stretta, finale lungo con note speziate e terrose.
2007: annata calda, dove Percarlo si rivela solare, ma non opulento: al naso mostra frutti scuri, amarena, mora susina, la sua tipica nota terrosa qui diventa radice di liquirizia, arricchita da note di tabacco da pipa; al gusto ha un ingresso in volume, il tannino modellato lo rende più accogliente nel centro bocca, quasi da sembrare fondente dimostrando meno dinamicità forse per mancanza di scia sapida; nel finale si allarga ancora, chiudendo con note di spezie dolci.
2006: vino di grande spessore e completezza: il naso si apre sui frutti rossi macerati ed in confettura, un fondo “smokey” che ricorda la cenere, e la varietà delle spezie qui è ampia: ritorna la china, il rabarbaro e se ne aggiungono nuove tra qui il pepe ed il cuoio. Al gusto ha un ingresso lento, cresce in volume ed altezza nel centro bocca dimostrando dinamismo e flessibilità senza mai perdere consistenza, grazie ad un tannino fitto e raffinato; la coda del finale è lunga con la vena sapida che prolunga le note di china.
2005: un’altra annata particolare che mostra il carattere esile e snello di Percarlo, al naso contrariamente alle aspettative, troviamo l’arancia sanguinella, i fiori secchi, un fondo mentolato, note di caffè e tostatura. Al gusto il vino rivela “souplesse” una fluidità di sottili equilibri: la sapidità “terrosa” il tannino piccolo ancora con qualche angolo da modellare e le spezie fuse assieme al frutto. Ne emerge un’eleganza degna di un vino che non conosce mode, sfida il tempo ed è diretta espressione del terroir di San Giusto.
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