Oltre le Radici della Vite: è questo, per esteso, il significato dell’acronimo ORV, neo gruppo di viticoltori associati che ho avuto l’occasione ed il piacere di conoscere all’evento “Life of Wine 2021”.
Sono 5 le aziende che ne fanno parte, tutte presenti e rappresentate da chi in vigna ci vive, da chi la segue, da chi ne ha cognizione e coscienza. 5 produttori di Orvieto doc, uniti dall’intento di far conoscere la vera essenza di questa denominazione, seguendo il progetto comune di farla emergere presentandola per le reali potenzialità.
La città d’Orvieto, e le campagne limitrofe, godono dell’appellativo di “Terrae Vineate” a testimonianza dell’apprezzato vino che storicamente è riconosciuto e conosciuto già al tempo degli Etruschi.
Le campagne orvietane poggiano su un terreno collinare di tufo, su strati argillosi che si sono formati e succeduti nei secoli per le eruzioni dei vulcani Volsinii e per la pioggia e il vento che ne hanno scolpito le forme. La produzione del vino Orvieto, essendo uno dei prodotti della zona più famosi, frutto, articolo, merce ed oggetto di punta dell’agricoltura umbra, non si è mai fermata, attraversando le varie epoche e periodi storici. L’Orvieto doc è un vino la cui produzione è consentita nelle province di Terni e Viterbo, zone ritenute tra i più antichi territori enoici. L’ORV punta a valorizzare proprio questa tradizionalità. Ne fanno parte vignaioli produttori, ossia coltivatori della vigna, che prendono parte alla produzione in prima persona, è un progetto che nasce dal voler rivalutare la doc Orvieto mantenendo le diversità dei propri vini anzi sottolineandole perché frutto delle difformità del terreno su cui le vigne fioriscono e anche se, poco distanti, delle disuguaglianze microclimatiche che si riscontrano nel frutto e quindi nel prodotto finale.
Sul banco d’assaggio, in bella vista, oltre alle bottiglie di diverse annate a sottolineare la longevità e le differenti caratteristiche del vino Orvieto, cavalieri a chiarire il comune denominatore che lega i vari produttori, presentazione e spiegazione dei punti chiave di riferimento, di partenza e che raggruppano le motivazioni che hanno generato, dandone vita e proseguimento, all’idea di ORV:
ORIGINE
“Siamo aziende familiari con una storia. Il tempo ci ha permesso di prendere coscienza del valore delle vigne, delle varietà autoctone, del terreno e siamo determinati a trasmettere tutto ciò nei nostri vini.
Non vogliamo dettare dogmi o regole ma condividere dei principi culturali perché il vino rappresenta civiltà
Siamo in ascolto l’uno dell’altro, scambiamo punti di vista, condividiamo esperienze legati dall’entusiasmo e da una vera complicità
RINASCITA
Il vino è la nostra vita, vogliamo che quella valenza qualitativa culturale e storica che possiede sia valorizzata per non farlo allontanare dalla sua vera origine
Siamo consapevoli che solo attraverso una rete, un’unione di comuni intenti sia possibile costruire un circuito di credibilità conoscenza e fiducia
Ci impegniamo a creare e alimentare relazioni con altri vignaioli, agricoltori, produttori di cibo, educatori e cittadini della comunità per riportare i nostri vini agli onori che meritano
VITICOLTORI
Siamo viticoltori, viviamo di questo lavoro, ci prendiamo cura in prima persona della vigna della cantina e della bottiglia
Condividiamo una visione enoica convinti che l’attenzione al dettaglio debba essere permanente e la qualità un pre-requisito. Abbiamo la certezza che la relazione umana sia un valore cardinale e noi la compartecipiamo con chiunque voglia conoscerci. Il nostro è un impegno per l’autenticità. Pratichiamo la trasparenza diciamo quello che facciamo e facciamo quello che diciamo. Ognuno di noi ha il coraggio di metterci la faccia
IDENTITA’
E’ solo rimettendo al centro i vitigni tradizionali che i nostri vini possono rappresentare i propri valori individuali. La loro affermazione nelle carte dei vini passa dal rispetto del patrimonio viticolo degli autoctoni capaci di restituire e interpretare al meglio la tradizione e la storia enologica di questa terra
Una parte di noi ha vigne su terreni vulcanici altri su zone argillose o alluvionali è attraverso la differenza e le distinte angolature della stessa visione che si può dare vita ad un racconto identitario che ci proietta verso il futuro
E’ nell’uvaggio che si dimostrano le caratteristiche di questa terra e in questa sta anche la nostra unicità
STORIA
Vogliamo ricordare la storia e la cultura dei nostri luoghi dimostrando la vocazione indiscussa del territorio attraverso il lavoro che facciamo
Pensiamo che una nostra peculiarità sia nel proporre un vino che si può bere giovane ma anche con qualche anno in più, certi che il suo vero valore si dimostri nell’evoluzione come tutti i grandi vini del Mondo.”
Ho parlato con ognuno di loro, ognuno ha raccontato l’importanza della denominazione e del territorio secondo la propria esperienza e storia. Inizialmente le aziende facenti parte del progetto erano 19 e poi, nel tempo, si sono ritrovate in 5 a crederci, a tener duro ed a portarlo avanti. Stare dietro alla longevità di beva di un vino bianco, quale l’Orvieto doc, è sì per provarne ed attestarne l’evoluzione dopo diversi anni, ma non solo per la curiosità di come si è sviluppato, bensì anche per ricercare e trovare le caratteristiche riflesse della zona.
A testimonianza delle loro parole, i vini.
Azienda Sergio Mottura
Base di Procanico, Verdello, Grechetto e Rupeccio, coltivati secondo il rispetto e la cura del territorio come consuetudine dell’azienda, vinificazione biologica. Affinamento tutto in acciaio.
Tragugnano Orvieto secco doc 2020: sentori floreali a petalo giallo, erbe aromatiche: salvia e timo, fondo balsamico. Caratteristicamente secco con finale leggermente amarostico, rotondo nel corpo. Rimane a lungo.
Tragugnano Orvieto secco doc 2015: annata di forti ed incisive sensazioni, risulta mediamente persistente. Frutta a polpa bianca ancora croccante con note agrumate di pompelmo, nel complesso il corpo è morbido.
Tragugnano Orvieto secco 2010: gradevole tocco floreale con ricordi di mimosa e tarassaco, muschio, nocciola che rilascia una nota tostata. Sensazioni minerali ereditate dal suolo e dal substrato. Persistente, non si dimentica facilmente.
Palazzone
Blend naturale perché mischiate le piante in vigna.
Campo del Guardiano 2018 Bell’annata. Bouquet ampio ed avvolgente. Frutta a polpa bianca e gialla, fiori, frutta secca e scorza di agrumi. In bocca è vellutato con una vena sapida-acida a caratterizzarlo. Finale di mandorla verde.
Campo del Guardiano 2016 Vino tenace, affilato, che riempie la bocca con una serie di sensazioni minerali che si susseguono lasciando una piacevole pienezza, completato da un ritorno di frutta.
Campo del Guardiano 2014 Annata caratterizzata da tanta acqua, vendemmia bella come tempo ma difficile. Ne esce un vino più fresco, più verde. Sensazioni che si alternano inaspettate e contrarie, un po’ come nelle colline su cui nasce: spuntoni di roccia tra la vegetazione, così sensazioni minerali tra frutta e fiori.
Campo del Guardiano 2010 su note di anice stellato, mostra una nota evolutiva importante.
Lunato
Azienda vitivinicola dei nonni, 100 ettari vocati, coltivazione tradizionale, vinificazione e affinamento in cemento e acciaio. A marzo imbottigliano per commercializzare di luglio.
Orvieto Classico Superiore 2020: profumo intenso e vegetale. Molto sapido, ingentilito da fiori a petalo giallo, nota finale quasi dolce con delicata sensazione amara, ricorda il miele di corbezzolo. Note di mandorla e nocciola, erbaceo, radice di genziana.
Orvieto Classico Superiore 2018: seppur di sostanza leggiadra, si ritrova tutto nel bicchiere in maniera generosa: frutta con una mela golden strepitosa, fiori gialli, mineralità spiccata, erbe aromatiche e medicinali, alloro su tutto. Rotondità di corpo, molto interessante.
Orvieto Classico Superiore 2014: delicato. Fruttato, ammandorlato verde tendente all’amarognolo.
Madonna del latte
L’azienda più piccola dei cinque con 5 ettari di vecchie vigne già miste in terreno come si faceva un tempo. Sono i più alti, poggiano su un altopiano vulcanico a 450 metri d’altezza.
Nel 2008 escono con la prima produzione e nel 2014 per la prima volta con l’Orvieto. Il nome dell’azienda è dovuto alla presenza di un quadro della Maria che allatta.
Orvieto Classico Superiore 2020 Elegante, fresco e secco. Mela fragrante, floreale (margherite pratoline) e minerale. Termina con un leggero retrogusto di mandorla amara. Armonico.
Orvieto Classico Superiore 2019 Vino vivo, fresco e beverino caratterizzato da note fruttate aromatiche, con sfumature di erbe medicinali. Persistenza commovente.
Orvieto Classico Superiore 2018 Annata molto espressiva. Erbaceo, si ritrova una macchia mediterranea imponente. Per la rotondità del corpo quasi grasso, aristocratico. Chiama piatti preparati con un’importante presenza di erbe aromatiche che siano a base di pesce, carni bianche, formaggi freschi, paste o risotti.
Ca’ Viti
Situata nel centro storico nord occidentale dell’orvietano. Il terreno qui è più sedimentoso.
Orvieto Classico Superiore 2020 Mutevole, riprende la particolarità del territorio, gradatamente, piano piano, si affacciano le sensazioni in un crescendo di aromi di fiori gialli, minerale, con note di frutta fresca a polpa bianca croccante. Rotondo.
Orvieto Classico Superiore 2018 Da definizione, classico, di un limpido giallo paglierino con riflessi dorati, profumi fruttati croccanti e sentori di menta selvatica ed erbe aromatiche, malva. Freschissima entrata, secco e rotondo, lascia un ricordo di mandorla amara una volta deglutito. Bellissimo balsamico.
Orvieto Classico Superiore 2014. Complesso e strutturato, con un sottofondo minerale. La sensazione mentolata la fa da padrone. Lo vedo abbinato ad una ricetta a base di coniglio con olive nere infornate e finocchietto.
Mi chiamo Emanuela, mi interesso del Mondo del cibo e del vino da sempre occupandomene a tutto tondo, dal punto di vista: - medico/scientifico: ho conseguito l’attestato all’abilitazione alla professione di dietista; - organolettico: sono sommelier classe 1993, maestra assaggiatrice onaf ed ho ottenuto l’attestato onav, umao, onas, aibes e iiac; - storico/goliardico: frequentando e visitando i luoghi del cibo, parlando con i protagonisti con chi produce, chi elabora, chi propone; - di divulgazione di “esperienze”: sono coautrice del libro “Le parole del formaggio - glossario enciclopedico per appassionati e curiosi”, collaborando con varie testate e blog: Vinodabere, Il talento di Roma (nel presente), scatti di gusto, aromarte, newsletter di avis e del circolo del tennis (nel passato), partecipando alle degustazioni per diverse guide con protagonista il vino, l’olio evo e il formaggio e facendo parte del panel di assaggio dell’ex “INRAN”; - lavorativo: ho lavorato, e lavoro, nel dinamico ambiente della ristorazione romana. Ho avuto modo di ricoprire diversi ruoli, incarichi e mansioni, esperienze che mi hanno permesso di conoscere l’andamento e lo svolgimento dello stesso direttamente sul campo.
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia