Una riedizione davvero ben riuscita! L’edizione 2020 di Mortadella & Wines, sesta edizione sempre organizzata dall’Associazione Go Wine di Bologna, ha proposto in degustazione una serie di vini, principalmente bollicine con una nutrita presenza di bolle rosa, abbinati al salume bolognese per antonomasia: la mortadella.
Circa una ventina le aziende italiane con la partecipazione speciale degli champagne di Lallier: il R-015 brut cuveè 2015 e il Grand Rosè Grand Cru.
Devo ammettere che, avendo partecipato praticamente a tutte le edizioni precedenti, questa volta la selezione delle aziende ha riservato una serie di sorprese interessanti facendoci riassaggiare, a me e alla mia autoctona amica Elisa, vini già noti, ma sempre piacevoli e alcune peculiarità che hanno catturato la nostra attenzione, appagando il nostro palato.
Novità organizzativa di questo sesto appuntamento di Mortadella & Wines è stata la richiesta, fatta a ciascun partecipante, di fornire la lista dei 5 migliori assaggi della serata. Quei vini, dunque, che meglio hanno sposato l’abbinamento con la mortadella e suoi aromi decisi ma che, allo stesso tempo, hanno saputo valorizzare l’assaggio di un altro salume, il salame rosa, un antico prodotto tipico bolognese che, sebbene assomigli più alla mortadella che a un salame, si distingue per quel suo caratteristico aroma un po’ fumé che richiama l’arrosto di maiale.
Di seguito i cinque vini che hanno saputo guidare i nostri assaggi e ripulito le nostre papille dalla grassa bontà della mortadella!
Paltrinieri, Lambrusco di Sorbara Leclisse 2018. Tonalità rosa tenue per la sua vinificazione in bianco, il piacevole fruttato di ribes e fragola accompagna un sorso dinamico e scattante, dove freschezza e sapidità sottendono una chiusura di pepe rosa.
Paltrinieri, Lambrusco di Sorbara Radice 2018. Rifermentato in bottiglia dal gusto-olfatto ampio e complesso. Frutti rossi e pompelmo rosa accompagnano un sorso fresco e salino sostenuto da una suadente percezione tattile.
Cieck, Rosè brut “Neretto di San Giorgio” 2016. Raro vitigno autoctono del Canavese, i 24 mesi sui lieviti hanno donato al Neretto di San Giorgio, detto anche Neretto di Bairo, un finissimo perlage che sottende un colore rosso scarico su un naso di frutti rossi e un sorso fresco e lineare con leggero tannino e buona persistenza.
Corte Fusia, Franciacorta Satèn 2015. Uno Chardonnay in purezza che, dopo, 36 mesi di permanenza sui lieviti, ha acquisito suadenza, eleganza, complessità e dinamicità su un finale di piena raffinatezza.
Francesco Bellei, Cuvée Brut rosso 2016. Un metodo classico di lambrusco di Sorbara che ha saputo sapientemente combinare l’eleganza dei sentori fruttati delle uve alla raffinatezza dalla permanenza sui lieviti, donando un sorso pieno e morbido accompagnato da una leggera vena tannica.
Stando, dunque, a questa piccola classifica, del tutto personale e che non vuole avere assolutamente velleità statistiche, direi che il miglior abbinamento con i salumi proposti sia stato, senza nessuna sorpresa per il mio gusto personale, il lambrusco di Sorbara, quell’elegante vino rosso che cammina in tacchi a spillo!
In conclusione, non posso non parlare della vera particolarità della serata: il Calosso 2015 Alectoris Rufa dell’azienda Cagnotto Marcello di Calosso. Vinificato da uve di un rarissimo vitigno piemontese, scampato sul finire dell’Ottocento all’invasione distruttiva della Fillossera, il Gamba di Pernice o Gamba Rossa, deve il suo nome alla colorazione rossastra del raspo che richiama il colore delle zampe dell’omonimo uccello. Il vino degustato, mostra un colore rosso rubino scuro, preludio del suo complesso gusto-olfattivo: naso vegetale che, stimolato da un riferimento erbaceo non invasivo, sostiene una decisa vena acida arricchita da note di marasca. Profondità e finale speziato hanno garantito la lunghezza gustativa.
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