Per un produttore è l’antico dilemma del meglio un uovo oggi o una gallina domani. Che tu sia piccolo o grande non importa: prima o poi dovrai giungere di fronte al dubbio chiave dell’attività di impresa, quando le chiacchiere si fermano e subentrano i fatti. La famiglia Farchioni non è stata esente da tale processo di autocoscienza. L’esperienza pluriennale nel settore dell’olivicoltura non basta quando hai di fronte la tremenda e bellissima pianta infestante che delizia il nostro palato con il suo umor idroalcolico.
Giampaolo Farchioni ha le idee ben chiare a tal proposito: “bisogna partire da un incoming che possa accontentare una buona fetta di mercato e su quello lavorare. Le aziende vitivinicole devono rappresentare, anzitutto, una opportunità per il canale della ristorazione. Bisogna creare un vero percorso degustativo, dove l’avventore possa apprendere e godere delle numerose eccellenze enogastronomiche che l’Italia sa offrire. L’esempio che seguiamo con attenzione è quello positivo delle Cooperative Sociali altoatesine, che sanno coniugare esigenze produttive alla creazione di cru memorabili e quotati in capo alla critica internazionale”.
Partendo da questi presupposti è ora comprensibile l’ascesa qualitativa dei vini di Terre de la Custodia, che produce oltre due milioni di bottiglie con le uve provenienti dai suoi 160 ettari di proprietà. Una distesa di vigne che si spiega su tre macroaree dalla Località Palombara del comune di Gualdo Cattaneo fino a comprendere appezzamenti in tutto l’areale storico del Sagrantino di Montefalco. Non male per ciò che era agli albori, sul finire del 1700, una semplice terra di molenda che produceva farine ed olio di oliva.
La voglia di mettersi in gioco e di azzardare la si vede nell’acquisto di Torrececcona, storico podere sui Colli Martani ove la precedente proprietà aveva impianto dei cloni di Merlot provenienti direttamente da Pomerol. La visione futurista l’aveva avuta per primo Pompeo Farchioni ancora nel lontano 1997 ed oggi possiamo finalmente apprezzare quel sogno chiamato “Vigna San Martino” che racconteremo nello spazio dedicato alla degustazione vini. Tecnologie moderne, la consulenza enologica di Riccardo Cotarella, una organizzata ed affiatata struttura aziendale; non sembra di parlare di una cantina relativamente giovane, sorta da poco più che un ventennio e già ai vertici dell’Umbria!
Partendo dalla scelta delle uve da destinare alle diverse tipologie, un selezionatore ottico riesce a separarle per grado babo (ovvero il loro contenuto zuccherino) e diametro. Delicate estrazioni evitano eccessi aromatici e antocianici. Una attenzione alle botti di rovere per l’affinamento dei grandi rossi che prevede affumicatura delle doghe con vapore, riduce al minimo il rilascio di note invadenti boisé all’interno del fermentato.
Il cappello introduttivo non ci esime dall’assaggio dei prodotti, per verificare la bontà di quanto detto sinora. Nella vasta gamma offerta nata con lo scopo precipuo di poter soddisfare ogni domanda del mercato, abbiamo individuato alcune etichette davvero superbe per classe ed eleganza e sulle quali possiamo preconizzare un lungo e radioso futuro.
Gladius millesimo 2015
Sono rari i casi di metodo classico da poter ricordare e consigliare nelle ricorrenze che meritano. Questo è uno di quelli che non vuole scimmiottare territori o sentori a lui non appartenenti, né utilizzare necessariamente uve destinate ad altri vini solo per poterlo rendere riconoscibile al consumatore finale. La succosità unita ad una bollicina fine ed elegante ed una beva strepitosa lo rendono il compagno perfetto per qualsiasi occasione.
“Rubium”2015 Montefalco Rosso Riserva
Se nella 2014 ritroviamo le movenze da grandi valzer viennesi lenti e composti, per le sue fragranze floreali di viola mammola e cassis, la 2015 si presenta come un vino rock sulla scia delle musiche del grande Elvis. Frutto denso e scuro di mora di rovo e finale di pepe bianco e tabacco kentucky. In mezzo tanta arancia sanguinella, marmellata di visciole e salinità appagante.
“Exubera”2016 Montefalco Sagrantino Docg
Dalla prima annata targata 2003 ha visto un netto cambiamento. Abbandonate le estrazioni pompose e qualche nota legnosa troppo austera, ciò che assaggiamo oggi è invece un prodotto relativamente pronto, parlando pur sempre di un Sagrantino. Attacco imperioso di macchia mediterranea che prosegue su ciliege ed amarene mature per chiosare verso l’immancabile liquirizia tipica del varietale. Sorso pieno e persistente, rispecchia la straordinaria ed ubiquitaria 2016.
“Vigna San Martino”2016 Colli Martani Merlot Riserva
Dopo il racconto della storia di questo nuovo nato di casa Farchioni, non esitiamo a catalogarlo immediatamente tra le sublimi espressioni dei Merlot italiani. Curato con amore totale in un ettaro di vigna per meno di 2000 bottiglie è una chicca: raccolte delle uve in 3 passaggi, nessun accenno di surmaturazione e prevalenza di sensazioni rosse anziché violacee.
Dal lampone ai petali di rosa rossa il passo è brevissimo. Colpisce al bersaglio per una mineralità che ritorna al gusto come un ritmo ossessivo a cui non si può far altro che arrendersi.
E se Terre de La Custodia avesse trovato, alla fine, la sua gallina dalle uova d’oro?
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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