Quando si parla di Merano Wine Festival capita di incontrare momenti unici nella vita da degustatore. Capita, ad esempio, di conoscere Alessandro Olocco, uno dei protagonisti della cantina Palladino di Serralunga d’Alba che dal 1974 produce piccoli capolavori dalla varietà regina del Piemonte: il Nebbiolo. Ornato, Parafada e San Bernardo sono solo alcuni dei cru memorabili nell’immaginario collettivo degli appassionati di Barolo.
Colline morbide e sinuose indescrivibili neppure dalle migliori composizioni poetiche; lo spettacolo di natura che si ha alla vista dei vigneti, ordinati come un piccolo esercito del tutto non belligerante, lascerebbe basito chiunque. Oggi parliamo dell’austero cru San Bernardo, con terreni misti tra calcare ed argille ed esposizioni fresche a Sud-Est, emblema di uno stile che potremmo definire il perfetto compromesso tra la visione da ancien régime e quella moderna post rivoluzionaria. Lo faremo con quattro annate molto differenti, sia in termini di quantità che di qualità, ed a ciascuna assegneremo una frase ad hoc che stuzzichi il desiderio di approcciarsi ad un vino unico e senza età.
Barolo Riserva San Bernardo 2016 – partiamo proprio da un’anteprima in uscita agli inizi del 2023, oltre i normali canoni di attesa. Nonostante la gioventù promette già di essere fenomenale con gli attacchi agrumati dai riverberi salini e speziati. I Palladino si sono permessi qualche esemplare in più, data la generosità della vendemmia, arrivando comunque al magro bottino di appena 5000 bottiglie da porre in commercio. Numeri da collezionisti per un enfant prodige.
Barolo Riserva San Bernardo 2015 – maturità del frutto da una stagione estiva calda più simile ad un termosifone sempre acceso e dotato di ventole. Il calore si sente di primo impatto, ma poi il tannino scalpita robusto e tagliente. La legge del contrappasso del Barolo: potenza spesso significa verticalità – finezza, invece, appagamento ed avvolgenza. Un terzo delle bottiglie prodotte rispetto alla ’16 per questo autentico cavallo di razza.
Barolo Riserva San Bernardo 2013 – è proprio lui! Niente da dire, sua maestà Nebbiolo (sottovarietà Lampia e Michet) si presenta con tanto di mantello e corona. Indelebile nella mente di chi scrive per tannini setosi a dir poco squisiti. Nuance di rose rosse, erbe mediterranee, sottobosco, arancia sanguinella e pepe verde in grani. Completo, complesso, corposo. Il succo stesso della vita.
Barolo Riserva San Bernardo 2012 – bacchettarlo sarebbe come negare che il vino sia uno specchio riflesso del tempo. Climatico o semplicemente tempo vissuto non ha alcuna importanza, qui le note fungine al limite del cherosene esprimono un’evoluzione ormai completa. Ogni esistenza sulla Terra ha un inizio ed una fine, ma siamo davvero sicuri che non saprà sorprenderci con un colpo di reni degno di un canto del cigno?