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MAREMMA – VINI CHE NASCONO DAL TUFO: IL CILIEGIOLO E I BIANCHI DI SASSOTONDO

Sassotondo è il sogno realizzato di un cameraman romano, Edoardo Ventimiglia, e di un’agronoma trentina, Carla Benini, in un angolo meraviglioso e semi-nascosto della bassa Maremma, a metà strada tra le due cittadine incantate di Pitigliano e di Sovana, dove il tufo di origine vulcanica regala suggestivi scorci dalle forme più strane e disparate, intrecciando il suo tono ocra con i tanti colori di una vegetazione selvaggia e apparentemente indomabile.

Il suolo vulcanico è anche una delle chiavi di volta per interpretare i loro vini, figli di una tradizione svilita e svenduta per anni, come è successo per il Bianco di Pitigliano (stessa sorte dell’Orvieto e del Frascati). Figli anche, però, di una scelta intransigente e difficile da affrontare trent’anni fa, come fu quella di puntare tutto su un vitigno misconosciuto e utilizzato di solito come taglio: il Ciliegiolo. Oggi Sassotondo propone ben tre versioni di Ciliegiolo, oltre a due bianchi macerati e all’omaggio alla storia del territorio con l’Isolina, impeccabile Bianco di Pitigliano.

L’avventura vitivinicola di Edoardo e Carla parte nel 1990, quando acquisiscono un’azienda con un ettaro di vigneto, una casa diroccata, 72 ettari quasi abbandonati con ulivi, seminativi, pascoli e bosco: c’è tanto lavoro da fare. Dopo due anni viene impiantata la vigna che dà il vino di punta, il Ciliegiolo San Lorenzo; le prime etichette sono datate 1997; si passa rapidamente dal regime biologico (dal 1994) a quello biodinamico (nel 2007), ma senza derive “misticheggianti”, con un approccio molto razionale. “La coltivazione biologica è passiva – spiega Carla – si tratta di non usare prodotti di sintesi. La biodinamica è il passo successivo, ovvero instaurare un rapporto rispettoso ma attivo con le coltivazioni, stimolandone le energie. Questa è la biodinamica che apprezzo e cerco di mettere in opera, dandomi finora un soddisfacente riscontro in vigna”.

Oggi gli ettari sono dodici e vanno a comporre un’ampia gamma di vini (50-60 mila bottiglie in tutto), che prima della commercializzazione riposano e affinano in una suggestiva cantina scavata direttamente nel tufo, con un’abbondante percentuale di umidità e una temperatura costante tutto l’anno. La vendemmia e la selezione degli acini sono completamente manuali, le fermentazioni partono da lieviti indigeni.

Ho provato per voi le sei principali etichette di Sassotondo e queste sono le mie impressioni.

 

Isolina Bianco di Pitigliano Superiore Doc 2018 (Trebbiano 70%, Sauvignon 20%, Greco 10%). Uve vinificate separatamente. Macerazione con le bucce di circa 12/24 ore. Il mosto fermenta in acciaio a bassa temperatura per circa un mese. Al termine, il vino viene lasciato sui lieviti per altri due mesi e quindi assemblato. Naso piuttosto dolce, miele, cera d’api, bonbon, menta, frutta bianca matura, con suggestioni minerali (gomma pane) e lievi sfumature agrumate. Bocca sciolta, flessuosa, ottima maturità di frutto, acidità non eccessiva ma abbastanza bilanciata, orzo e pesca in chiusura. Un buon bianco dell’Italia centrale, pieno di sapore e dall’articolazione convincente. Notevole la pimpante coda amaricante.

Numero Sei Toscana Igt 2017 (Greco 50%, Sauvignon 50%). Da impianti di 25 anni. Fermentazione separata: per il Sauvignon in tini d’acciaio e breve macerazione; per il Greco con prolungata permanenza sulle bucce e sosta in barrique. Il vino matura per 12 mesi in barrique di secondo passaggio, poi un altro anno in vetro. Malolattica svolta parzialmente. Profumi sottili, floreali (camomilla), cedro, un che di balsamico e speziato, minerale (brace spenta). Sorso molto deciso, di spiccata acidità, macerazione ben gestita (i tannini non si sentono), è complesso e sapido. Buona freschezza e persistenza giocata sulla frutta matura (agrumi e susine). Bel vino, strutturato e gastronomico. Le caratteristiche dei due vitigni, l’erbaceo del Sauvignon, l’acidità e i tannini del Greco, sono ben mimetizzati e integrati, grazie forse al lavoro sulle bucce e al suolo vulcanico.


Numero Dieci Toscana Igt 2017 (Greco 100%). Un orange wine, vinificato con macerazione sulle bucce per 7-9 mesi e maturazione in barrique usate per 2 anni. Odora di tè al limone, cannella, miele, albicocca, zabaione; netta l’impronta minerale-sulfurea. Al palato ha tannicità spinta, alla cieca può essere scambiato per un rosso, ma energia e sapore sono travolgenti, la beva è quasi irresistibile (soprattutto dopo aver fatto respirare il calice per qualche minuto, e la bottiglia per qualche ora). Grande chiusura di agrumi canditi e pesca, col sale a bilanciare ottimamente il tutto. Forse più impegnativo del precedente, ne ricalca i tratti abbastanza fedelmente, a un volume più alto. Non per tutti.

Ciliegiolo Maremma Toscana Doc 2018 (Ciliegiolo 100%). Ottenuto da impianti di 20-40 anni, fermenta e matura in acciaio. Naso gentile, gesso, fiori bianchi, frutta secca, more e ciliegie, sottobosco, pepe verde; bocca di struttura, tannini mordenti, buona sapidità, dalla beva ancora un po’ ostica e severa. Si scioglie al riassaggio il giorno dopo la stappatura, guadagna nella definizione del frutto e nella scorrevolezza. Buon finale di agrumi amari, frutta gialla e mirtilli. Vino semplice, sincero, un po’ rustico ma molto fragrante.

Poggio Pinzo Ciliegiolo Maremma Toscana Doc 2017 (Ciliegiolo 100%). È il primo risultato del nuovo processo di zonazione avviato dall’azienda, alla sua seconda uscita. Fermenta e si affina con le bucce in un’anfora di terracotta dell’Impruneta per un anno, poi fa un altro anno in bottiglia. È un vino dialettico, mi pone davanti a un dilemma su cui rifletto già da un po’ di tempo. Spesso noi degustatori più o meno seriali ci troviamo al cospetto di vini appena stappati, o che comunque anche dopo poche ore non hanno ancora trovato il giusto assetto. Stavolta, più di altre, sono rimasto sorpreso per come questo esemplare si sia trasformato all’assaggio dopo mezza giornata di ossigenazione, diventando migliore, più espressivo, più equilibrato. Affumicato ed etereo all’olfatto, con frutta sotto spirito, cenere spenta, spezie orientali, pepe nero, erbe aromatiche (alloro). Sorso pungente, è ampio e progressivo, manca un po’ di freschezza in un finale leggermente caldo e di ciliegia matura. Dà l’impressione di non avere sufficiente struttura e acidità per reggere la rilevante dote alcolica (15%). Dopo 12 ore, come accennavo, cambia parecchio: recupera fragranza, i profumi virano verso note balsamiche e silvestri, anche in bocca è più teso, armonico e succoso, ora l’alcol si integra alla perfezione, l’allungo sapido è notevole. Un’esperienza che mi incuriosisce e conquista.

San Lorenzo Ciliegiolo Maremma Toscana Doc 2015 (Ciliegiolo 100%). Qui entrano in gioco anche gli impianti più vecchi, che ormai superano i 50 anni. Fermentazione e macerazione per 15-20 giorni. Il vino matura per 18-30 mesi in botti di rovere di Slavonia da 10 ettolitri ed è messo in commercio dopo 12 mesi di affinamento in bottiglia. Mora nettissima al naso, un sottofondo balsamico, ematico, quasi rugginoso, leggermente pepato e inchiostrato, chiodi di garofano, più tardi emergono le erbe aromatiche (alloro e rosmarino). Ingresso pieno al palato, avvolgente, bella estrazione, tannini fitti ma ben articolati, energico, gustoso, più rotondo che teso, bel finale dolce di frutti di bosco maturi, acidità discreta, un po’ di calore tipico dell’annata (e della zona). Forse gli manca il cambio di passo.

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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