Esistono territori vitivinicoli le cui potenzialità espressive ed identitarie sono ancora, forse, tutte da scoprire. Territori intrisi di storia enologica che racchiudono, come uno scrigno, le potenzialità di un vitigno che si presenta «difficile» da gestire ma emozionante nel calice come solo i grandi vini sanno fare.
L’Oltrepò Pavese è una terra enologicamente vocata fin dall’antichità, grazie al clima mite e temperato, una caratteristica che lo assimila ad altri grandi «territori di vino». L’Oltrepò, infatti, è attraversato dal 45° parallelo – il cosiddetto «parallelo del vino» – proprio come il Piemonte, la zona di Bordeaux e l’Oregon.
L’Oltrepò e il Pinot Nero, quindi, rappresentano un legame inscindibile che affonda le radici in un lontano passato. Un vitigno sfidante, caparbio, poliedrico e faticoso da gestire i cui genotipi originari erano, infatti, già coltivati in questo areale dai Romani che, probabilmente, li prelevarono dal sud della Francia.
Fu solo dopo l’avvento della fillossera che furono selezionate le attuali varietà in tale triangolo di Lombardia, allo scopo di ricercare quell’espressività raramente raggiungibile altrove e che ai nostri giorni i viticoltori perseguono sempre di più in maniera incisiva, attraverso la spumantizzazione con la DOCG (Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico) anche in versione Cruasé (Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Rosé) e con la vinificazione in rosso con la DOC (Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese).
La grande diffusione in questa porzione di territorio del Pinot Nero può essere sicuramente imputabile all’enorme lavoro intrapreso dall’allora ministro Agostino Depretis il quale, per primo, intuì il potenziale di tale vitigno impiantato in alta collina e che diede il via alla sua introduzione nella zona. Il progetto di Depretis fu così incisivo da incuriosire gli spumantisti piemontesi i quali videro in questa terra un ricco e importante serbatoio per le loro aziende.
Oggi, dei 13.500 ettari totali vitati, sono più di 3.000 quelli dedicati a Pinot Nero. Numeri di grande rilievo e significato che fanno dell’Oltrepò Pavese la terza zona al mondo per questa «capricciosa» varietà, dopo Borgogna e Champagne.
Biodiversità, attenzione ai vigneti e sostenibilità sono alcune delle caratteristiche che muovono i produttori ad allevare un vitigno che in tale luogo si esprime con una doppia anima: quella, per l’appunto, della raffinata bollicina Metodo Classico e quella intrigante della vinificazione in rosso.
Nella splendida cornice dell’hotel Rome Cavalieri Waldorf Astoria, ci siamo immersi in un vero e proprio focus sul Pinot Nero vinificato in rosso di questo areale, degustando 6 etichette selezionate dal Direttore del Consorzio Tutela Vini dell’Oltrepò Pavese, Carlo Veronese, capaci di evidenziare vini di spiccata piacevolezza, mai uno uguale all’altro, anche in considerazione della diversa interpretazione stilistica che varia a seconda della zona di produzione.
Tuttavia, c’è sicuramente un trait d’union tra i nostri assaggi e, precisamente, perfetta maturazione fenolica, acidità spiccate ed equilibrio alcolico, accompagnati da una appagante verve minerale.
Queste le nostre impressioni gustative.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Tiamat 2021 – Cordero San Giorgio
Solo acciaio per questa interpretazione intrigante e snella che fa della bevibilità la sua principale caratteristica. More, lamponi cedono il passo dopo qualche istante a note speziate e rimandi minerali. In bocca è energico, saporito e succoso con tannini setosi ben in evidenza. Buona la progressione gustativa, chiude con richiami a note agrumate.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Alené 2020 – Lefiole
Accenni floreali (rosa), ciliegia croccante, rosmarino e spezie dolci anticipano un sorso che mostra più concentrazione, struttura e profondità rispetto al precedente, connotato da vivace freschezza e piacevole percezione sapida. Solo acciaio.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Mornico Parcella 4 Riserva 2019 – Ca’ di Frara
Ottenuto da uve provenienti da una singola vigna allevate su terreni calcarei, gessosi argillosi ad un’altitudine tra i 190- 220 metri, si mostra al naso in un tripudio di profumi. Frutta matura, spezie dolci, note tostate, intense percezioni balsamiche fanno da preludio ad un assaggio di spiccata eleganza, equilibrato profondo e complesso con una lunga progressione fresco sapida in una cornice tannica di pregevole fattura. Lunga la persistenza nel finale. Chiude su note mentolate. 12 mesi in barrique.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Umore Nero 2018 – Castello di Luzzano
Prugna, frutta matura in confettura, china e amarena caratterizzano l’assaggio di questo vino dall’etichetta dallo stile fumettistico, per un Pinot Nero un pò «fuori dagli schemi». Concentrato, morbido e pieno all’assaggio mantiene agilità grazie ad un’incisiva freschezza che lo rende disinvolto, agile, senza rinunciare alla piacevolezza del sorso. Solo acciaio.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Costarsa Riserva 2017 – Montelio
Naso incentrato su nuances di erbe aromatiche, frutta matura, china, mentolo e spezie scure. L’assaggio è pieno, equilibrato caldo e morbido, decisamente marcato da una appagante freschezza e sapidità e da una trama tannica vellutata. Chiude su ritorni balsamici. Vinificato in cemento, affina in barrique nuove e di differenti passaggi per circa 16 mesi.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Nüval 2016 – Bertè & Cordini
Ottenuto da uve allevate su terreno marno-limoso con elevata presenza di calcare, affina 12 mesi in botti di rovere ed in anfore di ceramica. Note floreali, frutta croccante, incisiva speziatura ed accenni balsamici precedono un sorso connotato da un leggero pétillant, verosimilmente dovuto ad un piccolo residuo, che si palesa avvolgente, pieno, caldo, con decisa freschezza e tannini vibranti. Piacevole il finale su ritorni fruttati.
“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.
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