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LIGURIA – I Cinquanta anni della Doc Rossese di Dolceacqua

I luoghi cantati da Francesco Biamonti, dove sono ambientate le storie dei passeurs, dei clandestini e dell’essenza della vita dei popoli che vivono affacciati sul mediterraneo , si animeranno dal 22 al 24 luglio per i festeggiamenti dei cinquanta anni della Doc Rossese di Dolceacqua, o più semplicemente Dolceacqua, prima doc ligure istituita nel 1972.


Sono infatti previsti a Soldano, San Biagio della Cima e Dolceacqua visite guidate e degustazioni con bus navetta, attraverso la Val Verbone e la Val Nervia, spettacoli teatrali e il 24 luglio in piazza Mauro a Dolceacqua, la festa finale con stand dei produttori, punti ristoro, intrattenimento musicale.
Festeggiamenti più che dovuti per questa denominazione che propone uno dei vini rossi più eleganti e interessanti d’Italia: il Rossese.


Un vitigno che pare sia arrivato dalla Grecia approdando con i coloni a Marsiglia e che abbia trovato dimora in Provenza, riconosciuto con il nome di Tibouren. Migrato appena oltre in confine, ha trovato sui pendii dell’appennino ligure dell’estremo Ponente un microclima ideale e suoli eterogenei che, insieme al lavoro dei vignaioli, riescono a fargli esprimere qualità e unicità.
Il grappolo ha una forma conica, l’acino di media grandezza di colore bluastro e buccia mediamente pruinosa; data la scarsa dotazione di antociani i vini hanno colore rosso rubino trasparente che evolve velocemente verso il granato, in una sfumatura apprezzabile quando si ammira il liquido verso le pareti del bicchiere. Giunge a maturazione verso la metà di ottobre.
I suoli sui quali cresce il vitigno si possono distinguere in tre principali tipologie:
• Lo sgrutto (voce dialettale) o flysch di Ventimiglia, composto di marne arenarie scistose di origine marina
• i Conglomerati del Monte Villa sono invece ciottoli arrotondati e argille, cementate da una matrice sabbiosa marnosa.
• le Argille di Ortovero o marne azzurre, composte da depositi sabbioso argillosi di origine marina, ricche di fossili marini.

Le fonti storiche ci riportano che il Rossese fu scelto dal coppiere di papa Paolo III Farnese e da Napoleone Bonaparte, che lo volle come “genere di conforto” durante la sua campagna in Italia. La produzione di qualità del Rossese iniziò negli anni Settanta, quando un gruppo di vignaioli pionieri tra cui ricordiamo Giobatta Mandino Cane, Mario Maccario, Nino Perrino, Claudio Rondelli, Arnaldo Biamonti, Rodolfo Biamonti, Enzo Guglielmi, Renato Malberti decisero di ridurre le rese in vigna e di prestare attenzione massima in cantina ai travasi necessari per mantenere l’eleganza nei profumi del vino.
Il percorso del riconoscimento della tipicità e peculiarità dei vini, che si ottengono da uve coltivate nei vigneti allocati sulle pendici collinari fino a una altitudine di 500 metri, ha fatto sì che venissero identificate le Nomeranze (o menzioni geografiche aggiuntive) grazie al lavoro certosino di Filippo Rondelli e Alessandro Giacobbe di ricerca nelle mappe catastali, nella toponomastica, nei registri comunali: per ora sono 33 e tra le più famose abbiamo Arcagna, Beragna, Luvaira, Curli, Posau’, Tramontina, Settecammini, Pini, Morghe, Brae, Migliarina, Aurin.
Ai primi di giugno , l’Associazione Ampelos ha proposto una degustazione live con ben 16 campioni di Dolceacqua di annate diverse, gentilmente donate dai produttori per tale scopo: un viaggio attraverso l’espressività di questo vitigno e la mano felice di chi lo interpreta.

Dolceacqua Doc Beragna 2021 – Ka’ Mancine.

Maurizio Anfosso propone una vibrante e croccante versione in accaio, in cui si esaltano i sentori di piccoli frutti rossi, rosa canina e la speziatura di pepe bianco, tipica del vitigno. Un assaggio che ha stupito per l’integrità del frutto e la piacevolezza di beva.

Dolceacqua Doc 2021 – Tenuta Ascari.

Azienda giovane, nata nel 2010 dall’impegno dei due fratelli Ascari: Il nuovo vigneto è stato creato in zona Colmo ed è circondato dal bosco. Al naso, mora, pepe bianco, e refoli balsamici. Vino equilibrato, con tannino setoso.

Dolceacqua Doc 2021 – Foresti.

Azienda nata nel 1973 dal papà di Marco: il vino regala un ventaglio olfattivo che riporta al lampone e al ribes, una trama tannica vivace e un finale piacevolmente amaricante.

Dolceacqua doc 2021 Tramontina – Du Nemu.

Luca Dall’Orto vanta una tradizione iniziata nel 1857 dai bisnonni Giobatta e Stanislao; il vino in assaggio è ottenuto dalle uve che provengono da una nomeranza che sicuramente fu abitata in epoca preromana. Ciliegia, melograno, note floreali, avvolgente in bocca, buona persistenza e chiusura su note fruttate e di pepe bianco.

Dolceacqua Doc 2021 – Gajaudo.

Siamo a Isolabona e a condurre l’azienda ci sono Fulvio e Giulio. Propongono un progetto molto interessante,“adotta un filare”, che consente di assicurarsi il vino proveniente da una precisa nomeranza, sostenendo le spesa per la cura di un filare. Gradevole riscontro di profumi di viola, ribes, ciliegia e elicriso, in bocca si apprezza un tannino perfettamente integrato.

Dolceacqua doc 2020 –  Poggi Dell’Elmo.

Giovanni Guglielmi ha dedicato l’azienda nata nel 2000 al padre Elmo- il vino è ottenuto dalle piante giovani condotte ad alberello di Poggio Pini, caratterizzato da ripide pendenze che rendono eroica la coltivazione: al naso mora, viola, ribes corbezzolo, pepe nero e grande piacevolezza di beva.
Dolceacqua Superiore Doc Barbadirame– Cooperativa Maixei.

Grazie all’enologo Fabio Corradi , le uve dei soci conferitori vanno a comporre vini di struttura e personalità: questo vino dedicato al pittore di Dolceacqua Mario Raimondo , soprannominato Barbadirame , fermenta in acciaio e affina in tonneau. Ampio corredo olfattivo che include la frutta rossa, il floreale, una speziatura dolce , non invasiva. Buona la struttura e la persistenza.

Dolceacqua Superiore Doc 2020 – Mauro Zino.

Ormai giunta alla quinta generazione, questa storica cantina riporta in etichetta il castello dei Doria e il ponte medievale. Le uve provengono dalla nomeranza Peverelli e vengono vinificate in acciaio: naso succoso, ciliegia, rosa, macchia mediterranea e un tannino perfettamente integrato.

Dolceacqua Doc 2019 E Prie – Lorenzo Anfosso.

Figlio di Alessandro, ha deciso di mettersi in proprio e vinifica le uve provenienti da Fulavin e Pini, utilizzando il grappolo intero. Naso intrigante, con sbuffi di arbusti, frutta rossa, pepe, scalpitante in bocca e integra perfettamente tannino, alcol e freschezza.

Dolceacqua Doc 2019 TerraBianca– azienda Terre Bianche Condotta da Filippo Rondelli e Franco Laconi.

Azienda fondata nel 1870, che possiede le vigne in due prestigiose nomeranze Arcagna e Terra Bianca, ricca di argille di Ortovero. Il calice invita a continue olfazioni per decifrare la varietà dei frutti che caratterizzano il bouquet. Un vino leggiadro, cesellato come il suo tannino, ad arte.

Dolceacqua superiore Doc 2019 – Altavia.

Azienda amministrata da Chiara Formentini, prende il nome dal fatto che le vigne sono posizionate in altitudine, dove passa l’altavia dei Monti Liguri. L’enologo è Federico Curtaz e le uve provengono dalla nomeranza Arcagna. Si apprezzano note erbacee, di pot-pourri, macchia mediterranea e frutta rossa. Grande equilibrio, tannino levigato.

Dolceacqua superiore 2019 – Azienda Agricola Caldi.

Azienda nata nel 1973 ora presa in mano da Fabiana Caldi e da suo marito. Le uve provengono dalla nomeranza Casigliano: frutta sotto spirito, rosa essiccata, mora, di buona complessità olfattiva a cui si aggiunge una speziatura garbata. Pulizia ed eleganza anche nel sorso, che presenta un tannino che marca il vino, gradevole la persistenza.

Dolceacqua superiore Doc 2019 Fulavin – Tenuta Anfosso.

Alessandro Anfosso e la moglie Marisa Pierotti hanno ripreso nel 2002 la vocazione della famiglia alla viticoltura: il bisnonno Giacomo nel 1888 reimpiantò il vigneto Poggio Pini a Soldano. La scelta in vinificazione è di usare una quota di grappoli interi, la cui percentuale varia dal 50 al 60% a secondo dell’annata. Il cru Fulavin è espresso in questo vino, che dimostra grande struttura e persistenza gusto olfattiva: un tannino presente e disciplinato e chiusura su note sapide.

Dolceacqua Doc 2018 – Nino Perrino Testalonga.

Uno dei pionieri della rinascita del Rossese è ora affiancato dalla nipote Erica. Una etichetta che rimane impressa, che fa pensare alla rusticità: piuttosto- la spontaneità -quella dei vini, grazie all’utilizzo in vinificazione dei lieviti indigeni e di contenitori di legno esausti, del fatto che la temperatura non venga controllata. Colpiscono i sentori di ciliegia, di oliva, di mirra di pepe. In bocca è prestante, finemente articolato nelle diverse componenti.

Dolceacqua sup Doc 2016 Posau’ – Maccario Dringemberg.

I vini di Giovanna, la “ signora del Rossese”, non sono mai banali e sono caratterizzati da personalità ed eleganza. Posau’ è occupato da uno splendido vigneto ad anfiteatro che sale verso l’alto, fino a circa 400 metri slm , grazie ai terrazzamenti, costruiti con pietre ricche di calcite. Le viti sono condotte ad alberello e naturalmente il lavoro è solo manuale; il vino è stato decantato perché non filtrato, prima dell’inizio della degustazione. Visciola, mora, tè nero, rabarbaro, anice stellato, pepe violetta essiccata; al palato regala emozioni, grazie alla freschezza e alla caratteristica serica del tannino. Finale lungo e persistente.

Dolceacqua Doc 2015 Migliarina – Roberto Rondelli.

Il sogno di recuperare le vigne del nonno e diventare viticoltore si è avverato: Roberto lavora sia in vigna che in cantina manualmente,  I suoi vini fermentano in acciaio e affinano in legno e vengono immessi sul mercato dopo 24 mesi di bottiglia. Vino che dimostra un buon potenziale di invecchiamento del rossese, ora al suo apice: ventaglio olfattivo che ricorda note boschive, frutta nera e rossa, chiodi di garofano. Intenso e persistente, chiude con scia sapida.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da venerdì 22 a domenica 24 luglio una serie di eventi coinvolgeranno i tre comuni di Dolceacqua, Soldano
e San Biagio della Cima per celebrare i 50 anni della DOC del Rossese di Dolceacqua, prima DOC della
Liguria.
Si inizierà il venerdì nel tardo pomeriggio con “Vigne Aperte sulla Val Verbone” in compagnia dei produttori
alla scoperta dei luoghi e delle differenze indicate dalle “nomeranze” che entreranno nel disciplinare, al termine
è prevista una degustazione, l’evento si replicherà il sabato con “Vigne Aperte sulla Val Nervia” con le stesse
modalità.
Nella mattinata di sabato il Rossese raccontato negli scritti di Francesco Biamonti in collaborazione con
l’associazione “Amici di Francesco Biamonti” presso il “U Bastu” con aperitivo finale.
In serata presso il Castello di Dolceacqua spettacolo teatrale “Io sono il mio lavoro” di e con Pino Petruzzelli.
Nel pomeriggio di domenica gran finale in Piazza Mauro a Dolceacqua festa con i produttori per una
degustazione collettiva, previsti punti di assaggio di prodotti tipici, animazione con “Attenti a quei DOP”, ospiti
e … seguici sui nostri social per gli aggiornamenti, orari e prenotazioni.

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Medico Psichiatra, stregata da Dioniso, divento sommelier nel 2013, Degustatore Ufficiale nel 2014 e Miglior sommelier della Liguria 2019. Nel 2016 nasce il mio blog wineloversitaly e dal 2018 sono molto attiva sui Social con il profilo @wineloversitaly. Nel 2021 sono la vincitrice del sondaggio proposto da The Fork nella categoria Wine Influencer. Ideatrice e Curatrice della prima guida Social " I vini del cuore" che uscirà a fine 2021. Collaboro come Social media coach con aziende e partners del mondo del vino. Non smetto mai di studiare: ho superato il Wset level 3 con il massimo dei voti. Comunicare il vino con passione e rispetto è il mio desiderio e il mio impegno.

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