È uno dei rari casi in cui, letteralmente, si può parlare di “azienda storica” senza timore di incappare nel solito luogo comune. Alla Badia a Coltibuono si fa vino da più di novecento anni. Cominciarono a produrlo, in questo sito appartato tra Gaiole e Monti in Chianti, i monaci benedettini di Vallombrosa. In anni più recenti, a metà Ottocento, l’Abbazia e la sua grande tenuta furono rilevate da un banchiere, antenato degli attuali proprietari, la famiglia Stucchi Prinetti. Fu il padre di Emanuela e Roberto, che oggi guidano l’azienda, a intuire (in un periodo difficile per il Chianti Classico, negli anni Cinquanta del Novecento), il potenziale qualitativo di quei vini, decidendo di imbottigliarli e iniziando a farli conoscere in tutto il mondo.
“I nostri vigneti – spiega Roberto Stucchi Prinetti – si trovano per la stragrande maggioranza a Monti, a parte un piccolo appezzamento in Castelnuovo Berardenga. Il Sangiovese deriva in gran parte da una selezione massale avvenuta in azienda alla fine degli anni Ottanta, partendo da 600 viti madre. Fin da allora si decise di mantenere nel lavoro di reimpianto i vitigni classici della zona oltre al Sangiovese”, cioè Colorino, Canaiolo e Ciliegiolo, che completano l’uvaggio del Chianti Classico nella misura del 10%. L’azienda, che oggi conta 60 ettari di vigneto, realizza circa 250 mila bottiglie l’anno da agricoltura biologica (azienda bio certificata già da venti anni).
All’ultima edizione romana di Life of Wine, organizzata da Studio Umami con la collaborazione del nostro direttore Maurizio Valeriani, Roberto ha proposto una piccola ma significativa verticale della Riserva aziendale.
La Riserva deriva da una selezione delle migliori uve, per una produzione annua di circa trentamila pezzi. La fermentazione avviene con lieviti indigeni, riattivati tramite un pied de cuve. È un vino che rispecchia abbastanza fedelmente lo stile aziendale più recente, punta soprattutto su un’agilità di beva che mette in primo piano la “nervosa acidità” del Sangiovese d’altura (siamo sui 600-700 metri s.l.m.), ma non sacrifica nulla in termini di complessità, potenza e (come vedremo tra breve) longevità.
I VINI
Chianti Classico Riserva 2015. Annata molto calda, che in Toscana ha dato spesso vini ricchi di frutta matura e sotto spirito, gustosi e piacevoli anche in gioventù. Questo esemplare non si sottrae all’assunto: naso generoso, ciliegie mature, distillato di frutta, toni balsamici e officinali (lavanda, rosmarino, liquirizia). Sorso scorrevole e succoso, dolce e di misurata tannicità, di corpo pieno, frutto carnoso e buona freschezza.
Chianti Classico Riserva 2010. Vendemmia di grande reputazione in tutta la regione, a volte perfino eccessiva. Qui dà un bicchiere dai profumi finissimi, minerali e speziati, cenni di sottobosco e terra bagnata, mirtilli e scorza d’arancia. Palato molto elegante e sapido, ricco e vivace, ottima progressione e chiusura slanciata con sentori di fragole.
Chianti Classico Riserva 2006. Altra annata molto quotata in Toscana. Olfatto invitante, amarene e macchia mediterranea, fiori secchi, tabacco, pepe. Bocca potente e tannica, misuratamente alcolica, dal frutto maturo, nitido, solare, di buona tensione, dà l’impressione di dovere ancora distendersi compiutamente. Finale di liquirizia. Per paradosso, sembra meno pronto del predecessore.
Chianti Classico Riserva 1958. Imbottigliato nel 1986 dopo 28 anni di sosta in botte di castagno, è una delle partite pregiate che Piero Stucchi Prinetti decise di tenere in cantina piuttosto che svenderle. Naso di vermut e rosolio, rabarbaro e incenso, iodio, alloro, prugne secche. Sorso leggiadro, grande bevibilità, un po’ esile ma ancora vivo in tannini e acidità, fresco e pulito. Un’autentica “chicca” di oltre sessant’anni, un privilegio poterlo assaggiare oggi.
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia