Tre giorni mi sono bastati per imparare due cose: uno, che la Calabria è una terra ricca di sorprese, di cui, turisticamente, si parla troppo poco; due, che si possono fare due milioni e mezzo di bottiglie mantenendo un’identità chiara e una visione “sana” del business.
Sto parlando dell’azienda Librandi, ovviamente, il nome con cui, specie all’estero, si identifica tutta la Calabria del vino.
Non è un deferente claim commerciale, ma accade che, in giro per il mondo, la fama dei vini di questa famiglia del sud sia paradossalmente maggiore di quella della regione dove la loro storia è iniziata. E dove oggi continua, grazie alla nuova generazione di Raffaele, Paolo, Francesco e Teresa Librandi: sono fratelli a coppie, figli rispettivamente dei due fondatori della cantina, Nicodemo – ancora energico timoniere per tutto quello che accade in vigna (un giro in jeep con lui fra i vigneti è paragonabile, per adrenalina, più o meno ad una corsa sulle montagne russe di Gardaland) – e lo scomparso Antonio.
Nel variegato mondo del vino, i Librandi mi sono sembrati un’anomalia. Hanno più di 230 ettari vitati e producono 15 tipologie di vini, per un totale di circa 2,5 milioni di bottiglie l’anno. La loro, però, può definirsi ancora una vera e propria conduzione familiare, in cui le decisioni nascono spesso in contesti informali, davanti a un buon piatto o bicchiere, dopo un semplice confronto di idee. Niente complesse teorie e procedure manageriali, ma tanto buon senso e rispetto reciproco.
Valori che sono anche alla base di un grande senso di responsabilità per il ruolo sociale ed economico che rivestono: in un territorio che non è proprio un esempio di dinamismo e opportunità, danno da vivere a più di 300 famiglie, tra dipendenti e conferitori! Persone su cui hanno anche investito professionalmente, per formarli, e che se qui perdono il lavoro, non hanno chissà quali alternative, se non quella di andar via. Ecco, allora, che una soluzione può essere quella di piantare qualche decina di ettari di oliveti, per diversificare, avviando una produzione di Olio Extra Vergine di Oliva di qualità e garantendo così una maggior continuità di lavoro.
La lavorazione, specie in vigna, è ancora molto artigianale: le uve dei 15 mila quintali in media raccolti ogni anno, sono vendemmiate per l’85-90% a mano in cassetta, con un lavoro immane da parte di squadre di decine di collaboratori. Se per la raccolta “si fa tutto come una volta”, nessuno spazio all’improvvisazione si lascia invece in cantina, con una continua tensione verso la sperimentazione: insieme all’enologo Donato Lanati, ben noto per il suo spirito scientifico e pioneristico, portano avanti centinaia di vinificazioni separate, a seconda delle uve e delle parcelle di provenienza.
Negli ultimi vent’anni, insieme al Prof. Scienza e allo stesso Lanati, hanno condotto studi approfonditi di tutti i vigneti della regione: un progetto culturale e scientifico, tra analisi di DNA, ricerche storiche, bibliografiche, ampelografiche…Tutte le uve che sembravano diverse alla vista e all’assaggio sono state catalogate e impiantate in un campo sperimentale a spirale di circa 200 varietà. Di queste, 78 sono risultate uniche, mai iscritte al Registro Nazionale, e 28 sono state catalogate come “importanti dal punto di vista enologico”. Ecco allora la rinascita di Gaglioppo, Magliocco, Pecorello, Mantonico, Toccarino, Castiglione…simboli della grande biodiversità ampelografica di questa regione e armi formidabili con cui i Librandi hanno potuto differenziarsi nella dura arena del commercio internazionale.
Nel mondo del vino, dopo la moda della Sicilia, della Puglia, della Campania, c’è oggi una sorta di aspettativa nell’aria che sia il turno della Calabria. Il contesto è positivo, c’è un bel movimento, con tante nuove aziende che stanno facendo qualità e che hanno portato curiosità e stampa. Ma hanno piccoli numeri, che sui mercati internazionali vengono polverizzati. Occorre il grande nome a far da traino, e i Librandi sono qui anche per questo. Non fanno i benefattori di professione, sia chiaro, ma hanno un senso etico del business e un amore viscerale per la propria terra che non possono essere messi in discussione.
La missione è inserire la Calabria nelle carte dei vini di tutto il mondo, “[…] perché non siamo il Piemonte o la Toscana – ricorda Paolo Librandi – un ristoratore può anche vivere senza Calabria. Diventa allora importante che assaggi e compri vino della nostra terra: e se, anche grazie a noi, tanti piccoli emergenti potranno trovare spazio sulle carte dei vini nazionali e internazionali…ben venga!”
Librandi Antonio & Nicodemo S.p.A.
S.S. 106 – C.da S. Gennaro – 88811
Cirò Marina (KR)
www.librandi.it
librandi@librandi.it
Tel.: +39 0962 31 518
P.S. – Ho aperto il pezzo accennando alla bellezza turistica della Calabria: se avete dubbi andate a visitare il tratto di costa ionica che va da Isola di capo Rizzuto a Soverato. Uno dei tratti di mare italiano più belli che abbia mai visto! Ho avuto la fortuna di stare nel fantastico Praia Art Resort, forse la miglior struttura del posto: luogo paradisiaco, con annessa la cucina stellata del ristorante Pietramare Natural Food…ogni parola è superflua!
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