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L’Etna di Andrea Franchetti: l’azienda Passopisciaro sul versante Nord del vulcano

Dopo aver visitato la Tenuta di Trinoro in Toscana ed aver conosciuto personalmente Andrea Franchetti, la voglia di scoprire l’altra azienda vinicola che lo vede impegnato non poteva che spingermi a visitare l’azienda di Passopisciaro in provincia di Catania. Ci troviamo nel versante Nord  della “muntagna”,  il nome che comunemente la gente del posto dà all’Etna. Qui tra vigneti che passano dai 500 metri di altitudine a quasi 1000 si estende l’azienda  di Andrea Franchetti in Sicilia.

Un semplice  scritto, dello stesso Andrea, ci anticipa la filosofia di questa azienda, così simile ma allo stesso tempo così diversa dalla sua sorella in Toscana.

“L’Etna sale attraverso strati di aria sempre più fredda fino a più delle Dolomiti; ogni notte quest’aria scivola lungo la polvere nera fino ai vigneti e li sottopone a uno sbalzo che prima li paralizza, poi gli fa distillare zuccheri e profumi alterati, distorti, deviati cioè da quello che verrebbe dal normale metabolismo di una pianta siciliana.

E’ un vantaggio fare il vino in questo posto che tradisce la comune meteorologia e vive racchiuso nella stranezza climatica, è un posto vergine e deserto dove regnano immagini potenti che vengono fuori da forze senza nome. Queste immagini si fanno corteggiare per anni senza lasciarsi capire del tutto, ma possono trasmettere uno stile attraverso le vinificazioni e la viticoltura, nei vini”.

 

Partendo da queste parole inizio, insieme a Fabio Cristaldi, il  viaggio tra vigne spettacolari, che ci spiegano il motivo che ha spinto questo “artista” del vino a lanciarsi nel  2000 in una sfida affascinante ma allo stesso tempo difficile e dispendiosa, sia dal punto di vista fisico che economico.

Prima di acquistare questi terreni Andrea Franchetti, un uomo con una vena artistica fuori da ogni schema che ha applicato al mondo enologico, aveva l’idea assecondare il suo spirito avventuriero e di creare qualcosa nel Sud Italia. Così partendo dalla Calabria, che non aveva generato in lui la giusta ispirazione, la ricerca si è spinta fino alla Sicilia dove le condizioni climatiche lo avevano colpito sin dal primo approccio.

Dalla chiamata del suo collaboratore più fidato Vincenzo Lo Mauro che gli comunicava che quello che cercava era presente in Sicilia a Passopisciaro sulle pendici Nord dell’Etna, alla partenza per l’isola il passo fu breve e Andrea si imbarcò dopo pochi giorni per andare a verificare se la sua nuova avventura potesse avere inizio.

Le vigne dove nasce il Franchetti

Le vigne dove nasce il Franchetti

L’arrivo in queste terre, la visita dei luoghi, la vista dei terrazzamenti in pietra lavica completamente abbandonati da più di 40 anni, il casale da ristrutturare  e tanto altro non affievolirono l’idea che il “maestro” aveva nella sua mente.  Come un grande pittore che sa andare oltre ciò che i suoi occhi vedono, immaginò nitidamente il progetto che piano prese forma nella sua mente, un’immagine che diveniva sempre più nitida man mano che attraversava queste “terre nere”,  tanto da spingerlo immediatamente ad acquistare l’azienda senza alcun indugio.

All’inizio venne ristrutturato il casale ancor oggi in continua evoluzione tanto da avere in programma la costruzione di una nuova cantina esterna a quella attuale dove mettere a dimora i vini che nasceranno in un prossimo futuro. L’anfiteatro con le terrazze che necessitavano un totale restauro vennero rimesse in pristino ricostruendo i vecchi muretti in pietra lavica che sarebbero diventate la dimora per il suo “vino”, quello a cui volle dare il suo nome “Franchetti”, un taglio bordolese da uve Petit Verdot e Cesanese.

Si avete letto bene Cesanese a cui Andrea, da buon romano, è particolarmente legato e che chiama “uva turca” perché ritiene sia stata portata da questi luoghi  nel Lazio dal  solito frate cappuccino, durante un suo pellegrinaggio e lì ha trovato il terreno adatto per esprimersi al meglio.

Ma andiamo avanti, ci muoviamo tra  le vigne di Petit Verdot, che sembrano saper assimilare tutto ciò che questo fantastico luogo con impianti intensivi, appena 90 cm tra ceppo e ceppo e di Cesanese, coltivato ad alberello basso per sfruttare appieno le sue potenzialità su questi terreni.

Un progetto a dir poco unico ed affascinante, il vero motivo che lo ha spinto in questa avventura siciliana, che in qualche modo ricalca il progetto toscano, dove dal nulla ha pian piano plasmato quello che aveva sognato.

Un lavoro certosino in vigna e in cantina, dove l’artista non tralascia nulla, dall’irrigazione di soccorso ai trattamenti quando necessari, persino alla copertura delle vigne con tendoni di plastica per non far arrivare troppa acqua nel terreno, il tutto per avere il totale controllo del processo.

Poche bottiglie prodotte, appena 1000,  per quello che il “maestro” considera il vero vino di questa azienda, non che gli altri prodotti siano inferiori anzi,  ma  giudicati non completamente propri, in quanto le viti sono da sempre presenti in questi luoghi.

Quel Nerello di antichissima vita, in alcuni casi parliamo di viti centenarie, che non possono non dare vita a grandi vini se ben condotte  anche perché ci troviamo nei terreni più vocati dell’intero territorio dell’Etna.

Ma non sono state “generate” completamente da Andrea, vengono gestite con cura, forse meglio delle altre, ma non le sente completamente sue,  perché già esistenti e già ambientate in questi luoghi. Ma come si fa ad non amarle dopo averle viste e per i risultati che ne vengono?

Completa il tutto un vitigno a bacca bianca e, udite udite, non si tratta del vitigno tipico di queste terre, il Carricante, ma di un vitigno internazionale, lo Chardonnay, che Andrea ama e ne intuisce la sua massima espressione proprio in questi luoghi, dove il terreno lavico e l’altitudine riescono a rendere unico.

Passiamo all’assaggio dei vini:

Passobianco 2016 – Chardonnay 100%,

L’unico vino bianco prodotto in azienda, scaturisce da una raccolta in diversi step in funzione della perfetta maturità dell’uva, decisa giorno per giorno da Andrea, che sceglie di volta in volta quali filari raccogliere. Profumi di fiori di zagara si intrecciano a note di frutta esotica e miele, l’ingresso in bocca è in punta di piedi per poi mettere in mostra note sapide e minerali di grande piacevolezza. Un vino di grande persistenza.

 

 

Etna Rosso Passorosso 2016 – Nerello Mascalese 100%

Il vino che si fregia della DOC Etna Rosso, proveniente dall’assemblaggio di uve da diversi vigneti aziendali è anche quello più pronto alla beva. Note fumé vanno a braccetto con sentori di amarena e chiodo di garofano, con un tannino dinamico sorretto da una bella acidità, ci accompagna a lungo una nota di rabarbaro e ciliegia.

Franchetti 2015 – 70% Petit Verdot- 30% Cesanese

Il “vino” come lo chiama Andrea, un mix di profumi invadono i nostri sensi con note di caffé, cioccolato, more e pepe nero, che anticipano ricchezza e succosità, associate ad un tannino morbido ed elegante. Un finale persistente di spezia dolce lascia nelle nostre menti un bellissimo ricordo.

Passiamo all’assaggio dei vini che ci mostrano diverse sfaccettature del Nerello Mascalese, vini che non possono fregiarsi dell’appellativo DOC in quanto alcuni vigneti non ricadono nella zona del disciplinare. Un assaggio fatto in base all’altitudine delle vigne partendo dalla più bassa e arrivando alla più alta.

Contrada C 2016 –  Chiappemacine –  altitudine 550 metri

Profumi di spezia si intrecciano a note di frutta matura, con mora e ciliegia in evidenza, elegante l’entrata in bocca, ben sorretto da una spiccata nota acida, persistente con un finale di macchia mediterranea molto intrigante.

Contrada P 2016 –  Porcaria –  altitudine 650 metri

Tanta ricchezza già nei profumi, con frutta rossa e chiodo di garofano in evidenza. Pieno ed elegante allo stesso tempo con un finale di macchia mediterranea veramente intrigante.

Contrada G 2016 –  Guardiola –  altitudine 800 metri

Il mio preferito, di grande carattere, note fumé e di ciliegia anticipano una beva dinamica con una nota minerale veramente interessante, finale lunghissimo di ciliegia per un vino che ha ancora tanta vita davanti a sè.

Contrada S 2016 –  Sciaranova – altitudine 850 metri

La vigna si trova su una antica colata lavica. Il vino si presenta con profumi di viola, ciliegia e spezia, elegante e dinamico alla beva, termina con un frutto acerbo molto affascinante.

Contrada R 2016 –  Rampante – altitudine 1000 metri

Un tripudio di profumi che vanno dalla frutta di bosco, alla ciliegia, alla macchia mediterranea per finire con le spezie. Un tannino ancora irruente ci mostra che questo vino è ancora giovanissimo, il finale di spezia e ciliegia è veramente molto piacevole.

 

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Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.

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