Ogni tanto fare delle piccole modifiche su quello che si fa quotidianamente, sia per dare un piccolo cambio di passo, sia per spezzare la monotonia, è una cosa più che normale e per certi versi utile. Certo fare un restyling sulle etichette non compromette la qualità del prodotto che sta dentro la bottiglia, che nel caso in questione è vino, ma sicuramente innesca un po’ di curiosità nel consumatore e magari lo invoglia a provare e ad acquistare. Dall’ultima volta in cui abbiamo scritto dell’azienda Cieck, di cose ne sono cambiate un paio, dalle etichette dei vini, al sito internet, ma la cosa importante è che sia rimasta immutata la qualità dei vini prodotti, oltre a rimanere “fedeli” al loro vitigno per eccellenza che è l’Erbaluce di Caluso. La modifica delle etichette, ha il suo perchè e non è da attribuire solo ed esclusivamente ad un “semplice” cambio di grafica e/o di colori, ma oltre ad innovare, vi sono anche motivi inerenti il Disciplinare Canavese ed allo stesso tempo rafforzare e dare maggiore identità ad alcuni vini prodotti. Parliamo di un’azienda dinamica che per l’appunto spazia un po’ su tutta la “linea” di mercato, producendo vini sia bianchi che rossi, vini macerati, spumanti e vini dolci. Oltre alla parte grafica delle etichette, qualche cambiamento vi è stato anche sui nomi dei vini, così il Cieck Neretto, è stato rinominato Trecarli (in riferimento a Carlo Bossi, Carlo Botta e Carlo Giulio) ed alla collina dove si trovano le vigne dalle quali proviene l’uva Neretto. In questo caso la scelta è stata “dettata” nel pieno rispetto del Disciplinare Canavese D. O. C., oltre che a voler dare al vino prodotto una propria identità, fornendogli un nome e non chiamandolo più con il nome del vitigno (Neretto di San Giorgio). Stessa cosa vale per il Nebbiolo che prima era chiamato solo e semplicemente con il nome del vitigno, ora invece è il Sust che significa in dialetto piemontese avere cura, poichè nella zona del Canavese, il Nebbiolo necessita di attenzione e cure. Il fatto che i nomi dei vini bianchi ottenuti solo ed esclusivamente da Erbaluce di Caluso, non sono stati cambiati, fa capire come per l’appunto siano i vini più rappresentativi dell’azienda, al pari di come lo sono gli spumanti. Così per far fede a quanto detto fino ad ora abbiamo degustato due bianchi, uno spumante rosè ed un passito.
Erbaluce di Caluso D. O. C. G. 2020 di Cieck si presenta visivamente di colore dorato scarico. Profumi di mimosa e di frutta a polpa bianca, con un lieve accenno di frutta esotica (ananas e mango). Di carattere al sorso con una buona spalla acida, ma con un sorso dinamico e fluente. Di grande pulizia. Chiude con una lieve scia sapida. Persistenza buona. La mineralità è presente con una corrispondenza gusto – olfattiva.
Rimanendo sui bianchi, il Misobolo è probabilmente il bianco secco, fermo più rappresentativo, il CRU che per l’appunto prende il nome dalla vigna da dove vengono raccolte le uve. Vigna Misobolo 2019 – Erbaluce di Caluso D. O. C. G. all’inizio fa sentire la frutta con percezioni di pera kaiser e con accenni di erba. Successivamente con il passare dei minuti si passa alla susina, all’erba secca ed alla camomilla, nonché alla nota gessosa. Ottima la corrispondenza gusto – olfattiva. Al sorso riesce ad avere una buona verticalità ma allo stesso tempo ha anche una tridimensionalità, avendo una ricchezza e polposità di beva. Ricordi minerali. Persistenza discreta.
Dopo due bianchi un rosé, ma spumante. Il Cieck Rosé Brut, ha subìto poche modifiche. Il suo perlage è fine e persistente. Profumi che spaziano dai piccoli frutti di bosco, alla nota di arancia disidratata, per poi tornare ad accenni di fragola tagliata. Di grande personalità alla beva con una freschezza verticale che si traduce in sorso di grande profondità e di buona piacevolezza alla beva. Buona la corrispondenza gusto – olfattiva e la persistenza è altrettanto valida.
Ed infine si conclude con il vino da dessert, il Passito di Erbaluce. I vini passiti, sono gli unici che non hanno avuto alcuna modifica dell’etichetta. Alladium Erbaluce Passito D. O. C. G. 2010, fa sentire i suoi profumi di uva sultanina e la scorza di arancia caramellata, che poi con il passare dei minuti vira verso il mandarino, in maniera schietta e fiera, poi successivamente si percepisce la frutta candita e la nespola disidratata. Al sorso una spiccata freschezza iniziale si tramuta in una dolce carezzevolezza. Tutto questo equivale ad una facilità e piacevolezza di beva. Grande persistenza.
Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.
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