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Lambrusco, un vino per l’estate

Non è detto che in un’estate rovente come questa si debba rinunciare a un bicchiere di vino e ripiegare sulla birra. L’estrema varietà della produzione nostrana permette, anche col caldo, un’amplissima scelta, tra bollicine, bianchi, rosati e perfino rossi, bevuti naturalmente a una temperatura adeguata (diciamo almeno inferiore ai 14 gradi).

Ecco perché ho approfittato di un interessante seminario, organizzato a Roma dal Gambero Rosso e condotto da Giuseppe Carrus nell’ambito della manifestazione “Tutte le sfumature del Lambrusco”, per selezionare e consigliare 14 vini, tutti indubbiamente buoni ma con dei diesis e bemolle che emergeranno dalle note di degustazione.

I Lambrusco, che hanno il vantaggio di essere davvero alla portata di tutte le tasche e di facile reperibilità (la produzione annua è di oltre 50 milioni di bottiglie), svariano dal modello più beverino e verticale dei Sorbara alla potenza e succulenza dei Grasparossa di Castelvetro, per un totale di sei diverse denominazioni.

Chi cerca complessità e sfumature preziose magari preferirà rivolgersi altrove, ma per una serata allegra davanti a un bel barbecue o una merenda informale difficilmente in Italia si può trovare una soluzione migliore, anche per la versatilità nell’abbinamento al cibo.

Ma eccoci agli assaggi. L’annata, eccetto dove altrimenti indicato, è la 2022. Charmat e Martinotti sono praticamente sinonimi dello stesso metodo di produzione di bollicine, in autoclave, il più utilizzato. La temperatura di servizio consigliata è intorno ai 10 gradi, anche meno se all’aperto.

Lambrusco Modena Doc “VentiVenti Rosé” – VentiVenti

Azienda molto giovane, bio, prima etichetta nel 2016. Metodo Classico, 100% Sorbara, dieci mesi sui lieviti. Pasticceria (crema, lievito), caramella ai frutti rossi, liquirizia, rosa, frutta secca. Molto sapido, freschissimo, buona eleganza, bell’allungo.

Lambrusco di Sorbara Doc “Leclisse” 2021 – Paltrinieri

Da alcuni anni Gianfranco Paltrinieri è il principale esponente della nouvelle vague del Sorbara e uno dei produttori più acclamati dalla critica. Sorbara 100%, metodo Martinotti. Frutta a pasta bianca (mela rossa), fragolina, floreale (biancospino), vaniglia. Bocca molto fruttata, spuma ricca e golosa, la perfetta maturità dell’uva, proveniente dalla celebre vigna del Cristo, va a compensare la straripante acidità.

Lambrusco di Sorbara Doc “Vigna del Cristo” – Cavicchioli U. e Figli

Nome di punta da quasi un secolo del vino emiliano. Charmat lungo, da vigne situate su terreni sabbiosi. Sottobosco e frutti di bosco (ribes, fragolina), spezie, sandalo, salvia, violette e arance. Sorso denso e sostenuto, secchissimo e sapido, di notevole vibrazione, buona anche la persistenza. Un Sorbara tradizionale e classicissimo, prodotto da più di 35 anni.

Lambrusco di Sorbara Doc “Bollino Oro” – Giacobazzi

Una success story tutta italiana (da Nonantola), una famiglia che nei Settanta riuscì per alcuni anni a conquistare il mercato Usa con una strategia commerciale aggressiva e molto discussa, ma vincente (anche con le lattine!). Metodo Martinotti. Vino semplice e delicato, rose, lamponi, sapido ma manca un po’ di carattere. I tempi sono cambiati, ma la tuta di Gilles Villeneuve me la ricordo ancora…

Lambrusco di Sorbara Doc “Lambrusco del Fondatore” – Cleto Chiarli

Rifermentato in bottiglia (metodo ancestrale, utilizzato fin dal 1860, anno di fondazione della cantina). Naso meno fruttato dei precedenti, toni leggeri di fiori e spezie, lieviti. Bocca di gran carattere e consistenza, finale di arancia sanguinella. Rigoroso.

Lambrusco di Salamino di Santa Croce Doc “Dedicato ad Alfredo Molinari” – Cantina di Carpi e Sorbara

Due cantine sociali nate all’inizio del Novecento e poi riunificate anni fa. 100% Salamino. Etichetta intitolata alla memoria del fondatore della Cantina di Carpi, nel 1903. Mora e mirtillo, cioccolato e grafite. Vino semplice e spensierato, di sottile presa tannica nella spuma persistente. L’Omaggio a Gino Friedmann, che è invece un Sorbara e non è presente alla degustazione, mi sembra più riuscito.

Lambrusco Reggiano Doc “AC” – Albinea Canali

La storia della cantina comincia nel 1936 con la produzione di sfuso. Charmat lungo, extra brut. 70% Sorbara, 30% Salamino.  Olfattiva che non brilla per pulizia, more e fragoline. Brioso, bell’equilibrio, tannini integrati, buona complessità per la tipologia.

Lambrusco Reggiano Doc “Il Signor Campanone” – Lombardini

Charmat. Salamino con saldo di Sorbara della provincia di Reggio Emilia da uno storico produttore, attivo da quasi un secolo. Colore più scuro difatti, naso delicato, mora prevalente con altri frutti di bosco scuri (mirtilli). Molto vinoso, quasi cremoso, di avvolgente freschezza.

Lambrusco Reggiano Doc “Concerto” – Medici Ermete

Vigne di famiglia dal 1890, quando il capostipite possedeva ben tre osterie in cui vendeva il suo vino. Salamino 100% da singola vigna. Frutto rosso e scuro, lampone, ciliegia, tendenza erbacea; tannino di bella densità, intenso e strutturato, rotondo, di buona armonia. Gli manca un pizzico di allungo per sfiorare l’eccellenza.

Lambrusco Reggiano Doc “Rubino del Cerro” – Venturini Baldini

La tenuta è storica, l’azienda è relativamente recente (poco meno di 50 anni). Grasparossa, Salamino e Montericco. Charmat lungo. Frutta candita, quasi sotto spirito, prugna e spezie. Bocca più secca, alcolica, tannino fitto di buona eleganza, corposo. Dà l’impressione di essere migliore quando è accostato al cibo.

Lambrusco Reggiano Doc “Il Ligabue” – Cantina di Gualtieri

Cantina sociale nata alla fine degli anni Cinquanta al confine con la provincia di Mantova. Salamino al 90% con saldo di Maestri. Floreale, frutto non maturo, bella acidità e grande sapidità. Semplice ma gustosissimo.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc “Sudigiri” – Pezzuoli

Cantina a gestione familiare che ha sede a due passi dalla Ferrari, a Maranello. Metodo Martinotti. Biologico, Grasparossa da singola vigna. Grande mineralità, vinoso, mora e lampone; palato serio e un po’ impettito, di buona profondità tannica, morbido. Chiusura un po’ brusca e asciutta.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc “Vini del re” – Cantina Settecani

Cantina sociale di Castelvetro attiva da un secolo esatto. Olfatto classico, frutti di bosco maturi. Agile, fresco, molto equilibrato, poco espansivo in chiusura.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc “Semprebon” – Fattoria Moretto

Piccola realtà a gestione familiare attiva dagli anni Settanta. Amabile. Mirtillo e amarena al naso, note floreali, anche zucchero a velo. Buona sapidità e contrasto, in un contesto di dolcezza chiaramente avvertibile e che banalizza un po’ la beva. Altro vino che potrebbe guadagnare punti in abbinamento con un bel dolce (pasticceria secca?).

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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