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La nuova cantina di Mosnel in Franciacorta e la verticale di Parosè

Gli alberi secolari

Il parco, meraviglioso eden di piante plurisecolari, è – al netto della perdita dolorosa di un “pezzo” da 200 anni colpito da un fulmine – sempre quello. La cantina, invece, no. Giulio e Lucia Barzanò, fratello e sorella anima dell’azienda, ne traslocano una parte, e in particolare un’ampia fetta dello spazio destinato alle bottiglie in punta e in affinamento, in una struttura contemporanea ed efficientissima, nuova di zecca, che affianca quella storica e il fascinoso tunnel che fa da “infernot” per i pezzi più onusti d’anni e rari.

La nuova Cantina

Sono oltre 3000 metri quadri su tre piani interrati (con sopra nuova tascabile vigna di Chardonnay) che permettono di razionalizzare i processi produttivi – come ha spiegato presentando e “battezzando” la struttura Giulio Barzanò – ma soprattutto di assecondare con il respiro e le superfici necessarie la tendenza della casa, che è quella di allungare ogni volta che val la pena e, mediamente, sempre di più la permanenza sui lieviti delle proprie “creature”.

Il Mosnel, biologico ormai da un tot, ha anche colto l’occasione per spiegare cosa sta facendo per la salute dei suoli e la salvaguardia del territorio, con la creazione di uno speciale spazio di recupero “isolato” da appositi teli sotterranei e nutrito di microrganismi selezionati ad hoc per lo smaltimento senza diffusione nelle falde dei residui dei pur “delicati” trattamenti praticati in vigneto.

Per celebrare il nuovo strumento e il suo – diciamo così – debutto in società, ma anche per rimarcare nei fatti e nelle bottiglie la sinergia tra visione anticipatrice, elemento tempo e potenzialità territoriali, ecco la verticale di Parosé, il Rosé non dosato (70% Pinot Nero 30% Chardonnay salvo lievissimi aggiustamenti d’annata, e tutte le basi fermentate in legno) che con coraggio leonino e spirito da autentici pionieri Giulio e Lucia hanno varato già con la vendemmia 2001. Una verticale che – con altrettanto coraggio, premiato peraltro da una arcilusinghiera riuscita- è partita appunto dall’annata prodotta per prima.

Eccone, di seguito, il dettaglio.

2014 L’ultimo nato della serie, figlio di annata piovosa, non facile, con riduzioni doverose e drastiche di prodotto, premia scelte, sacrifici e coerenza di chi l’ha fatto, e sorprende alla grande. Agrume intenso, ricordi di ciliegina bianca e lampone, prugna verde e meletta selbìvatica, ha un bouquet tutto improntato alla freschezza, ma in perfetto equilibrio dopo 43 mesi di lieviti e con 3,1 di PH!

2012 Altro giro, altra storia. Pinot Nero ben più maturo, ricchezza diversa, anche se venata da una residua nota vegetale di erbe officinali. Poi però fiori macerati, rosa selvatica e tiglio. E sale “buono” a chiudere il discorso, insieme a un souvenir di ribes; 50 mesi lieviti hanno fatto il loro…

2010 Che fosse stata annata così importante per il Parosé è una scoperta regalata dal riassaggio, che lo dimostra fino in fondo. Carezza alle papille e complessità degli aromi, con la rosa che diventa eccezionale e il frutto ampio e delicato insieme, condito e rifinito da splendide nuance di rabarbaro e spezia. Lieviti per 57 mesi, PH 3, sboccatura gennaio 2016. E uno score sicuramente oltre i 95/100…

2008 Cambiano colore e bolla, cresce il muscolo, la texture è più “sostanziosa” e densa, si sente – più che l’età, il vino ha un nerbo straordinario –  un tempo di confezione diverso. Crema e ciliegie in bouquet, con agrume di sottofondo però ancora più che vibrante, e persistenza a tutta prova. Come definirlo se non un classico d’annata classica (all’epoca d’uscita miglior pas dosé al mondo in un concorso a Londra)? Sboccato nel 2014, PH 2,95, score stellare quanto (pur se conseguito diversamente da) il precedente.

2004 Più carico di colore, e anch’esso della serie dei muscolari, con frutto rosso in primo piano al naso e in bocca: ribes, mirtillo, e primo accenno scuro, di more e schiacciata d’uva in confettura. Più morbido dei confratelli (Ph 3,3) sboccato a maggio 2008, 40 mesi circa di lieviti, malolattica (allora) ancroa svolta. Altra generazione.

2001 Il pioniere ha i riflessi di un karkade leggero, ma la salute e la classe dei grandi vecchi. Tè e rose, parla una lingua quasi da Bosforo, tiene botta nel bicchiere, ha pérlage vivo e vivace e si concede, infine, a metà tra ritegno e mollezza. Sboccatura 2005, sosta sui lieviti minore dei fratelli più giovani, primo tentativo… eppure… Onore e rispetto.

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