Davvero divertente trovarsi nella cornice deluxe e senza tempo, tutta oro e stucchi, del Caffè Gambrinus (piazza Municipio, Napoli) a degustare Trento Doc d’annata: millesimi e Riserve praticamente introvabili (anche alla latitudine a cui vengono prodotte) della bolla d’altura ormai pilastro stabile e incontrovertibile delle eccellenze enologiche italiane. Merito di Wine and The City, la manifestazione che annualmente mette in vetrina nel centro della città campana alcune tra le label, le denominazioni, i territori da vino più prestigiosi. E che stavolta ha dedicato alle rarità del Trento Doc il defilé pre-apertura ufficiale, celebrata poi in piazza Martiri con la proiezione sulla facciata di Palazzo Calabritto di una suggestiva video-installazione dedicata alla Luna (tema 2019 della kermesse nel cinquantesimo anniversario dello sbarco degli astronauti dell’Apollo) firmata da Alessandra Franco.
Le luci si sono dunque accese per i degustatori (critici, ristoratori e titolari di enoteche top partenopee) grazie ai magnifici 7 “old” introdotti per il Consorzio dalla – ormai mito – Sabrina Schench e commentati dai sommelier Ais Maurizio Filippi (campione nazionale 2016) e Tommaso Luongo (delegato Napoli). Di seguito, schede e dettaglio di un percorso davvero stimolante e ricco di conferme, ma anche di sorprese.
Pedrotti Pas Dosé 111 Riserva 2007
Sboccatura 2014. Vigna a 450 mt. Cuvée per il 90% Chardonnay. Appena 500 bottiglie prodotte. Veste dorata, naso prima reticente (malgrado la stappatura saggiamente anticipata); poi via via più sciolto e ricco, con sottili note di canditi e souvenir di pasticceria eleganti e finale di miele. Bocca tesa, con note di frutta gialla, materica, e ritorno di agrume maturo con sapidità da… insalata di arance. Non sterminato in lunghezza ma solido, e con pietroso finale astringente.
Rotari Alpe Regis Pas Dosé Riserva 2009
Sboccatura 2015, 100% Chardonnay, frutto di uve in lieve surmaturazione (con due grammi di zucchero residui dichiarati). Diecimila bottiglie prodotte. Le basi hanno fatto 6 mesi di legno. Il piccolo scarto di gioventù è però già evidente al primo impatto olfattivo. Il bouquet è più chiaro e leggero, e da subito piuttosto accogliente. Fresco in bocca, di buona presenza, con frutta bianca (mela in primis) più presente. Rinfrescante, quasi balsamico, regala qui l’unica evidente memoria del breve passaggio in legno. Solido e piacevole.
Revì Brut Riserva 2010
Sboccatura 2014. Chardonnay 75% e 25% Pinot Nero. Note dorate al colore. Naso di agrume dolce, con una base di limone sfusato. Poi, sempre più evidenti malgrado non abbia toccato legno) note tostate e nocciolate. Anche la bocca è la più morbida dei campioni fin qui assaggiati, quasi che la più breve sosta sui lieviti ne abbia, in parallelo, reso più rapida la maturazione. Finale non imperioso ma piacevole.
Altemasi Riserva Graal 2009
Cuvée 70% Chardonnay e 30% Pinot Nero, sboccatura 2013. Qui c’è dosaggio (6 grammi) e passaggio in legno delle basi. Ma il vino ha muscolo, anzitutto, e un impatto che – al naso come in bocca – marcia in spazi larghi, più che in tensione verticale. Anche al palato, infatti, la concretezza è evidente. L’agrume riaffiora nel finale, ma a prevalere sono le note di frutta esotica e di prugna gialla. In sottofondo anche erbe officinali, e a bicchiere ossigenato, divertenti, lievi ed evocative note di distillato.
Endrizzi Masetto Privé Riserva 2009
Lunga sosta sui lieviti. Sboccatura 2017 Un 100% Chardonnay, con basi elevate in legno, ricco, largo ampio. Nato inizialmente (come racconta l’etichetta) come Riserva privata di famiglia, e poi approdato in commercio come blasone di qualità. Giocato su dolcezze di mango e lievi note di purea di frutta gialla, pesca matura, è meno giovane al gusto di quanto la data di degorgement farebbe presagire. Ma è di grande piacevolezza.
Ferrari Perlé Riserva 2006
Sboccatura 2012, solo Chardonnay, acciaio e dosaggio di 4 grammi per questo prodotto della scuderia Lunelli. Per il quale, dal palco alla platea, gli aggettivi si sprecano. Uno su tutti, incontrovertibile, vince la gara delle parole. Ed è: completo, seguito a ruota da: quasi perfetto. In sintesi: crema e bolla. Sapore e levità. Bene in bocca, in largo e in lungo. Con ricordi di mandarino, frutta bianca, delicate note esotiche, accenni di crema di limone. La dimostrazione vivente di come grande classe e tiratura importante possano gloriosamente convivere.
Cesarini Sforza Aquila Reale Riserva 2004
Solo Chardonnay. Di età importante. L’anno di sboccatura non è dichiarato. La maturità si sente. Ma il vino è comunque di commovente bontà. L’acidità resiste, sottesa ed equilibrata da uno scheletro robusto e ancora elastico. Certo, dopo un tot di permanenza nel calice l’Aquila Reale comincia a svelare via via la lunghezza del volo compiuto nei cieli del Metodo Classico per arrivare sin qui. Ma le sue ali battono ancora con onore.
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