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Il Sangiovese dell’Amiata presentato dal Consorzio Tutela Montecucco al Gambero Rosso – VINODABERE – Esperienze nel mondo del vino, della gastronomia e della ristorazione
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Il Sangiovese dell’Amiata presentato dal Consorzio Tutela Montecucco al Gambero Rosso

Ci sono delle denominazioni di origine, che pur dando luogo a vini molto interessanti e piacevoli, rischiano spesso di essere dimenticate. Soprattutto poi se la regione di cui parliamo è la Toscana dove alcune DOCG blasonate sono le assolute protagoniste. Ed allora bisogna appunto rivendicare il ruolo e le peculiarità di queste denominazioni meno conosciute. Abbiamo dunque accettato con piacere l’invito del Consorzio di Montecucco e del Gambero Rosso, a partecipare ad una degustazione condotta da Marco Sabellico, Claudio Tipa (presidente del Consorzio) e William Pregentelli.

Certo, non è semplice districarsi nel disciplinare di produzione relativo al Montecucco, che vede la presenza di due tipologie di DOCG e di 8 DOC come vediamo nella tabella visibile sul  sito internet del Consorzio:

Tabella

Una volta, superato lo scoglio della comprensione dei disciplinari di produzione, abbiamo concentrato l’attenzione sulla degustazione di 10 vini, con prevalenza di uve Sangiovese, rappresentativi del territorio, di cui vogliamo raccontarvi:

 

 

Dieci i vini in assaggio, alcuni Sangiovese in purezza ed altri con prevalenza di Sangiovese:

Montecucco Rosso Ardente 2015 – Colle Petruccio

un Sangiovese in purezza dove i sentori di spezia e di piccoli frutti di bosco si accompagnano a note di macchia mediterranea. Nonostante una nota alcolica leggermente sopra le righe, mostra piacevolezza di beva.

 

Montecucco Sangiovese L’Addobbo 2015 –Vegni e Medaglini

Ancora un Sangiovese in purezza, con toni di frutta matura, forse dovuti all’annata calda, ed un finale speziato. Sapido e persistente.

 

Montecucco Rosso Sidus 2014 – Pianirossi

Da 60% Sangiovese e 40% Montepulciano, gioca le sue carte sulla eleganza e freschezza, con sentori che vanno dai fiori rossi alla frutta secca passando per note agrumate e succose.

 

Montecucco Rosso 2013- Le Maciarine

Un Sangiovese (90%) che strizza l’occhio al gusto internazionale (10% Cabernet Sauvignon e Petit Verdot), e lo fa in maniera molto intelligente, raggiungendo complessità, avvolgenza, dinamicità del sorso ed un lungo finale di macchia mediterranea.

 

Montecucco Sangiovese Santa Marta 2013 – Salustri:

Torniamo ad un Sangiovese in purezza, che rappresenta un piccolo capolavoro enoico, in grado secondo noi, di competere anche con grandi Brunello di Montalcino. Materia, eleganza, succosità, progressione della beva ne fanno un vino da ricordare per molto tempo.

 

Montecucco Sangiovese 2013 – Orciaverde

Una buona esecuzione, che mette in evidenza più la tecnica che il territorio. Sapido e fresco, chiude con ricordi di pepe e chiodi di garofano.

 

Montecucco Sangiovese Riserva Poggio Lombrone Riserva  – Colle Massari

Un Sangiovese che coniuga territorialità e tecnica, con palato avvolgente e complessità di beva. Probabilmente in questa annata pecca solo per un’eccessiva ricerca della concentrazione, ma il vino ha spalle grosse per poterselo permettere.

 

Montecucco Sangiovese Riserva 2013 – Parmoleto

Una Riserva molto convincente con toni scuri ed ematici all’olfattiva che si convertono in sensazioni balsamiche e macchia mediterranea in chiusura di bocca. Materia, avvolgenza, sapidità e dinamicità del sorso completano il già ricco quadro organolettico.

 

Montecucco Sangiovese Riserva Ad Agio 2011 – Basile:

Un sorso dinamico e succoso si accompagna a ricordi di piccoli frutti rossi e spezie. Sapido, fresco ed avvolgente.

Montecucco Sangiovese Riserva Cenere 2010 –Amiata

Una Riserva in cui la freschezza cede il passo all’alcolicità e alla surmaturazione.

 

 

Passando poi ai banchi di assaggio segnaliamo inoltre un’altra etichetta che ci ha veramente sorpreso:

Montecucco Sangiovese Riserva 2013- Peteglia

Un piccolo gioiello che coniuga complessità a scorrevolezza del sorso, freschezza ed avvolgenza, sapidità e materia. Chiude con piacevolissime note balsamiche e di macchia mediterranea.

 

 

 

 

 

 

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Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice in diversi concorsi internazionali, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.

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