C‘è un luogo a Roma, sulla sommità del colle Aventino – un luogo noto ormai a un numero sempre maggiore di visitatori d’ogni dove – conosciuto semplicemente come il “buco della serratura”. Si tratta, appunto, del classico foro sopra al chiavistello di un antico portone. Quello del Priorato dei Cavalieri di Malta.
Ebbene, appoggiandovi l’occhio – meraviglia!! – ecco apparire, vicina ed enorme come se poteste toccarla con mano, la cupola di San Pietro, e poi, attorno, l’orizzonte unico che il profilo della città eterna sa donare.
Vigna Rionda – si perdoni l’accostamento solo apparentemente spurio – è per noi il suo analogo rispetto al mondo Barolo. Superficie limitata anch’essa (poco più di 10 ettari contro i 2.150 della Dop). Ma appoggiandoci l’occhio, e poi via via ficcando con attenzione proporzionata all’occasione il naso e il palato nei suoi prodotti unici, ecco apparire prima, netto, il profilo della “cattedrale” della denominazione, Serralunga, e poi, via via, tutte le espressioni potenziali di quello che sa e può essere il meglio di quello che fu definito il “vino dei re”.
Terreni dalle percentuali calcaree nettamente più alte di tutte le altre pur reputatissime zone adiacenti; a rifinire e bilanciare una esposizione sud-sudovest, favorendo la genesi di vini potenti e austeri insieme, solidi ed eleganti, longevi e – sì, per chi ama la profondità di questo vino e della sua uva più delle facili ampiezze – di grande e progressiva gioia al gusto. Onore a Bruno Giacosa, precursore e conoscitore finissimo di ogni palmo della sua terra, per averne intuito a fondo le glorie. E onore, e grazie riconoscente, a chi – il manipolo di produttori che con comprensibile e orgogliosa gelosia vi opera – ci ha dato la possibilità di questo ritratto-degustazione davvero unico. Appoggiateci l’occhio, dunque. E, sondato da qui e insieme a noi il mondo Rionda, siamo certi che farete di tutto poi per andare a toccare con mano e papille le sue straordinarie virtù –raccontante nelle schede di questi vini – in loco.
Ecco le nostre considerazioni sui singoli vini dopo la degustazione alla cieca della squadra di Vinodabere presso l’Osteria Poerio di Roma (che ringraziamo per l’ospitalità), in ordine crescente di punteggio.
14) Barolo Vigna Rionda 2004 – Roagna 94/100
Vino “bipolare” con due personalità quasi opposte. All’olfattiva spiazza con un debutto non proprio nitido e note di pollina, che virano poi però su sensazioni di cenere e camino spento. Alla gustativa invece si rivela rotondo, con tannini presenti ma eleganti, bella freschezza e lungo finale con ritorni di sensazioni minerali.
13) Barolo Vigna Rionda 2013 – Regis 95/100
I Barolo di questa zona magica se la cavano egregiamente anche in un’ annata “minore” come la 2013. Il Regis si presenta rubino luminoso nel calice, prorompente di note mentolate e balsamiche cui segue un frutto rosso nitido ed elegante. Al gusto il vino è tondo, avvolgente e in grande equilibrio tra tannicità e freschezza. Lunghissimo il finale, con ritorno delle sensazioni mentolate che ne caratterizzavano l’approccio.
12) Barolo Vigna Rionda Riserva 2014 – Oddero 96,5/100
Negli anni ’90 Maria Cristina ha raccolto il testimone di papà Giacomo alla guida di una delle cantine storiche di Langa (XVIII secolo). Le uve della Rionda fermentano, secondo tradizione familiare, per circa 30 giorni; e lungo è anche l’affinamento (42 mesi in botti grandi e 30 in bottiglia). L’annata 2014, difficile e piovosa, non ha scalfito le virtù di una vigna come questa, e il vino è di grande caratura. Rubino scarico, profumi delicati e freschi di rosa, fragolina, ciliegia, alloro, al gusto è agile, dal tannino setoso e finale sapido, complesso e di buona persistenza. Meno potente di altre annate, ha però grande equilibrio gustativo.
11) Barolo Vigna Rionda 2015 – Ettore Germano 97/100
Ottenuto dalle uve provenienti dal mezzo ettaro di vigneto in Vigna Rionda acquistato nel 2010, debutta con un’affascinante impronta olfattiva. Piccoli frutti rossi finemente integrati con spezie dolci, note agrumate, effluvi balsamici, accenni di sottobosco, anticipano un sorso seducente, elegante, succoso e di grande equilibrio, marcato da vivida freschezza, ottima progressione e corrispondenza. Appagante e davvero lungo il finale, virato su note ferrose.
10) Barolo Vigna Rionda Riserva 2012 – Giacomo Anselma 97,3/100
I terreni che l’azienda possiede qui in Vigna Rionda si trovano a circa 350 metri di quota e sono di tipo argilloso-calcareo. Felice Anselma, il nonno dei Franco oggi in sella, ha iniziato produrre ai primi del ‘900, centrando da subito la gamma sui rossi di Langa e relative varietà autoctone. Le uve di questo Rionda fermentano in cemento per 18-22 giorni; il vino matura in botti grandi di rovere di Slavonia per 5 anni. Il colore è granato/aranciato, il naso austero, con sentori di frutti scuri e rossi maturi (prugna, ciliegia, ribes) e note di catrame e salamoia. Il sorso è caldo, corposo, asciutto, con ritorno di frutti rossi. Il tannino è deciso, serrato. Una buona acidità equilibra il tutto. Il finale è lungo ed elegante.
9) Barolo Vigna Rionda Riserva 2007 – Massolino 97,4/100
Naso limpido e integro, di formidabile spinta balsamica (liquirizia) e floreale, tabacco e spezie, dopo più di 13 anni percorsi in scioltezza. Bocca agile, elegante, di grande progressione grazie a una vena acida irriducibile, con palato gratificato da un’evoluzione tannica setosa e impeccabile. Finale lunghissimo di frutti e fiori rossi, con fini sfumature minerali. A dispetto del millesimo di non facile lettura, uno dei primi davvero “caldi” del nuovo millennio, questo 2007 ha ancora ampi margini di miglioramento.
8) Barolo Vigna Rionda 2014 – Figli Luigi Oddero 97,5/100
Da una maturazione in botti grandi per 36 mesi e un successivo affinamento in bottiglia per due anni, nasce un questo Barolo i cui profumi speziati, con ricordi di sottobosco e di fiori appassiti, anticipano un sorso di grande struttura, con tannini ancora non pienamente addomesticati ma qualitiativi. Una chiusura lunga e persistente, giocata su note di ciliegia, agrumi e tabacco, invoglia decisamente al riassaggio, rinnovandosi di volta in volta con sfumature di grande interesse.
6) Barolo Vigna Rionda 2010 – Figli Luigi Oddero 97,7/100
Vino di una giovane cantina, nata nel 2006 per opera di Luigi Oddero – uno dei protagonisti della storia di Langa – dopo lo split con fratello Giacomo. Oggi l’azienda è guidata dalla moglie Lena Gavrilova e dai figli. Le uve raccolte negli 0,8 ettari di proprietà a Vigna Rionda fermentano per 16-20 giorni; l’affinamento in tonneaux dura 36 mesi seguiti da 24 di bottiglia. Colore granato/aranciato, inizialmente chiuso al naso, il vino si apre poi con profumi di balsamici di menta e liquirizia e note fini di rosa. Al palato è austero, strutturato, con tannini fini e gradevoli, frutta rossa matura (prugna, amarena) in primo piano e finale speziato di pepe, per un risultato di grande eleganza e armonia.
5) Barolo Vigna Rionda 2016 – Ester Canale 98/100
Al naso debutta con sentori intensi di mora. Buona e vivida la freschezza all’attacco in bocca, contornato e sorretto da note sapide. I tannini sono ancora vibranti, e virano su sensazioni dai toni scuri, leggermente amaricanti, con solida presenza di frutti di bosco in centro bocca. Finale composto, pur se non di sterminata lunghezza per un vino ancora in evoluzione, di cui si intuiscono le potenzialità ulteriori legate all’invecchiamento.
4) Barolo Vigna Rionda 2016 – Guido Porro 98,3/100
Un vino dai sentori in evoluzione, ma che nel calice eprine senza ombra di dubbio il suo speciale territorio. Foglie macerate tipiche del sottobosco, fine mineralità, balsamicità, note leggermente chinate e sensazioni fumé ne disegnano una trama olfattiva chiusa da un floreale netto di rosa appassita. Piena soddisfazione nell’assaggio, ricco di sostanza, di grande complessità, concentrato e ben espresso, asciutto e sapido. Vino in ascesa, che potrà certamente beneficiare nel tempo di altri significativi sviluppi.
4) Barolo Vigna Rionda Riserva 2015 – Massolino 98,5/100
Vino di razza, colto all’inizio di un percorso che sarà lungo e intrigante. Toni speziatissimi (pepe) e tartufati all’olfatto, con sfumature balsamiche e minerali, ciliegie e scorza d’arancia. Austero,quasi solenne il sorso, di estrema profondità gustativa, con tannini abbondanti ancora da addomesticare come è giusto in questa fase. Chiusura leggermente contratta, ma basterà un po’ di tempo in vetro perché si distenda pienamente. Grandissime premesse per l’evoluzione a venire.
3) Barolo Vigna Rionda 2016 – Pira 99/100
L’azienda, fondata negli anni ’50 e condotta oggi da Giampaolo, Claudio e Romolo (figli di Luigi) possiede qui un ettaro su terreno calcareo-argilloso, a 330 metri di quota ed esposto a sud/ovest. Il vino nasce in fermentini orizzontali dove lavora per 12/15 giorni. L’affinamento (24 mesi) è per metà in botti grandi e metà in barrique. Il colore è granato intenso, il naso è espressivo, tra frutti di bosco maturi, tabacco e sentori balsamici marcati di liquirizia. Il sorso è ricco, strutturato e caldo, con fruttato ben bilanciato da un tannino misurato e vena salina che accompagna tutta la beva. Il risultato è armonico, suadente, di gran finezza e persistenza.
2) Barolo Vigna Rionda 2015 – Arnaldo Rivera Terre del Barolo 99,1/100
Grande eleganza, profondità e piacevolezza gustativa per questo vino che in etichetta rende onore a un paladino della cooperazione, già fondatore della Terre del Barolo, oggi partecipata da oltre 300 soci. Il naso è un’esplosione di profumi, variegati e insieme ben definiti. More, ribes, incenso, rimandi ferrosi, cuoio, tocchi vegetali e accenni terrosi anticipano un sorso ricco, avvolgente, armonioso, con tannini precisi e ben ripartiti, e un finale di lunghissima persistenza in cui mineralità e sapidità, invitando al riassaggio, giocano un ruolo di assolute protagoniste.
1) BaroloVigna Rionda 2015 – Guido Porro 100/100
Succoso, incredibilmente persistente, dal tannino finissimo, con eleganza e struttura in nitida evidenza e sentori che vanno dalla viola alle spezie, dal frutto rosso ai toni iodati. In sintesi un vero capolavoro, capace di coniugare alla grande eleganza e complessità. Tanto che qualsiasi descrizione finisce col non rendere sufficientemente giustizia a questo vino. Solo assaggiandolo potrete comprenderne l’impatto eccezionale e il relativo giudizio. Non possiamo che confermare all’unanimità, anche alla cieca, quanto scritto a suo tempo dal nostro direttore Maurizio Valeriani (link).
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