Giungere ad Andalo, splendida località turistica del Trentino adagiata alle pendici della Paganella e del parco naturale Adamello-Brenta, per ritemprare il corpo e lo spirito, e ritrovarsi a cenare in un locale, scelto più per necessità che per scelta ponderata e rimanere positivamente stupiti non può che renderci felici.
Parliamo del Bistrot Dolomieu di Filippo Crippa e della moglie Monica, un locale a fianco del mitico Grand Hotel Piz Galin, che ha faticato per trovare una sua dimensione in un luogo dove la ristorazione alberghiera la fa da padrona. Anni di sacrifici, di tentativi alla ricerca della giusta strada, per far emergere tutto quello che Filippo aveva appreso nel suo peregrinare nelle cucine dei grandi chef stellati a farsi le ossa.
Lui, milanese d’origine e trentino d’adozione, ha deciso di coniugare le esperienze maturate in alcuni ristoranti stellati (al “St. Hubertus” di Norbert Niederkofler, San Cassiano in Badia, al Molin di Alessandro Gilmozzi, Cavalese, a Villa Fiordaliso di Gardone Riviera, al Tantris di Monaco di Baviera, all’Harry’s Bar di Arrigo Cipriani, Venezia) attraverso il Bistrot Dolomieu!
Bistrot perché propone una gastronomia semplice, veloce, artigianale (tutto fatto in casa) che si muove intorno al bancone dove si fa la mescita dei vini!
Dolomieu perché identifica il territorio, le Dolomiti, nel quale vive e desidera fare gustare i sapori del territorio agli ospiti.
Il locale di proprietà della famiglia della moglie Monica, è una delle prime e più antiche pizzerie trentine. E questa è risultata essere la carta vincente per il successo: utilizzare un ingrediente che per tradizione rappresenta la famiglia con bambini, unendolo con materie prime eccellenti e la tecnica appresa in tanti anni di duro lavoro.
Il risultato lo possiamo individuare in una frase:
Al Bistrot Dolomieu si “cucina la pizza trentina”!
Le schiacce e i cocci: si intendono come piatti unici. Li potremmo definire “Piatti d’autore” dove la materia prima e l’attenzione nella preparazione divengono le fondamenta. Si aggiunge poi la preparazione del personale di sala, (attente e sempre sorridenti Flora e Daniela), per finire con il pizzaiolo Pietro che segue il forno a legna rotante dove nascono le tipiche pizze della tradizione trentina con precisione e cura.
Attraverso i piatti proposti, si desidera far vivere un’esperienza gustativa che parli del Trentino, partendo dagli impasti, passando per ingredienti , vini e distillati. Questi ultimi importantissimi perché raccontano il territorio, le storie di coloro che li producono e sanno accompagnare i piatti proposti.
Al Dolomieu si segue il ritmo delle stagioni, cambiando gli ingredienti ed il menu, selezionando anche vini, birre e spumanti locali.
I dolci, le confetture, i succhi che vengono fatti in casa sono il regalo che l’ospite si concede a fine pasto e debbono coccolare per farsi ricordare. Così non troviamo nulla che abbia voglia di stupire ma solo bontà, semplicità unite ad un pizzico di creatività.
È sull’idea di associare alla pizza trentina materie prime del luogo scelte con cura maniacale e farle divenire parte integrante per qualità e leggerezza (la quantità di lievito è ridotta al minimo grazie all’utilizzo del grano di mais germinato, tipico della tradizione trentina, e a 4 giorni di lievitazione) che si basa il vero successo di questo locale. Ecco ciò che abbiamo potuto assaggiare:
Iniziamo con una schiaccia con carne salada di bue, formaggio Logorai “Malga Cagnon”, insalatina di cavolo cappuccio marinato al cumino e mele verdi, a cui abbiamo abbinato un Dolomiti IGT Müller Thurgau Palai di Pojer & Sandri
La fragranza dell’impasto diviene una straordinaria base dove formaggio, carne, mela e cavolo cappuccio vedono in un filo d’olio il vero elemento della loro unione. Una pizza eccellente.
Continuamo con una pizza trentina al prosciutto, la qualità del prosciutto la fa da padrona mettendo spesso in difficoltà la leggerezza della base.
Coccio della Piana Rotaliana segale e grano germinato con guazzetto di lumache dell’altopiano della Paganella, erbette aromatiche e formaggio Casolet con riduzione al Teroldego Rotaliano. Ottimo il connubio di sapori tipici di questa zona del Trentino.
Schiaccia al prosciutto di cervo fatto in casa, Schiaccia di mais spin e grano germinato, con cervo marinato in casa al profumo di arancia con julienne di sedano rapa e quadrucci di formaggio erborinato e vinaigrette. Da provare.
Terminiamo con la schiaccia Kaiserschmarren Dolomieu di mais spin della Valsugana con uvetta sciroppata al sambuco, marmellata di frutti rossi e salsa di vaniglia.
Un dolce che recupera una vecchia ricetta trentina con frittata frutti di bosco e uva sultanina al sambuco, che è stata reinterpretata.
Un connubio di sapori dove il sambuco è il tocco finale, peccato averla finita in così poco tempo.
Azzeccatissimo l’abbinamento con Grappa di Müller Thurgau di Poyer e Sandri, che presenta profumi di pera, sambuco, fiori bianchi, che ha un sorso delicato e progressivo.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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