Davvero interessante e soddisfacente la giornata di assaggi organizzata dall’Agenzia Enotria insieme a Proposta Vini nella Nuova Villa dei Cesari, in una delle zone più suggestive di Roma, a due passi dalle Catacombe di Santa Domitilla.
Tantissime bottiglie di alta qualità, con il piacevole bonus di poter chiacchierare coi numerosi produttori presenti di persona all’evento.
Ma ecco le mie cinque segnalazioni (anche se ai banchi di degustazione, vi assicuro, i vini buoni erano molti di più…).
Colli Tortonesi Derthona Costa del Vento 2016 – Walter Massa (Timorasso). Il profeta di Tortona ha presentato anche stavolta un’imponente batteria di bianchi. Questa etichetta mi è piaciuta più di tutte, dal naso già in parte terziarizzato, con idrocarburi, buccia di agrumi (pompelmo), lato balsamico; bocca ricca e leggermente tannica, matura, succosa, di bello slancio; finale teso e complesso, di grande spinta e notevole allungo salino. Gli è di poco inferiore il Montecitorio di pari annata.
Trentino Vino Santo 2004 – Francesco Poli (Nosiola). Da due ettari coltivati a Santa Massenza, con uve appassite in sottotetto e vendemmiate a Pasqua, nasce un liquido raro e prezioso. Di grande integrità olfattiva, cedro, datteri, albicocca e pesca disidratate, pietra focaia; palato di grande progressione, con giusta simbiosi tra dolcezza e acidità. Chiusura straordinaria, tonica e pulita. Buona, in una chiave più semplice, anche la Nosiola secca Sottovi 2018.
Capri Bianco 2013 – Scala Fenicia (Greco 50%, Biancolella 30%, Falanghina 20%). Una piccola vigna di 4mila mq, coltivata a pergola in mezzo a limoni, ulivi e macchia mediterranea, regala questo bellissimo bianco, affinato in una cantina ricavata da una vecchia cisterna di epoca romana. Un vino che sembra non temere l’invecchiamento: qui infatti le note ossidative sono solo sullo sfondo, prevalgono i toni floreali di ginestra e gli agrumi, con sottili sfumature di erbe selvatiche. Sorso di carattere, sapido e minerale. Notevole anche il fratellino dell’annata 2017.
Cerasuolo d’Abruzzo Rosa-ae 2018 – Torre dei Beati (Montepulciano). Un rosato che vorrei avere tutti i giorni sulla mia tavola. Lo propone Fausto Albanesi da Loreto Aprutino (località che gli appassionati ben conoscono…), all’interno di una gamma di ottimo livello che spazia tra Trebbiano, Pecorino e Montepulciano. Profuma di melograno e fragola, è succoso, dinamico, di pericolosa facilità di beva, chiude elegante su toni ferrosi, di ciliegia e di frutta secca, in perfetto equilibrio tra componenti “dure” e “morbide”.
Nero Sanlorè 2015 – Gulfi (Nero d’Avola). Tra gli ottimi rossi di questa cantina divisa tra le provincie di Ragusa e Siracusa, con un’importante dependance sull’Etna (buonissimo anche il Reseca 2014, a proposito), scelgo questa etichetta ottenuta da vigne allevate ad alberello a due passi dal mare. I sentori iodati si avvertono al naso, intrecciati con cenni minerali, fruttati (amarena), di spezie e liquirizia. Bocca articolata, grande materia prima, sorso ricco, elegante, di grande piacevolezza; nel finale rilancia ancora, l’acidità va a braccetto con una polpa fruttata di estrema densità.
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia