È più di un “incidente” diplomatico quello che sta accadendo in questi giorni nel mondo del Chianti. Un’antipatica diatriba su disciplinari e menzioni che alla fine, a nostro avviso, non fa altro che generare una gran confusione agli occhi del consumatore. E, come troppo spesso accade in Italia, anziché puntare su cooperazione e gioco di squadra, fondamentali per provare ad uscire dal ruolo di comprimari che il nostro vino ha sui mercati mondiali, si preferisce andare avanti a colpi di ripicche.
Ma veniamo ai fatti: è freschissima la notizia (fonte ANSA dell’ 11 novembre) della nascita del Chianti Gran Selezione, quello che, sulla carta, dovrebbe rappresentare l’apice qualitativo di qualità dei vini Chianti. A darne notizia è il Consorzio Chianti che ha approvato la proposta di modifica al disciplinare di produzione. Con il via libera alla revisione inizierà – spiega una nota – l’iter di approvazione da parte della Regione Toscana, del ministero dell’Agricoltura e della Commissione europea in un tempo stimato di circa due anni.
Il Chianti Gran Selezione avrà una gradazione alcolica minima più elevata (13 gradi) e un invecchiamento di almeno 30 mesi.
E’ vietato l’utilizzo del fiasco. Il vino potrà essere prodotto in tutto il territorio di produzione della Denominazione vino Chianti Docg. “L’iter di approvazione del nuovo disciplinare durerà circa due anni – spiega il direttore del Consorzio Marco Alessandro Bani – ma si chiederà che il provvedimento abbia efficacia retroattiva, per questo motivo, chi vorrà potrà iniziare già adesso a produrre Chianti con i criteri dettati per la Gran Selezione e immettere le prime bottiglie sul mercato nell’arco di tre anni“.
Fin qui nulla di strano, se non che la stessa identica menzione è già stata scelta ed adottata da qualche anno dal Consorzio del Vino Chianti Classico, quella col Gallo Nero per intenderci, che riunisce le aziende le cui uve provengono dal “cuore” della denominazione toscana e che per prime hanno puntato a differenziarsi sotto il profilo della qualità. La reazione è stata immediata. Come si legge in un comunicato diramato a mezzo stampa, “[…] la scelta del Consorzio Vino Chianti relativa all’annunciato progetto di modifiche al disciplinare di produzione, ci trova nettamente contrari ma soprattutto increduli perché volto ad una strategia di gestione a nostro parere non costruttiva e assolutamente priva di idee innovative ed originali di cui invece c’è sempre grande necessità.
Siamo profondamente rammaricati che le scelte proposte del Consorzio Chianti siano tutte rivolte soltanto a riproporre strategie di valorizzazione già messe in campo dal vino Chianti Classico: la Gran Selezione, peraltro con caratteristiche identiche a quelle della Gran Selezione Chianti Classico, come il grado alcolico, i tempi di invecchiamento e il divieto di uso del fiasco, e la certificazione obbligatoria per le transazioni di sfuso.
Dopo pochi giorni dall’annunciato aumento del tenore zuccherino del vino Chianti, con la presunta intenzione di allinearsi ai gusti dei mercati esteri, prevalentemente quello cinese e americano, si parla adesso di una strategia per la crescita qualitativa del prodotto. Quanto basta per generare messaggi confusori verso il consumatore e privare i produttori di vino Chianti di prospettive chiare e a lungo termine”.
Lasciamo a voi ogni commento. Il nostro lo abbiamo scritto in apertura…