L’incontro con N.P.U. il top di gamma di casa Bruno Paillard, ha da sempre rappresentato l’occasione di confronto – del resto l’acronimo sta per “Nec Plus Ultra”, al di là non si va – con un grande vino.
Un grande vino “a prescindere”, avrebbe detto Totò. Nel senso che siamo in Champagne, e qui i grandi vini hanno al 99,9% (fanno eccezione i rari Coteaux Champenoise, uno dei quali, uno straordinario Chardonnay di Mesnil in purezza, è stato firmato proprio da questa maison) le bolle.
Sotto le quali però in casa di mr. Bruno e sua figlia Alice (che ne è sempre di più il fer de lance) c’è sempre stata, e si è sempre sentita in questo “préstige” una base “vinosa” che non avrebbe sfigurato, ad altre latitudini, come vino tranquillo tra i big.
Dunque, anche il 2008 – annata peraltro tutt’altro che deboluccia – … ?
Beh: il 2008 è diverso. Non meno grande, attenzione, ma grande in modo – appunto – diverso.
Più longilineo, meno assertivo, più teso in avanti verso un futuro da scoprire, piuttosto che attestato con imponenza sul suo basamento da nobile lignaggio.
Senza assolutamente tralignare, e men che mai derogare dalla caratteristica di ricercata, fattuale eccellenza che tutti i millesimi di questa serie (non molti alla fine, visto che la regola di chi lo fa è che si salta ogni volta che c’è il minimo dubbio sul livello men che … N.P.U. della riuscita) questa ultima edizione, 18 mila pezzi prodotti, metà Chardonnay e metà Pinot Noir vinificati in piccoli legni esausti, 67 mesi sui lieviti, dosaggio lievissimo (3 grammi), note di pane e zenzero, sì, ma ancora più di erbe officinali, freschezza, ritorni di agrume “crudo” e candito, nuance di piccoli frutti rossi e molto altro (complessità è una parola più che è ben tarata qui), ha una fisionomia davvero tutta sua. E che sembra sfruttare quelle generali del millesimo per rimbalzare, come da un trampolino, in una originalità avvolgente già, ma ancora in gran parte da esplorare.
A sondarla hanno contribuito (senza forzature) i piatti del menu allestito ad hoc da Carlo Cracco (in Galleria da lui il vernissage per la press italiana specializzata con Alice, narratrice provetta e deliziosa, a tener le fila) cui il vino di chez Paillard ha risposto modellandosi diversamente ad ogni diversa “provocazione” gustativa. E con alcuni esiti di grandissimo godimento.
Cosa fare con il neonato? Allevarne in casa per un po’ (lunghezza a piacere, state certi che non scuocerà) se se ne ha disponibilità. Festeggiarne la rarità e la classe ad libitum, e all’occasione giusta, se la “creatura” in vostro possesso è figlia unica.