La storia dell’Azienda Agricola Bosco De’ Medici è la storia di due famiglie, Palomba e Monaco, e racconta di un forte legame affettivo e una lunga collaborazione lavorativa, culminata con la realizzazione del sogno del nonno Raffaele.
È, lui a scrivere il primo capitolo di questa storia, con la sua passione per la coltivazione dell’uva e l’acquisto del primo vigneto sul Vesuvio.
Siamo negli anni ’70 ed il nonno nei pomeriggi assolati, trascorsi tra i filari, nelle giornate di vendemmia ed in tutte le occasioni in cui è possibile godersi il panorama meraviglioso che dal Vesuvio permette di ammirare tutto il territorio a sud di Napoli, fino al mare ed all’inizio della Costiera Sorrentina, si dedica a quei vigneti dove negli anni a seguire si fortifica il legame tra le due famiglie.
Così nel 1996 Gaetano Palomba e Franco Monaco decidono di fondare l’Azienda Agricola Bosco De’ Medici, prendendo spunto dalla scoperta che gli stessi terreni in passato appartenevano alla famiglia de’ Medici di Firenze (dal 1567).
Dopo la scomparsa del nonno Raffaele il testimone passa alla nuova generazione, i figli di Gaetano e Franco, che avviano la costruzione della cantina a Pompei e la prima annata ufficiale dei vini Bosco De’ Medici nel 2014.
Antonio Monaco e Giuseppe Palomba danno quindi una forma definitiva a quello che era stato il sogno di nonno Raffaele, un vino realizzato a Pompei da uve autoctone allevate direttamente dalla famiglia: “La conduzione biologica dei vigneti, oltre alla produzione di uve di alta qualità, – racconta Antonio Monaco – è volta alla tutela dei luoghi in cui siamo cresciuti e delle persone che con noi in questi terreni lavorano. Una filosofia che ci accompagna in tutti i passaggi della filiera produttiva, dalla vigna alla cantina. Qui lavoriamo i nostri vini, accompagnando i processi naturali nel modo più semplice possibile, e facendo tesoro degli insegnamenti di chi ci ha preceduto”.
Oggi l’azienda produce 25.000 bottiglie su 8 ettari di vigneto all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio con una perfetta esposizione solare e la vicinanza del mare (visibile dalla vigna) rende il clima ideale per l’allevamento delle uve, che godono di un’ottima escursione termica e delle correnti d’aria marine.
Il terreno è di tipo vulcanico/sabbioso, ricco di minerali e la cantina sorge nel centro della moderna Pompei, a pochi metri dagli scavi archeologici dell’antica città romana. Alcuni resti di una necropoli sono addirittura visibili dai vigneti didattici che circondano la struttura.
Le uve vengono vinificate con l’utilizzo di serbatoi d’acciaio, tonneau in rovere ed anfore: “L’utilizzo delle anfore di terracotta – continua Monaco – rappresenta il nostro tentativo di realizzare una connessione fra passato e presente, in cui le antiche tradizioni enologiche si fondono con le moderne tecniche di vinificazione”.
Una fotografia chiara che guarda al passato in un territorio, dove non a caso, i romani gli dedicarono grande importanza tanto da far diventare Pompei il punto di riferimento per il commercio di vino in tutto il mondo antico prima che nel 79 d.C il Vesuvio distruggesse tutto.
Pompeiano I.G.T. bianco Pompeii 2019, Caprettone
Colore giallo paglierino con riflessi oro per questo Caprettone in purezza. Al naso spiccano note agrumate e in particolare di cedro ma anche di limone candito, poi gelsomino, ginestra, una punta di vaniglia e pepe bianco. Di buona beva è dotato di un elegante acidità, all’assaggio la speziatura stuzzica il palato prima di chiudere con un bel finale. 5000 le bottiglie prodotte
Pompeiano I.G.T. Rosso Pompeii 2019, Piedirosso
Di un bel colore rosso rubino intenso, al naso sprigiona note di geranio, iris, iodio ma anche pepe nero, tabacco ed una leggera affumicatura. All’assaggio spicca un tannino giovane ma elegante e promettente. 8000 le bottiglie prodotte
Agathos 2018, Piedirosso
L’Agathos, in forma di serpente, è una divinità protettrice dei vigneti, protagonista di molti affreschi pompeiani, che dà il nome a questo vino, prodotto da una selezione dei migliori grappoli di Piedirosso dell’Azienda Bosco de’ Medici. Ne deriva un nettare vulcanico, profuma di frutta rossa, vaniglia, orzo tostato e caffè. Al palato è morbido e persistente. Compratelo ora e bevetelo tra qualche mese, vi stupirà. 1.300 le bottiglie prodotte
Nato in Toscana e cresciuto in Sicilia, dove vivo. Ho iniziato a scrivere quasi per caso, poi anche qualche libro sul rapporto tra mafie e chiesa. Promuovo il Turismo Esperienziale in Sicilia e mi occupo di comunicazione digitale. Scrivo di vino, di cibo e delle cose belle che mi circondano
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