Bollinger appartiene al gruppo delle Maison storiche di Champagne, che attrae da sempre le attenzioni dei consumatori di tutto il mondo. Ed in particolare di quelli italiani, dato che l’Italia rappresenta il primo mercato per le bottiglie di fascia più alta di questa azienda.
Ieri a Roma ed a Londra è stata presentata in anteprima assoluta la nuova annata dello Champagne di punta dell’azienda. Nell’Hotel St. Regis di Roma (evento organizzato dal Gruppo Meregalli) abbiamo potuto infatti degustare la 2004 del R.D. (R.D., che è anche un marchio registrato, sta per Récemment Dégorgé, ovvero uno champagne che è rimasto sui lieviti per un periodo più lungo della norma), insieme ad altre due annate dello stesso prodotto.
R.D. è da più di 50 anni (prima annata 1952) considerato un punto di riferimento per valutare una grande annata di Champagne.
Denis Bunner (Adjoint Chef de Cave) ha guidato una degustazione veramente interessante che ci ha fatto comprendere diversi aspetti dell’azienda.
Innanzitutto le fermentazioni dei vini base (in prevalenza c’è sempre Pinot Nero) avvengono in legno (barrique usate).
Secondo aspetto non trascurabile, Bollinger non utilizza per la permanenza sui lieviti i tappi a corona, ma dei tappi di sughero, che secondo alcuni recenti studi sarebbero in grado di mantenere meglio il livello di pressione nelle bottiglie.
Terzo e forse più importante elemento consiste nel fatto che nella retro etichetta è sempre riportata la data di sboccatura, cosa molto rilevante, dato che potrebbero esserci diverse e distanziate sboccature di uno stesso millesimato, cosicchè la data di sboccatura consente in definitiva di identificare diversi prodotti appartenenti ad una stessa annata.
E non a caso la degustazione ha riguardato proprio Champagne R.D. provenienti da due sboccature di una stessa annata, la 1996.
Il primo derivante da sboccatura novembre 2017 è un vero e proprio capolavoro, con sentori agrumati, gessosi e floreali in evidenza, struttura, freschezza e lungo finale roccioso. Il secondo con sboccatura maggio 2012 (quindi 5 anni in meno sui lieviti) appare meno complesso, con una maggiore evoluzione che porta a note di torrefazione e limone in confettura. Insomma due vini molto diversi.
Quindi occhio all’etichetta, anzi alla retro etichetta che vi permette di identificare il prodotto che intendete acquistare.
Altra interessante annata in assaggio è sicuramente la 2002, che rappresenta tra l’altro la celebrazione dei 50 anni di nascita di questa etichetta. Toni floreali ed agrumati accompagnano sentori di frutta secca e spezie, struttura, freschezza ed una lunga scia minerale.
Ma veniamo al clou della giornata, lo Champagne R.D. Extra Brut 2004 (66% Pinot Nero, 34% Chardonnay, 16 crus, di cui l’88% di Grands Crus ed il 12% di Premiers Crus). In questo momento la 2004 non appare di facile lettura, con il vino che fatica a conquistare il cavo orale ed a concedersi alla degustazione. Note di frutta secca e confettura di agrumi si uniscono a sentori pietrosi, mentre il palato appare contrastato ma ancora non vicino all’equilibrio ideale. Forse gli farà bene ancora un po’ di tempo in bottiglia, o forse Bollinger ci regalerà una sboccatura più in là nel tempo, come nel caso della 1996 e magari diventerà un capolavoro assoluto.
Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice in diversi concorsi internazionali, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.
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