Coltivare un’uva alloctona in Toscana non è affatto un’idea originale, direte voi. Certo, il Sangiovese, vitigno principe della regione, è abituato ormai da decenni alla concorrenza dei Cabernet, del Merlot, del Syrah, soprattutto nelle zone costiere. Ma tutto ci saremmo aspettati tranne che di parlare del Tempranillo spagnolo a San Miniato, patria del tartufo bianco, nel cuore delle Colline Pisane. Eppure è proprio lì che Leonardo Beconcini ha ritrovato all’inizio della sua storia di viticoltore, negli anni Novanta, una piccola vigna dell’uva proveniente dalla Rioja, piantata a piede franco un secolo fa, molto probabilmente erede di un’esportazione (forse risalente al Settecento) di pellegrini spagnoli lungo la via Francigena che passava da quelle parti.
Leonardo non si scoraggiò, pur essendo da poco subentrato al padre Pietro nella guida dell’azienda, e anzi decise di puntare le sue carte su quel vitigno insolito, per lo più sconosciuto, precoce e vigoroso, dal ciclo vegetativo breve, sensibile alle malattie ma ben acclimatatosi al terroir sanminiatese, collocato a circa 200 metri s.l.m., piuttosto asciutto, dal terreno ricco di argilla, calcare, sabbie, sostanze fossili e di origine marina (una gran quantità di conchiglie, chiamate “nicchie” nella vulgata locale). Negli anni piantò altri quattro ettari dell’uva iberica dopo un’accurata selezione massale. Nel 2009 arrivò finalmente, grazie al suo impegno, l’iscrizione del Tempranillo nell’albo delle varietà coltivabili.
Oggi due delle etichette aziendali di punta nascono dal Tempranillo, che ricopre cinque ettari sui dodici totali di superficie vitata detenuti dalla cantina. Gli altri vini, altrettanto importanti, nascono invece dai più tradizionali Sangiovese, Canaiolo, Malvasia Nera e Trebbiano. Le circa centomila bottiglie annue vengono vendute prevalentemente all’estero.
La conduzione agronomica non è certificata ma per molti aspetti va oltre i dettami biologici. Anche in cantina, la regola è assoluta semplicità: lieviti indigeni, fermentazioni in cemento e uso del legno misurato, evitando il più possibile interferenze nello spettro aromatico.
In un bel pomeriggio di ottobre, davanti a vigne illuminate da una splendida luce, una piccola squadra di “Vinodabere” (oltre a me c’erano Maurizio Valeriani e Paolo Valentini) è tornata a visitare Leonardo e la moglie Eva in cantina, qualche anno dopo una piacevole serata a cena in cui assaggiammo la produzione aziendale. La prima impressione è quella di una crescita complessiva di tutti i vini, ma anche le due mini-verticali delle sue etichette di punta, il Reciso e il Vigna alle Nicchie, hanno dato risultati molto interessanti.
Ecco le mie considerazioni.
Vea “Annozero” Toscana Igt 2018 (Trebbiano). È la prima annata di questo bianco che fa 23 giorni di macerazione sulle bucce, poi due mesi in barrique. Ha un bel frutto, è caldo di alcol ma di buon corpo, con equilibrio e giusta acidità. Sale e frutta matura in chiusura, ampio, diretto, piacevole.
Ixè Tempranillo Toscana Igt 2016 (Tempranillo 100%). Ixè sta per “x” nella parlata toscana, perché con la x era chiamata la vigna sconosciuta prima che l’esame del Dna svelasse il Tempranillo. Second vin dal vitigno ispanico, da filari di 12-18 anni, affinato parte in cemento, parte in barriques e tonneaux usati per 15 mesi. Profumi di spezie ed erbette aromatiche, sangue, sottobosco, bacche scure, cacao. Grande energia fruttata al palato, buona sapidità, gli manca un po’ di allungo ma ha tannini finissimi, risultato niente affatto scontato per quest’uva, e un gustoso finale di ciliegia matura e liquirizia.
Pietro Beconcini Chianti Riserva 2016 (Sangiovese 85%, Canaiolo 15%). Da vecchie vigne di 50-65 anni, è il vino della tradizione, dedicato al papà di Leonardo. Matura per un anno e mezzo in botti grandi di rovere. Bel naso floreale, prugna, balsamico, resina e caffè; di ottima beva, un po’ ruvido ma caratteristico. Finale sapido, pulito, con sentori di macchia mediterranea. Vino ancora giovane, tannini da arrotondare.
RECISO
Si tratta di un Sangiovese 100%, da due cloni coltivati in un cru di due ettari di 25-45 anni. Il nome deriva dalla tecnica dell’interruzione linfale: per combattere l’umidità nell’ultima fase di maturazione si praticano incisioni sui tralci. Fa due anni di botte grande.
Reciso Sangiovese Toscana Igt 1999. Naso fresco, terziari ancora molto delicati, fiori secchi, tabacco da pipa; bocca fragrante e succosa, balsamica. Bel vino di impostazione modernista, compiuto.
Reciso Sangiovese Toscana Igt 2005. Olfatto già molto evoluto, cacao e caffè; bocca più viva, carnosa, sembra però invecchiato meno bene del precedente.
Reciso Sangiovese Alta Toscana Igt 2012. Naso boschivo, speziato, fluviale, poi radici e caffè; in bocca ha un ingresso un po’ amaricante ma sfoggia una trama tannica importante e un finale irresistibile di arancia sanguinella. Ottimo.
Reciso Sangiovese Terre di Pisa Doc 2016. Profumi ancora su note di viola e frutti rossi e scuri (lampone, ciliegia, mora) che tornano nel finale. Molto elegante e agrumato, sapido e di grande persistenza. Per ora più contratto del 2012, deve distendersi ma ha un bel potenziale.
VIGNA ALLE NICCHIE
Vino davvero unico, originale, è ricavato da Tempranillo in purezza di impianti in prevalenza centenari (quelli della famosa vigna “x”), vendemmiati nella prima metà di settembre. Fa un mese di appassimento in cassette all’aperto, fino a perdere un quarto del peso. Fermentazioni piuttosto lunghe (si può arrivare a 45 giorni) in cemento, a temperatura non controllata. La maturazione avviene per due anni in legno piccolo, poi altri 24 mesi in vetro prima della commercializzazione. Gradazione alcolica che raggiunge e spesso supera i 15 gradi. Dal 2012 ha cambiato nome: Vigna Le Nicchie. Le nicchie, come già accennato, sono le conchiglie fossili di cui il terreno dei Beconcini è molto ricco.
Vigna alle Nicchie Tempranillo Toscana Igt 2006. Naso boschivo, frutta secca, resina, alloro, cacao, cannella; beva distesa, morbida, dal tannino fitto e di buona tensione. Finale di frutta matura, liquirizia e sigaro toscano, molto fresco e leggermente agrumato. Evoluzione impeccabile.
Vigna alle Nicchie Tempranillo Toscana Igt 2009. Profumi legati al legno e alle note terziarie, pepe, rabarbaro, cuoio, tabacco, ricordi fruttati di ciliegia; bella maturità di frutto al palato, solido e ancora energico, meno dettagli e sfumature del precedente, più diretto, dalla chiusura lunga e stuzzicante.
Vigna Le Nicchie Tempranillo Vigna Vecchia Alta Toscana Igt 2012. All’olfatto sembra una via di mezzo dei due precedenti, con prugne, more, spezie, ginepro; sorso saporito, fruttato, leggermente amarognolo, gli mancano un po’ di slancio e agilità.
Vigna Le Nicchie Tempranillo “Vigneto Prephilloxera” Toscana Igt 2015. Naso sulle sue, con lievi cenni ematici, di torrefazione, chiodi di garofano e frutti di bosco; bocca ancora legata, non astringente ma di grande densità tannica, bellissimo finale minerale, sapido, quasi roccioso, con fragole in confettura a donare dolcezza e succosità. Destinato a crescere negli anni.
VIN SANTO
Due etichette per questa tipologia, il classico e l’Occhio di Pernice da solo Sangiovese.
Caratello Vin Santo del Chianti Doc 2009 (Malvasia Bianca e Nera, Trebbiano, San Colombano). Appassimento di cinque mesi, fermentazione e affinamento in caratelli di rovere e castagno dove il liquido sosta per cinque anni. Profuma di miele e mandorle, datteri e fichi, bel sapore dolce/non dolce, finale agile, gustoso e persistente.
Aria Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice Doc 2007 (Sangiovese). Stessa vinificazione, maturazione più lunga (sette anni). Frutta secca e marron glacé al naso, ha un profilo grasso, quasi oleoso, e una beva più impegnativa del fratellino.
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
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