Il Gattinara di Travaglini è senza dubbio uno dei vini più “iconici” dell’intero panorama enologico italiano. Quella bottiglia sghemba, che la leggenda vuole nata da un incendio o dedicata ad un Papa mancino, fu in realtà un’invenzione geniale di Giancarlo Travaglini nel 1958, che, nel tentativo di trovare una soluzione pratica alla raccolta dei sedimenti (alla stregua di un moderno decanter), in realtà brevettò un’arma di marketing e di comunicazione che avrebbe fatto le fortune sue e della sua azienda.
È facile, e forse anche un po’ ridondante, scrivere delle qualità del Gattinara Tre Vigne o de Il Sogno. Sono vini grandissimi, che hanno bisogno di poche presentazioni e che meritano di stare nell’Olimpo delle migliori espressioni di rossi italiani.
Il primo è un vino che viene messo sul mercato solo nelle migliori annate, quando la vigna e la qualità delle uve gli consentono di raggiungere perfetti standard qualitativi. La materia prima proviene da tre vigneti storici di proprietà, chiamati “Alice”, “Lurghe” e “Bogianette”, all’interno di terreni rocciosi, ricchi di sali minerali e di ferro, che contribuiscono a donare il classico colore rossiccio alla terra. Nel bicchiere è ampio e ricco di profumi, con la “bordata” tannica in bocca presto equilibrata da un frutto e un’acidità viva, con un finale lunghissimo, fresco e sapido al tempo stesso.
Il Sogno è un progetto di vino dedicato a Giancarlo – che lo aveva immaginato, ma che non ha fatto in tempo a vederlo compiuto – e messo sul mercato la prima volta nel 2009. Se la bottiglia, immancabilmente, è sempre la stessa, assai diverso è il vino che la riempie. Le uve sono portate in appassimento in appositi graticci, per circa 100 giorni, poi vinificazione in acciaio e 4 anni di botte, prima di un finale di ulteriori 8 mesi in bottiglia. Qui la struttura si concentra, gli aromi virano maggiormente sul frutto, con un finale più morbido, grazie al residuo zuccherino da appassimento. Vino che coniuga eleganza e potenza, come solo i grandi rossi sanno fare.
Ma è sul Gattinara classico e sul Nebbiolo base che mi piace soffermare l’attenzione. Col Tre Vigne e con Il Sogno si vince facile. Ecco allora che il Gattinara “normale” e il Nebbiolo d’annata sono vini che acquisiscono una dignità e un interesse a mio avviso ancora maggiore dei più blasonati “fratelli”.
Il Gattinara 2016, ad esempio, ha nel DNA tutta la mineralità ferrosa, i toni radicosi e di liquirizia, la verve tannica delle versioni “maggiori”, ma con una disponibilità al dialogo più evidente. È vino asciutto e dritto, che capisci subito, che ti parla la lingua del suo territorio, fatta di una trascinante acidità e di un’austerità che non diventa mai chiusura. E – cosa per me fondamentale quando si tratta di consigliare una buona bevuta – lo puoi ordinare in carta senza firmare per un mutuo.
Il Nebbiolo Coste della Sesia 2018 è invece un esempio di quello che vorrei sempre trovare in un vino quotidiano. Lo apri, lo versi, fai due chiacchiere con i compagni di tavolo, ti giri e…è finito! Una beva trascinante e golosa, ma non banale. A partire dai profumi tipi di viola, rosa, frutta rossa, liquirizia. Per passare al gusto scorrevole, equilibrato, dove torna la mineralità del territorio nelle sfumature finali. Vino che scende giù, senza scalini, senza intoppi e che dovrebbe essere in carta di ogni ristoratore accorto.
P.S. – Un ringraziamento all’amico sommelier Michael Costamoling dello Sporthotel Panorama di Corvara in Badia, per aver condiviso spunti e riflessioni su questi vini durante lo splendido soggiorno nella sua struttura.
Abruzzese, ingegnere per mestiere, critico enogastronomico per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri, con cui ancora collabora. Vino, distillati e turismo enogastronomico sono la sua specializzazione. Nel tempo libero (poco) prova a fare il piccolo editore, amministrando una società di portali di news e comunicazione molto seguiti in Abruzzo e a Roma. Ha collaborato per molti anni con guide nazionali del vino, seguendo soprattutto la regione Abruzzo (ma va?), e con testate enogastronomiche cartacee ed online. Organizza eventi e corsi sul vino...più spesso in Abruzzo (si vabbè...lo abbiamo capito!).
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