Il Pecorino d’Abruzzo è il bianco del futuro.
Parola di Leila Salimbeni, giornalista, che ha condotto un’interessante Masterclass durante la recente Milano Wine Week.
Vino del futuro perché in Abruzzo la storia del pecorino è relativamente recente. Quasi scomparso nel dopoguerra – ad esso si privilegiavano varietà maggiormente produttive – i primi reimpianti, frutto della ricerca di un’alternativa al Trebbiano, sono storia recente e le prime vinificazioni risalgono al 1996.
Bianco del futuro anche perché oggi tante aziende stanno scommettendo su questo vitigno: nuovi impianti e nuove interpretazioni, differenti gli stili.
Anche dal punto di vista normativo, è uno dei vitigni su cui è stata costruita la denominazione Abruzzo DOC.
È un futuro tutto da costruire considerando la mancanza di una storia a cui riferirsi.
Il Pecorino è una varietà precoce con tutti i problemi che questo può comportare in particolare durante la fioritura. Il Pecorino predilige la collina, fino ad oltre 800 metri s.l.m., a ridosso della zona pedemontana, in una regione, l’Abruzzo, che rappresenta il cuore verde d’Italia e il cui 36% del territorio è costituito da aree protette.
Il nome Pecorino sembra derivi direttamente dalla transumanza: lungo il percorso le pecore si fermavano a mangiare l’uva più dolce e grazie alla sua precocità questa veniva preferita al Trebbiano, più tardivo. I pastori dovevano però compensare i vignaioli di questa perdita e offrivano loro i formaggi realizzati, appunto, con latte di pecora.
In Abruzzo vengono prodotte circa 2 milioni di bottiglie a partire da una superfice di circa 2500 ettari. Il sistema di allevamento tradizionale è la pergola o tendone abruzzese, preferito rispetto alla spalliera in quanto protegge meglio i grappoli dai raggi del sole.
Come già accennato, al momento non è possibile trovare uno “stile comune” che possa caratterizzare, anche per il consumatore finale, il Pecorino d’Abruzzo.
I differenti stili e le interpretazioni sono risultati evidenti nella degustazione.
Il Colline Pescaresi IGP Pecorino 2020 della Tenuta Secolo IX è lucente nel suo colore giallo paglierino; all’assaggio spiccano la sapidità e la freschezza svolte nella pienezza della frutta tropicale, mango, dei fiori, camomilla, e delle note vegetali. Buona la persistenza. Seconda annata di produzione; territorio sempre ventilato.
Dal colore più inteso che ricorda il dorato è il Colline Pescaresi IGT Pecorino 2020 Mia Natura della Tenuta Arabona, una delle prime aziende biologiche della regione. I profumi, importanti ed esplosivi, uniscono il miele alle note vegetali e di spezie. In bocca troviamo concentrazione ed estrazione; buona la lunghezza con ritorni di zenzero quasi piccante e di frutta candita. Crio-macerazione e fermentazione con lieviti indigeni.
Sempre della medesima annata l’Abruzzo DOP Pecorino Superiore 2020 Colle Civetta di Pasetti che, alla vista, ritorna ai toni paglierini mentre mostra, al naso, sentori di spezie, di mare, di salmastro, di erbe aromatiche accompagnate da lievi note tostate e sbuffi di pepe verde. In bocca buona sapidità e acidità di agrume, cedro; vino verticale anche se ancora decisamente giovane.
Terreni ricchi di calcare e sostanze organiche; una terrazza a 500 metri s.l.m. che guarda il mare con alle spalle il massiccio del Gran Sasso. Tra le prime aziende che hanno investito nel Pecorino.
Della cantina Cooperativa Tollo degustiamo l’Abruzzo DOP Pecorino 2019 che già dal colore mostra il trascorrere del tempo tingendosi di accenni dorati. Il naso è ricco sia di note tostate che di frutta gialla e fiori. In bocca si percepisce la buona struttura; al retrolfatto mostra il sentore del passaggio in legno comunque ben integrato (il 50 % della massa sosta in barrique). Il palato è secco, pieno. Maggiore espressività di bocca rispetto al naso.
Terre di Chieti IGT Pecorino Gira 2018 della Cantinarapino evidenzia eleganti note di camomilla, di fiori e di frutti gialli che si riflettono nel dorato del calice. In bocca la buona acidità prende le forme di un agrume dolce; poi ancora minerale, sapidità, con accenni di pietra focaia. Un vino pieno e diritto con una impronta decisamente personale. Azienda affacciata al mare in conduzione biologica.
Abruzzo DOC Pecorino Superiore Tegeo 2018 dell’aziende Codicevino. Colore paglierino tendente all’oro per questo vino dai sentori netti con un’impronta di idrocarburo, di frutta matura e crosta di pane. La bocca è piena; intenso e succoso con un frutto quasi salato. Acidità importante e lunghezza giocata sulle note di tostatura.
Dopo una trentennale brillante carriera in ambito amministrativo finanziario all’interno di un noto gruppo multinazionale, dal maggio 2018 si dedica totalmente al mondo del vino del quale è appassionato partecipe da oltre quindici anni. Sommelier dal 2005 e degustatore Associazione Italiana Sommelier, assaggiatore di formaggi ONAF, assaggiatore di grappe e acqueviti ANAG e degustatore professionista di birre ADB, è relatore in enologia nei corsi per sommelier. È stato responsabile redazionale del sito internet della delegazione AIS di Milano e ha collaborato alla stesura delle guide Vitae e Viniplus. È redattore per la rivista Viniplus di Lombardia, per la quale cura due rubriche, è inoltre autore per la rivista Barolo & Co e per le testate on-line vinodabere.it, e aislombardia.it.
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