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Abruzzo – Azienda Agricola Monti: Baffo, Elio, Antonio, Emilia e Mirko, autentici protagonisti del Controguerra

Vini, vigneti, vitigni, vinificazioni.

Amori, passioni, semplice interesse.

Autentici, convenzionali, omologazioni.

Giacché è incontrovertibile che il vino sia opera dell’essere umano, il quale ha creato un qualcosa che in natura non esisteva, sono proprio le storie degli individui che lo producono che maggiormente ci interessano, anche più del vino stesso.

Ogni azienda ne ha una che merita d’essere raccontata, certe più interessanti di altre, alcune più evidenti, in superficie, in ulteriori sono invece nascoste, dove per farle emergere occorre chiedere, curiosare, scavare.

Noi lo faremo come dei veri amanti, che sono ecumenici: ascoltano e degustano qualunque vino la donna o l’uomo producano che lo gratifichino, purché sia lecito e non offenda l’intelligenza con l’inganno.

A termine del press tour per l’Anteprima del Montepulciano d’Abruzzo, del quale parleremo a breve, abbiamo avuto modo di visitare alcune cantine produttrici.

Scegliamo di iniziare parlando della Cantina Monti, non perché sia stata la prima visitata, ma per l’emozione provata all’incontro con Emilia Monti, la proprietaria, e per la storia che meritava d’essere narrata. Ciò non bastasse siamo stati accolti con una gentilezza talmente elevata per la quale non possiamo che rinnovare i ringraziamenti.

Assieme al collega Paolo Valentini, a distanza di cinque anni, la testata vinodabere è tornata in questa azienda, poiché ne parlarono già in modo eloquente Sabrina Signoretti e Salvatore Del Vasto qui: link.

 

Volgo gli occhi

verso l’amato mare

e l’infinito mi accoglie

col suo sguardo.

Qui, pensoso,

prigioniero

tra l’Adriatico e il Gran Sasso,

tra i monti Gemelli

e la piana del Tronto,

l’immensità mi accoglie.

Qui, in questo piccolo

Angolo di Paradiso,

nell’inferno della Terra. (1)

 

Al nostro arrivo, sul colle omonimo della contrada Pignotto dove è posta la cantina a 267 metri sul livello del mare, rimaniamo affascinati, malgrado la giornata sia nebulosa ma non piovosa, dallo spettacoloso panorama a 360 gradi.

Con una carrellata degna di un film di Brian De Palma osserviamo dapprima il Gran Sasso innevato, di suo già appagante, e a seguire i cosiddetti monti Gemelli, vale a dire la Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli, il paese di Controguerra, le terre di confine della piana del Tronto marchigiano, il paese arroccato di Colonnella che ci spiace di non aver visitato, e infine non manca la vista del mare con Alba Adriatica, affatto distante e la cui influenza iodata e salina dovuta al vento l’abbiamo poi ritrovata in tutti i vini degustati.

Vigneti in potatura

 

Ci accoglie sorridente Emilia, che evidenzia l’amore verso il Montepulciano nel vestire e nella cura della sua persona: capelli, unghie e sciarpa sono del medesimo colore di questo vino.

La cantina nasce nel 1969, è un grande edificio al cui piano superiore dimora la famiglia Monti, ma l’orgoglio di Emilia è di mostrare, oltre alla bottiglia conservata del primo millesimo, anche una del 1945 fatta imbottigliare dal nonno Brunetto dopo trenta anni, il 28 dicembre 1976, come a sancire un amore che viene da più lontano.

La bottiglia del 1945

Sono oltre 20 anni che Emilia ha accettato la sfida di prendere in mano le redini dell’azienda, tra tante difficoltà, a partire dal 2002, a seguito della morte del padre. In precedenza, dieci anni addietro, aveva anche perso un fratello solo diciassettenne.

Elio Monti nasce nel 1935. È il secondo figlio di Brunetto e Annunziata, i nonni di Emilia. Con suo fratello maggiore Antonio, condurranno assieme la cantina. Elio è stato il motore dell’attività, curioso e aperto alle innovazioni. Questa visione della vita moderna è chiara conoscendo il suo percorso formativo. Nel 1955 decide di seguire un corso di laurea a Napoli in lingue orientali. Oggi una cosa del genere potrà apparire normale ma settanta anni fa affatto. Dello stesso parere fu suo padre Brunetto, che in un primo momento non aveva ostacolato la decisione, salvo poi fargli capire senza mezzi termini che non lo avrebbe più sovvenzionato se non avesse cambiato indirizzo. Gli propone due alternative da seguire a Roma: medicina o farmacia. Elio sceglie farmacia che sarà la sua laurea all’Università La Sapienza e da lì nasce un amore per la chimica. Il farmacista – era un lavoro non adatto alle sue caratteristiche- quindi sceglie l’insegnamento, e contestualmente con il fratello getta le basi per l’attività vinicola producendo a partire delle vigne vocate (molto inferiori alle attuali) possedute in famiglia. Ma la passione per la vigna era troppo forte per dividerla con un altro lavoro, pertanto sceglie di abbandonare l’insegnamento, e comincia la storia della Cantina Monti.

Nonostante una laurea in Lettere Moderne con indirizzo comunicazioni sociali conseguita alla Cattolica di Milano, che avrebbe potuto aprire strade differenti, Emilia si dedica, oltre all’insegnamento in un corso per ottenere la licenza media destinato ad adulti che fin da subito ha amato, alla conduzione della cantina giacché, dopo la morte del caro fratello, Antonio non se la sentì più di continuare.

La forza e l’entusiasmo di Emilia per il vino della sua terra, la portano ad assumere la carica di Vice presidente, assieme a Gianluca Galasso della San Lorenzo Vini, del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane Docg, esperienza conclusasi il 20 ottobre 2023 quando il Consorzio confluì in una realtà ben più grande, il Consorzio Vini d’Abruzzo.

Nei otto ettari di proprietà, che circondano la cantina nei pendii del colle sottostante, si coltivano solamente Montepulciano d’Abruzzo e Pecorino, in filari di cordone speronato e guyot (quest’ultimo si ritiene sia la migliore forma di allevamento per il Pecorino), con rese attorno ai 70 quintali per ettaro. Potature e vendemmia sono effettuate interamente a mano.

L’espiantato dei vitigni internazionali presenti un tempo, come Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon, definisce l’intento della produttrice: creare vini che rappresentino il luogo d’origine.

 

L’agricoltura è a produzione integrata, pertanto a basso impatto ambientale, senza diserbare, su un suolo calcareo/sabbioso, e in quasi la totalità dei casi la fermentazione del vino avviene spontaneamente (è stato così per ogni millesimo di vino che abbiamo in seguito assaggiato, vale a dire 2022, 2019, 2017, 2016, 2015, 2011, 2010).

La produzione media annua si aggira attorno alle 50 mila bottiglie.

Il nome dell’agronomo è Emanuele Leopardi, mentre l’enologo attuale è Massimo Bartolini di Orvieto.

 

Domandiamo il motivo della presenza di un cane di razza Spinone in etichetta. Fin dalla prima annata del 1969 non è mai mancato, ed è diventato il marchio dell’azienda, cambiato più volte nello stile ma sempre presente. Si tratta di Baffo, il cane di famiglia all’epoca della fondazione (siamo in presenza di amanti degli amici a quattro zampe e tutt’ora ve n’è uno ma, essendo stato adottato, era troppo spaventato per farsi vedere) e poiché ogni casata aveva un soprannome, quello dei Monti divenne chill de lu ca’, quelli del cane. Che il cane sia simbolo di fedeltà è risaputo, in questo caso è alla tradizione.

Prima uscita del 1969 con Baffo

Bottiglia successiva con Baffo

Visitando la cantina, oltre ai contenitori in acciaio, abbiamo notato numerose vasche in cemento vetrificato di varie capacità: si va dalla più piccola di 3 ettolitri alla più grande di 100 ettolitri.

Ci sono anche 4 botti grandi da 25 ettolitri in rovere di Slavonia e una trentina di barrique a media tostatura, principalmente provenienti dalla tonnellerie Remond.

La cantina

La cantina produce una linea base chiamata Monti.  Abbiamo avuto di assaggiare il Pecorino Colli Aprutini 2022, che fa solo acciaio, profumato, fresco e iodato, di buon corpo, quasi masticabile; il Rosato Colli Aprutini 2022 ovviamente da uve Montepulciano, con macerazione di circa 6 ore, che abbiamo trovato fresco, fragrante, con una bella ciliegia, e di buona struttura; il Montepulciano d’Abruzzo 2019, macerazione sulle bucce per due settimane, malolattica svolta in vasca cemento dove poi staziona almeno per 10 mesi e successivo affinamento in bottiglia, con sentori di frutta rossa e a piccola bacca, ciliegia su tutti, con corpo nella media, tannini levigati e acidità lievemente inferiore alle attese, ma di buona persistenza.

Dedicato al padre è il vino successivo. Pecorino Elio Monti Controguerra 2022, la cui prima vendemmia risale al 2021, subisce una macerazione sulle bucce per circa 6 ore (in precedenza, a partire dal 2016 da queste uve si produceva un vino chiamato Vir che non la effettuava) e seguente fermentazione senza bucce in acciaio, poi maturazione in vasca di cemento per circa 4 mesi e affinamento pre imbottigliamento per altri 4 mesi. Fresco, croccante, iodato, salino, molto profumato, con settori fruttati di pesca gialla, pieno e masticabile. In un secondo assaggio dopo un’ora si è dimostrato ancor più elegante, con morbidezza vicina alla vaniglia e note floreali che ci hanno suggerito il mughetto.

 

Appoggio le labbra al cristallo

il rosso si veste d’incanto,

un tramonto sul far della sera

con il cuore che batte e che spera.

 

Le note son dolci e fruttate

ricordan le sere d’estate

il sole che indora la sabbia

il vento che soffia e scompiglia.

 

Scende un sorso giù per la gola

con la mente che arde e che implora

di donarle un sorso più lungo,

un sorriso, un sogno, un ricordo.

 

E rimane un’ultima goccia

per un brindisi, insieme, alla pace

In alto si levano i calici

al grido pace, pace, pace.(2)

 

Troviamo questa poesia magnifica e profondamente attuale. Assieme all’altra fin qui pubblicate sono opera di Mirko Pierpaolo Papirii.

Il poeta muore a Teramo il 3 agosto 2017 dopo una lunga malattia, lasciando la moglie, Emilia Monti e i figli Chiara e Leonardo.

Mirko era un bancario, amante del vino e anche della birra, che fuori dal lavoro si occupava assieme ad Emilia della cantina, l’accompagnava nelle fiere del vino, mostrando quell’entusiasmo e l’ottimismo tipico di chi si è profondamente affezionato a una realtà che non appartiene alla sue origini e storia, e con un energia almeno al pari di quanti l’hanno coltivata fin dalla nascita. Questi valori, siamo certi, continuano a vivere nella pervicacia di Emilia, lo abbiamo avvertito, impossibile non accorgersene.

 

Arte chiama arte.

Quadro di Francesco Perilli

La lettura di questa poesia ha ispirato l’artista teramano Francesco Perilli, creatore della corrente Neutral-ism il cui manifesto lo trovate qui: link. Un dipinto che è stato utilizzato per l’immagine dell’etichetta del vino Femina Cerasuolo d’Abruzzo Superiore, macerazione con le bucce per circa 8 ore, fermentazione in acciaio senza le bucce e affinamento pre imbottigliamento di 2 mesi circa. Abbiamo provato il 2022 che è risultato fresco, iodato e fragrante, con ciliegia croccante e di fragolina di bosco, di buon corpo e finale elegante e mediamente persistente.

Il Rosato d’ingresso e il Cerasuolo Superiore Femina

 

Ma siamo in terra di Montepulciano. A base di questo vitigno oltre il già descritto nella linea base di Monti, la cantina produce ben altri quattro altri.

Iniziamo descrivendo l’ultimo assaggiato e l’ultimo nato, nel 2017, che è l’anno della scomparsa di Mirko ed è a lui dedicato. In etichetta troviamo l’amanuense con firma estesa di un’altra sua poesia, decisamente intensa, struggente e che commuove, dedicata al naufragio di Lampedusa avvenuto il 3 ottobre 2013 dove morirono 368 persone, e che ci pregiamo di riprodurre:

 

Quella notte ho lasciato

Le mie speranze

Su quel barcone incerto

Carico di sogni e di illusioni

Ho lasciato i giochi e la mia terra

Per trovare fortuna altrove

In Paese straniero e inospitale

Lontano, al di là del mare.

Sciabordio e silenzi i rumori della notte,

ladri non ladri d’altra sorte.

Con la luna a specchiarsi tra le onde

Ho aspettato invano la mia America

Trovando tristezza e delusione

Disteso inerme tra i flutti

Aspettando l’ultima ora fatale.

Annaspo, affondo, riemergo

L’ultimo respiro si avvicina

Poi una luce…La luce di Dio?

La luce della speranza?

Intorno morte, delirio, ingiustizia

Uomini, donne, bambini senza colpa

Partiti sperando morti affogando

Mentre uomini avidi e falsi

Schiavi del’unico dio il denaro

Rubavano vite semplici

alla ricerca di un futuro migliore

Chissà se oggi, quando la tragedia

ancora grida urla di pianto al cielo,

qualcuno capirà il vero valore

della parola Amore? (3)

 

Il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo MKP è senza solfiti aggiunti. La fermentazione è a temperatura controllata in contenitore d’acciaio con macerazione sulle bucce attorno ai 18 giorni, con rimontaggi e follature e fermentazione malolattica svolta. Le uve utilizzate sono quelle con la più bassa resa per ettaro, 40 quintali, come avviene per il vino più prestigioso della cantina: un dovuto riconoscimento alla memoria di Mirko. Affina in vasche di cemento vetrificato per circa 12 mesi, e successivo affinamento in bottiglia per almeno 3 mesi. Il 2019 testato si presenta come un vino carico ciliegia e di mirtillo rosso, complesso ed elegante, dotato di una buona acidità e tannini ancora evidenti.

 

Il vino seguente è il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Voluptas 2017, prima vendemmia 2003, fermentazione in contenitore d’acciaio a temperatura controllata con macerazione sulle bucce fino a 20 giorni, con rimontaggi e follature e fermentazione malolattica svolta. Maturazione in vasche di cemento per circa un anno e prolungato affinamento in bottiglia, 6 mesi ma anche molto di più, dato che il campione assaggiato era l’ultimo posto millesimo posto in commercio. È stato il vino che ci ha meno convinto un po’ meno, con ciliegia matura, buon corpo e sebbene i tannini fossero levigati, risultava un pochino stanco, complice l’annata piuttosto calda.

 

Ma passiamo ai due vini top di gamma che abbiamo testato in due annate distinte, la  corrente e la versione di cinque anni prima.

 

Del Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Senior abbiamo assaggiato il 2016 e il 2011. Qui la resa dei quintali per ettaro scende a 60. Compare per la prima volta nella vendemmia 2003, ma in realtà si tratta del vecchio Montepulciano d’Abruzzo Riserva. Fermenta in contenitore d’acciaio a temperatura controllata con macerazione sulle bucce in media per 22 giorni, con rimontaggi e follature e fermentazione malolattica svolta. Vasca di cemento per circa un anno e maturazione in botte di rovere di Slavonia da 25 ettolitri per circa 18 mesi, ritorno in vasca, e affinamento in bottiglia minimo 12 mesi.  Il 2016 ha sentori di ciliegia matura, mora, che in gustativa diventa di confettura, e mirtilli, sentori iodati e minerali, spezie dolci, e tostatura del legno. Buono il corpo, tannini levigati, e già maturo e leggermente caldo rispetto all’annata di buon livello.

Ottimo il 2011, grande struttura, corpo pieno, energico e masticabile, iodato, note di confettura di mora, ancora molto vivo, tannini setosi e acidità in perfetta armonia.

Montepulciano Senior 2016 e 2011)

I fratelli Monti, sempre contrari all’utilizzo di contenitori di legno piccolo come la barrique per la maturazione del vino, si dovettero ricredere nel 1999 quando effettuarono una prova con pochi filari. Il tutto nasce dalla richiesta espressa e insistente del loro importatore americano che indicarono anche Riccardo Cotarella come consulente. In cantina troneggia appesa a un muro la foto che lo ritrae mentre maneggia un grappolo di Montepulciano affianco di Elio Monti. L’esperimento dimostrò che il vitigno non tradiva le sue peculiarità varietali.

Elio Monti e Riccardo Cotarella

L’anno successivo 2000 è l’anno zero del vino di punta della cantina, il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Pignotto, del quale abbiamo assaggiato le annate 2015 e 2010. Abbiamo anticipato che la resa per ettaro è appena di 40 quintali, fermentazione in acciaio a temperatura controllata con macerazione delle bucce fino a 25 giorni, con rimontaggi e follature e fermentazione malolattica svolta. La maturazione avviene nella stessa maniera del vino precedente con la differenza, per l’appunto, della barrique in luogo della botte di rovere da 25 ettolitri.

Montepulciano Pignotto 2015 e 2010

 

 

Pignotto 2015 è un gran vino, l’amarena, la mora e la prugna matura, sono le protagoniste, a seguire delle note balsamiche, e di terzialità come il tabacco e la liquirizia. Di grande eleganza e con corpo consistente, è dotato ancora di una discreta acidità, con buona persistenza. Pignotto 2010, a nostro parere, è persino migliore, da Standing Ovation. Il vino è ancora vivo, e non denota alcuna stanchezza. Note di confetture varie, mirtillo, prugna, mora. Avvolgente con tannini levigatissimi. Decisamente appagante e con finale molto lungo. Abbiamo provato un senso di benessere e la voglia anche noi di levare in alto il calice al grido pace, pace, pace.

 

Tutte le poesie sono state pubblicate con il consenso di Emilia Monti, che ce le ha cortesemente inviate e alla quale va il nostro più sentito ringraziamento.

 

(1) Piccolo Angolo di Paradiso – Mirko Pierpaolo Papirii

(2) Cuor di Poeta – Mirko Pierpaolo Papirii

(3) Lampedusa 3.10.13 – Mirko Pierpaolo Papirii

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Scritto da

Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.

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