L’azienda Nittardi, ubicata a Castellina in Chianti con una proprietà di un centinaio di ettari circondati da bosco, di cui dodici vigneto, a cui se ne aggiungono ulteriori venti situati in Maremma, più precisamente a sud di Grosseto, tra Scansano e Magliano, ha presentato a Roma presso il ristorante “Per Me” di Giulio Terrinoni, la nuova annata del Chianti Classico Casanuova di NITTARDI Vigna Doghessa 2021.
Una cantina che vede le proprie origini nel lontano passato. Infatti nel 1183 la torre, elemento ancor oggi rappresentativo della cascina, conosciuta come “Nectar Dei”, ospitava la casa madre dei Monaci Benedettini. In seguito diversi personaggi illustri si sono avvicendati nella proprietà, tra questi spicca Michelangelo Buonarroti che durante un viaggio nel Chianti ne assaggiò il vino prodotto e ne fu talmente affascinato da acquistarla nel 1549, mentre effettuava i lavori alla Cappella Sistina, per fare dono, al Papa Giulio II, di quel nettare che lo aveva tanto colpito.
Fu nel 1981 che Stefania Canali e il marito Peter Femfert, la prima veneziana, il secondo tedesco decisero di acquistarla e farne la loro ragione di vita, incominciando a piantare i nuovi vigneti che sono la spina dorsale dell’azienda. Negli ultimi anni è il figlio Léon Femfert ad averne preso in mano le redini virando su un profilo sempre meno invasivo nella gestione delle vigne tanto che dal 2017 è stata certificata biologica.
Léon ha fatto diverse esperienze all’estero prima di cimentarsi attivamente in cantina, inizialmente in Cile, presso l’azienda biodinamica Casa Lapostolle, poi in Borgogna, Stati Uniti e Germania, ed ha così acquisendo le conoscenze per avventurarsi con fiducia in questo cammino ben supportato dall’enologo Carlo Ferrini.
I vigneti sono dislocati nella zona del Chianti Classico, dove troviamo il Sangiovese, altre varietà autoctone e una piccola vigna di Merlot, e in Maremma dove hanno dimora Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Cabernet Franc, Syrah, Vermentino, Roussanne e alcune varietà sperimentali.
I vigneti sono in gran parte di 40 anni di età con impianti ad alta densità, ben 6.660 piante per ettaro, ma ve ne sono anche di più “vecchi”, di circa 50 anni, con impianti di appena 3.000 ceppi per ettaro e rese che oscillano tra i 40-50 quintali/ettaro (sono quelle esistenti prima dell’acquisto dell’azienda). Insieme permettono una produzione annua di circa 130.000 bottiglie.
Ma iniziamo a parlare dei vini assaggiati e dei piatti che lo chef Terrinoni ha sapientemente abbinato.
Cominciamo con: Chianti Classico Casanuova di NITTARDI Vigna Doghessa 2021 (100% Sangiovese)
Un vino che vuole rendere omaggio a Michelangelo Buonarroti e alla sua arte. Infatti sin dall’inizio, negli anni ’80, l’etichetta viene creata da un artista che cambia ogni anno. Quest’anno è stata la volta del regista premio Oscar James Ivory, che ha voluto tramite l’etichetta stilizzare le figure dei due fratelli Léon e Damiano Femfert, due volti di una stessa anima, mentre per la carta seta, che avvolge la bottiglia, si è voluto omaggiare Matisse.
Occorre evidenziare che durante la loro creazione, l’artista è stato invitato a soggiornare in azienda per viverne lo spirito e trasmetterlo nelle sue creazioni.
La nuova annata, pur ancora molto giovane, risulta improntata sull’eleganza con note di frutta sottobosco sapientemente accompagnate da profumi di spezie dolci che ci introducono ad un sorso dove un tannino delicato incornicia una freschezza a volte irruente, per poi terminare su note di pepe verde.
Al vino lo chef ha abbinato uno spiedo di quaglia (dove le diverse parti sono state cotte e trattate in modo diverso) su fondo scaturito dalla cottura della quaglia ed erbe aromatiche. Un piatto molto convincente che mostra la grande maestria dello chef a trattare la selvaggina e che sa ben accompagnare il vino che è stato precedentemente proposto.
Si prosegue con il Chianti Classico Gran Selezione NITTARDI 2020 (100% Sangiovese)
Questo vino ha il compito di sostituire la Riserva selezionata di Chianti Classico fino ad oggi prodotta, di cui vi parleremo successivamente. Si presenta su note scure, con tabacco e spezie che accompagnano un frutto rosso molto intenso. Il sorso mostra ricchezza e freschezza insieme, ben sostenuto da un tannino intenso ma mai invadente , che termina con note verdi e frutta sottobosco molto persistenti. Avrà sicuramente una lunga vita e grandi prospettive.
Ad esso si accompagna un tagliolino al ragù di anatra, verdurine e pecorino affumicato , un eccellente piatto che in alcuni momenti tende ad essere sopraffatto da un vino che pur ancora relativamente giovane ci fa percepire che diventerà un fuoriclasse.
A questo punto Léon ci regala un’esperienza che non ci aspettavamo, due vecchie annate del Chianti Classico Riserva NITTARDI.Iniziamo con la 2010, un piccolo capolavoro che mostra la capacità di questo vino di sfidare il tempo. Grande complessità da subito con profumi di frutta rossa che si incrociano con persistenti note speziate a cui si accompagnano profumi di tabacco e frutti rossi. Ma è l’assaggio che mette in mostra ancor di più il suo valore. Eleganza e finezza si uniscono ad un tannino finissimo che rende il sorso suadente.
Al vino è stata abbinata una costoletta di agnello con spinaci e topinambur, che oltre ad essere una carne di qualità eccellente qualità evidenzia una cottura perfetta della stessa, tanto da essere il degno supporto di un vino che ci ha veramente impressionati.
Terminiamo con l’annata 1999, che seppur ancora integra e per certi versi accattivante, avverte lo scorrere del tempo. Le note dolci si intervallano a profumi mentolati. Accenni agrumati anticipano un sorso ancora elegante ma non entusiasmante come quello della 2010.
Concludiamo con una proposta di dolci che ci permette di chiudere con soddisfazione questa esperienza.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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