Life of wine 2021 recentemente svolto nella splendida “location” dell’ Hotel Villa Pamphili grazie all’impegno di Studio Umami (agenzia specializzata nella comunicazione ed organizzazione di eventi eno-gastronomici), rappresentato da Roberta Perna e Marco Ghelfi ed alla consulenza di Maurizio Valeriani (giornalista del settore e direttore della testata giornalistica Vinodabere), si rivela la solita fucina di emozioni purissime. La manifestazione ha visto crescere esponenzialmente negli anni la partecipazione di pubblico e aziende, ma stavolta si è davvero superata con la presenza di quasi 70 cantine da tutta Italia e più di 200 vini in degustazione, vecchie annate incluse. Non potevano mancare vere e proprie “chicche” enologiche come quella di cui parleremo oggi: il Nebbiolo Picotendro di Pianta Grossa a Donnas (AO)
Il curioso nome dell’azienda lo si deve ad un ippocastano che alla veneranda età di 395 anni è stato abbattuto nel 2009 come un grande gigante gentile. Luciano Zoppo Ronzero coltiva qui le piante eroiche di Nebbiolo dal clone locale chiamato Picotendro che significa piccolo e tenero. Abbiamo recentemente valutato la grande eleganza del Chiavennasca (Nebbiolo) della Valtellina nella Guida ai Migliori Vini della Valtellina 2022 di Vinodabere – La Guida Completa. Anche lontano dal Piemonte, vuoi che si chiami Chiavennasca, vuoi che si chiami Picotendro, se allevato con cure amorevoli con esposizioni ideali e giusto microclima, non ce n’è per nessuno. I richiami del sottobosco, dei piccoli frutti che da esso provengono ed una spezia finissima e succulenta sono il timbro di fabbrica del vino in particolare da giovane virgulto. Il vero spettacolo arriva con il passare del tempo, quando vira verso fiori secchi, note balsamiche e riverberi tra il fungo e la ruggine che lo rendono uno dei vitigni maggiormente apprezzati dagli estimatori internazionali.
La zona Donnas comprende i Comuni di Perloz, Pont-Saint-Martin, Donnas e Bard. Appena varcato il confine l’occhio è immediatamente catturato dai vigneti che si arrampicano sulla montagna. Per combattere la pendenza dei terreni sono stati creati antichissimi terrazzamenti sostenuti da muri in pietra edificati a secco, il cui vantaggio è quello di ottenere superficie coltivabile, negando ogni forma di meccanizzazione. Questi manufatti possono essere alti fino a cinque metri e sono collegati tra loro da numerosi ripidi scalini in pietra. Oltre a caratterizzare in maniera esclusiva il territorio, proteggono i pendii dall’erosione, riducendo la possibilità di frane e smottamenti, e hanno un ruolo di rilievo nel ciclo vegetativo delle viti. Le pietre durante il giorno catturano il calore del sole trattenendolo a lungo, salvaguardando quindi il terreno dalla forte escursione termica notturna. A quanto detto si abbina la coltivazione a pergola alta, sostenuta da pali in legno o da caratteristici pilastrini in pietra e l’unica capace di sfruttare al meglio il ristretto spazio di terra dei terrazzamenti. Per rendere più agevole l’accesso si può utilizzare una panoramica strada dei vigneti posta sulla fiancata della montagna tra Donnas e Pont-Saint-Martin, mentre, per favorire i lavori dei vignaioli, sono state costruite delle monorotaie che facilitano molteplici attività.
A fronte di questa bellissima storia raccontata dalla Vival – Associazione Viticoltori Valle d’Aosta, resta il triste fatto che nei 50 anni della Denominazione di Origine non siano rimasti in molti a dedicare (è il caso di dirlo) anima e corpo alla valorizzazione del nobile Picotendro. Anzi, possiamo dire che Pianta Grossa è quasi l’unica cantina privata a vinificarlo ed imbottigliarlo in rarissimi esemplari. Abbiamo avuto il piacere di poter degustare tre splendide annate in verticale del Donnas DOC Georgos, dal greco “lavoratore della terra”, vino prodotto da uve coltivate su terreni esposti morenici-sabbiosi a sud nei comuni di Pont-Saint- Martin e Donnas a 400/500 metri s.l.m. Vinificazione in acciaio, con fermentazione a 28 °C, macerazione per circa 40 giorni, sosta per 24 mesi in botti Stockinger di rovere austriaco e affinamento per ulteriori 6 mesi in bottiglia.
Quel che normalmente avviene nel resto d’Italia nelle zone alpine e prealpine può essere capovolto. È il caso della rilevazione delle annate, in particolare la 2017 ritenuta eccessivamente calda e pomposa in altri areali. Qui, invece, l’abbondante irraggiamento solare ha saputo rafforzare al meglio le ampiezze di profumi e sapori del vino. Il colore è violaceo intenso quasi da mora selvatica; al naso si esprime su note di crème de cassis e tabacco biondo per finire su un tocco di macchia mediterranea ed emazie. La scia finale salina al sorso spiazzerebbe il palato più esigente, condita da un tripudio di piccoli frutti di bosco teneri e succosi. Anche la 2016 mostra grinta da vendere, ma i toni diventano rossi ed agrumati, mandarino o arancia tarocca fate vobis. La vena mista tra fiori e guarrigue è preponderante e ti fa capire che ha molto futuro davanti per essere degnamente compreso in ogni sfaccettatura. Leggermente indietro la 2018 che soffre precocità di assaggio e, probabilmente, una annata troppo fresca. Si sente nel tannino non perfettamente in linea con le altre componenti ed ancora piuttosto verde. Non mancano però interessanti parti di humus selvatico e viola mammola tipiche e fragranti.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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