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Castello del Terriccio e la verticale di Lupicaia al Merano Wine Festival – VINODABERE – Esperienze nel mondo del vino, della gastronomia e della ristorazione
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Castello del Terriccio e la verticale di Lupicaia al Merano Wine Festival

Il Castello del Terriccio è una delle più grandi proprietà agricole della Toscana con i suoi 1.700 ettari di estensione, che, partendo dalla parte più settentrionale della Maremma, degradano pian piano fino alle coste del mar Tirreno.

La storia di questi luoghi risale ai tempi degli etruschi, che costatata la ricchezza di minerali della zona vi si erano fermati in pianta stabile. In seguito proprio in virtù di questa enorme ricchezza, presente nel terreno, le colline che ne fanno parte integrante erano diventate luogo per sviluppare un’agricoltura fiorente.

Lo sviluppo in chiave moderna di queste terre si ha a partire dal primo dopoguerra quando i conti Serafini Ferri l’acquistano e ne fanno un’azienda strutturata e dedita soprattutto alla coltivazione dei cereali.

Gian Annibale Rossi di Medelana

Gian Annibale Rossi di Medelana

Ma è nel 1975 quando Gian Annibale Rossi di Medelana eredita da un suo prozio Serafini Ferri questa immensa azienda che per la Tenuta del Terriccio inizia una nuova era.

Prima di parlare dell’azienda occorre avere qualche notizia su Gian Annibale Rossi, perché solo così saremo in grado di capire perché oggi questa Tenuta brilla nel mondo dell’enologia italiana.

Di nobili origini e appassionato cavaliere, aveva fatto suo il mondo equestre,  partecipando a numerosi concorsi internazionali, fin quando, il suo amato cavallo, cadendo insieme a lui durante una gara, gli tolse l’uso della parte inferiore del suo corpo. Per nulla indebolito per questo tragico evento grazie a uno spirito vivo e combattivo, che sarebbe divenuto nel tempo la sua più grande risorsa, ha saputo dare lustro a quella Tenuta in Toscana e oggi vi si muove in lungo e largo con la sua fidata jeep attraversando  colline, fiumi e laghi che ne sono parte integrante.

Sin dall’inizio prende atto che Il Sangiovese, l’emblema di questa regione in tutto il Mondo, non riesce a dare il meglio di sé in questi luoghi e la mezzadria, che da sempre aveva caratterizzato questa enorme tenuta, con ben 63 famiglie, non era la strada da percorrere per far esprimere al massimo questo territorio.

Ed allora inizia un processo di diversificazione:  non più solo coltivazione di cereali, ma anche allevamento di mucche e cavalli, olivicoltura,  intensificazione della viticoltura con impianto di nuovi vigneti e trasformando appezzamenti di terreno in boschi di eucalipto che, come vedremo, caratterizzano il vino che andremo in seguito a degustare.

Consapevoli che queste terre sono così diverse dall’entroterra toscano, si ritiene  necessario seguire una strada diversa e piantare i vitigni come Chardonnay, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot che trovano dimora su queste colline di appena 100 metri s.l.m. , riuscendo ad esprimersi al massimo fino a dare alla luce i grandi vini che contraddistinguono la Tenuta: Lupicaia, Tassinaia, Capannino e Castello del Terriccio. 

da DX Bettina Bartheau, Nicola Vaglini 

da dx Bettina Bartheau e Nicola Vaglini

Con la partecipazione alla verticale di Lupicaia al Merano Wine Festival abbiamo avuto la possibilità di fare un viaggio nel tempo, accompagnati dell’enologo Nicola Vaglini e dalle due responsabili commerciali dell’azienda Bettina Bartheau e Carolina Zucchini Metelli.     

Nato nel 1993 il nome di questo vino trae origine dalla collina dove oggi sono ubicate le vigne. Un luogo che per il suo orientamento, la luna si trova sempre alle spalle, diveniva terreno dove i cacciatori avvistavano un tempo i lupi che tanti danni creavano a coloro che vi abitavano e potevano con facilità ucciderli.

Una macerazione sulle bucce diversa per ogni vitigno (dai 14 ai 22 giorni) e un affinamento di 18 mesi in barrique d’Allier fino al 2007 per poi passare ai tonneaux nel 2009 (il 2008 non era in degustazione), cambiamento che secondo l’azienda ha permesso di dare al vino una maggior eleganza, contraddistinguono il Lupicaia.

Un vino che vuole rendere lustro a quel popolo che vi ha dimorato tantissimi anni fa: gli etruschi, che hanno avuto il merito di individuare l’enorme ricchezza di minerali in queste terre. L’azienda mediante un logo, il sole Rosso etrusco, che troviamo sulle etichette rende omaggio a quel popolo.

Ma torniamo al vino che viene realizzato da Nicola Vaglini con la consulenza enologica di Carlo Ferrini.

Un viaggio che dal 2001 ci porta ai giorni nostri, evidenziando di volta in volta l’annata  e i diversi vitigni che lo hanno caratterizzato.

Lupicaia 2001

Lupicaia 2001

Partiamo dal 2001, un annata bellissima, il Cabernet Sauvignon (90%) e il Merlot (10%) erano gli unici vitigni che lo componevano. Emozionante è l’aggettivo che lo contraddistingue. Note di cuoio, spezie, liquirizia, macchia mediterranea (ginepro) si accompagnano ad una nota balsamica (eucalipto) . Ricco, elegante e dinamico, con un tannino che sa fondersi alla perfezione ad una bella nota sapida. Chiude con un piacevolissimo finale di spezia. 95/100

Lupicaia 2004

Lupicaia 2004

Continuiamo il viaggio con un salto fino all’annata 2004, un’annata classica sotto l’aspetto climatico. L’uvaggio è cambiato: Cabernet Sauvignon (85%), Merlot (10%) Petit Verdot (5%). Al naso sentori di mirtillo, mora, tabacco, grafite e note vegetali,  che si accompagnano a toni balsamici, e ci anticipano una freschezza ancora esplosiva associata ad un tannino piacevole. Il finale è interminabile. 89/100

Lupicaia 2005

Lupicaia 2005

L’annata 2005 ha le stesse caratteristiche della precedente sia nell’uvaggio sia nella composizione, ma si discosta completamente per caratteristiche. Le note verdi la fa da padrone, con peperone e menta in evidenza, poi si affacciano dal bicchiere  ricordi di frutta, sottobosco e eucalipto. Il tannino vibrante si fa ben notare pur non pregiudicandone  l’eleganza e un lungo finale di peperone chiude il nostro assaggio. 92/100

Lupicaia 2007

Lupicaia 2007

L’annata 2007 è l’ultima con caratteristiche simili alle precedenti,  note di prugna, arancia rossa e mora si bilanciano con sentori di spezie (pepe nero) e profumi balsamici (eucalipto). Dinamico, con un tannino ancora ben presente, chiude con note di pepe nero molto  intriganti. 89/100

Lupicaia 2009

Lupicaia 2009

Grandi novità arrivano con l’annata 2009, con le percentuali utilizzate che caratterizzerano il Lupicaia fino al 2013:  Cabernet Sauvignon (90%), Merlot (5%), Petit Verdot (5%). Note di sottobosco e macchia mediterranea prendono il sopravvento, sempre ben accompagnate da un profumo di eucalipto così caro a queste terre. Il tannino è il protagonista di questo vino pur mantenendone  l’eleganza che lo ha fin qui sempre contraddistinto i vini. Finale lunghissimo di frutti rossi. 88/100 

Lupicaia 2010

Lupicaia 2010

Continuiamo con l’annata 2010 (vedi la precedente per la composizione): profumi floreali fanno capolino tra ciliegia, radice e quell’eucalipto sempre presente. La freschezza è la sua dote principale sempre accompagnata da tanta eleganza. Chiude su note di china e ciliegia. 91/100 

Lupicaia 2013

Lupicaia 2013

La 2013 ci appare la meno intrigante di tutte, pur mantenendosi su alti livelli, vira su note fruttate e floreali pur non abbandonando mai quel bel ricordo di eucalipto. Ancora molto giovane ma dinamica e fresca, peccato per il finale che ci appare ancora molto spigoloso. Aspettiamolo con pazienza. 87/100

Lupicaia 2015

Lupicaia 2015

L’annata 2015 ci viene presentata in anteprima. La composizione dei vitigni è cambiata, ci abbandona il Merlot per lasciare la scena al Cabernet Sauvignon (90%) e al Petit Verdot (10%). La viola, in evidenzia, si accompagna a  un bel frutto rosso con  l’eucalipto che fa appena appena capolino. Un tannino ancora astringente ce ne mostra la gioventù, mentre la freschezza e la profondità rimangono le caratteristiche principali di questo vino. Un vino con grandi prospettive che oggi non ha ancora trovato la sua identità. Da rivalutare tra qualche anno.

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Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.

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