Metti una sera a cena (e a convegno) un qualsiasi palazzo prefettizio in una qualsiasi provincia italiana, una nutrita e vociante conventicola di eno-folks, un commando di almeno tre donne a coordinare le operazioni e, non ultimi, cinquanta produttori col loro Friulano a scandire il nostro tempo trascorso tra Cormons e Gorizia.
La manifestazione si è infatti svolta nei giorni 26 e 27 di ottobre nella città di Cormons, presso i locali dell’enoteca omonima, con un preludio a Gorizia il 25 ottobre per la conferenza di apertura nel Palazzo della Prefettura.
Ora, un qualsiasi palazzo prefettizio in una qualsiasi provincia italiana passa normalmente inosservato. Tuttavia, come testimonia una targa a lato del piedritto, questo di Gorizia fu già dimora patrizia dei Torriani, o Della Torre, probabili discendenti dei De La Tour di Borgogna e signori di Milano fino alla mal digerita sottomissione ai Visconti, quindi diramatisi in svariati rivoli su e giù tra Sicilia e Toscana, tra Canton Ticino e magistero di posta per il Sacro Romano Impero – se avete in biblioteca una copia dell’Almanacco di Gotha, cercate alla voce Thurn und Taxis; in alternativa, citofonate al Castello di Duino, proprio il luogo dove un poeta a noi caro iniziò a comporre nel 1912 le sue Duineser Elegien, e state a vedere chi vi risponde – nonché in Friuli, dove assursero a imperitura fama per le efferatezze, le faide familiari e varie specie di malversazioni più che per l’edilizia residenziale. Del resto, ciò non importa.
Tornando all’attualità, fortunatamente più votata ai titoli alcolometrici che a quelli nobiliari, la conferenza ha fornito l’occasione di presentare il rapporto della ricerca svolta da Nomisma con la relazione del responsabile Wine Monitor aziendale, Denis Pantini, su conoscenza, consumi e soddisfazione dei consumatori dei vini del Collio, con l’intervento di Luca Raccaro, Presidente del Consorzio Tutela Vini del Collio, e moderato dal vicedirettore del Corriere della Sera, Luciano Ferraro.
La superficie vitata in Collio è di circa 1300 ettari, lievemente inferiore a quella del fratello (o sorella, giacché è Goriška, fate Voi) sloveno Brda, con 1878 ettari, e assieme al quale un tempo costituiva un unicum. Simili sono invece i terreni essenzialmente a base di flysch, e i sistemi di allevamento.
Il disciplinare del vino Collio doc nasce nel 1968 sotto la presidenza del conte Douglas Attems, decisivo per carisma e doti di mediazione e intuizione. Fino al 1991 non erano ammessi i vitigni internazionali a bacca bianca a differenza di quelli internazionali a bacca rossa presenti nel territorio da lunga data.
Infatti, uve piemontesi e francesi furono piantate in queste zone già durante l’ultima parte del XIX secolo, e in merito ad alcune di esse a bacca rossa di origine transalpina, come ad esempio il Merlot, s’ipotizza di poterne retrodatare l’arrivo al periodo napoleonico (1809-1814) con la costituzione dell’exclave del Gouvernement des Provinces Illyriennes, che giungeva a comprendere l’intera Dalmazia.
Ad oggi le uve autorizzate sono 17: per il bianco abbiamo Chardonnay, Friulano, Malvasia Istriana, Müller Thurgau, Picolit, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Ribolla Gialla, Riesling Renano, Riesling Italico, Sauvignon, Traminer Aromatico; per il rosso Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Carménère, Merlot, Pinot Nero. Tra queste, secondo i dati riferiti al 2024, il Pinot Grigio è la varietà più diffusa in percentuale (24%), seguito da Sauvignon (17%) e Friulano (14%), con la Ribolla ai piedi del podio con minimo scarto (13%) e l’auspicio di noi consacrati al vitigno che scali molto presto più posizioni. La ripartizione tra le uve a bacca bianca e quelle a bacca rossa vede una netta prevalenza delle prime (88%).
Per rientrare nella categoria di Collio Doc le uve devono provenire dal territorio della provincia di Gorizia, in 8 dei 25 Comuni esistenti: Capriva, Cormòns, Dolegna del Collio, Farra d’Isonzo, Gorizia, Mossa, San Floriano del Collio, San Lorenzo Isontino. Sono esclusi i terreni del fondo valle, con l’obbligo per i vigneti di trovarsi ad almeno 75 metri di altitudine, fino a circa 270 metri, e con una pendenza minima del 3%, che spesso è ben superiore.
Quattro anni prima della doc, nel 1964 nasce il Consorzio Tutela Vini Collio che oggi racchiude al suo interno 119 imbottigliatori, di queste 9 con sede in altri Comuni.
A proposito di Cormòns, vige di totale incertezza l’origine del nome della città friulana: chi lo associa al termine del popolo Carmo, chi a un gallicismo celtico per intendere il simpatico mustelide della donnola, e infine chi a un idronimo preromano. Comunque sia, la città veramente graziosa, situata alle pendici meridionali del monte Quarin, ha settemila abitanti e millequattrocento anni di storia che inizia quando i Longobardi fortificarono nel 610 d.C. una stazione militare di epoca romana per contrastare l’avanzata del popolo degli Avari proveniente dai Carpazi, non riuscendo peraltro a evitare la devastazione di Forum Iulii, l’odierna Cividale, già capitale della romana Regio X Venetia et Histria. D’altronde, in quei tempi le devastazioni andavano di moda: nel 568 gli stessi Longobardi avevano messo a fuoco Trieste, preceduti nel 452 dagli Unni che si erano accaniti sulla Delhi di allora, cioè la quarta conurbazione del mondo o almeno di quello allora censito: Aquileia. In seguito, il castello di Cormons entra in possesso dei Patriarchi della stessa Aquileia che lo cedono ai Conti di Gorizia affidandone la gestione agli Ungrispach, antichi signori del borgo, in qualità di castellani e il cui emblema raffigurante una mezzaluna che sovrasta la torre e un cuore sono il contenuto dello stemma comunale della città.
La manifestazione Collio Evolution si è svolta presso l’Enoteca di Cormons situata in piazza XXIV maggio dove è posta una statua bronzea che non si può non notare. Ritrae un ragazzino integralmente nudo in posa plastica, dinamica, che esprime energicamente e perfettamente il movimento, e che da studenti e amanti della settima arte è particolarmente apprezzato (cinema deriva dal greco kínema che significa movimento). È opera dello scultore Alfonso Canciani di Brazzano, eretta nel 1894 e denominata il Lanciasassi, sebbene durante il periodo fascista fu battezzata Il Balilla per l’evidente forza muscolare del fanciullo, così incline al modo di pensare e al motto del regime del ventennio che propagandava “un popolo di atleti e soldati” e che finì per far scempio degli uni e degli altri.
Sulla medesima piazza a vigilare che tutto ciò non riaccada (la stragrande maggioranza degli abitanti in suolo italico e gli autori di questo scritto se lo augura) vi è la sede di un partito dell’attuale maggioranza: speriamo bene.
Collio Evolution ha lo scopo di riportare il Collio al centro della scena vitivinicola italiana e internazionale e prendere (o riprendersi) il posto che gli spetta. In questa prima edizione si è scelto di dare lustro a quello che è considerato dal consorzio il Principe del territorio della regione, il Friulano Collio Doc, e dare l’opportunità (e il privilegio) di poter assaggiare ben 118 espressioni del Friulano in purezza (per intenderci con chi non è informato sul contenzioso che ha vissuto il vitigno, si tratta del vecchio e caro Tocai) di diverse annate, compito al quale noi di Vinodabere non ci siamo sottratti, testando il panel per intero con la consueta formula della degustazione coperta, senza sapere il nome del produttore ma solo l’anno di vinificazione del vino. Si è proceduto dal millesimo più recente che era il corrente (ebbene sì, due produttori hanno “osato” presentarlo) fino al più antico. Il dettaglio è il seguente:
2025 – 2 campioni
2024 – 39 campioni
2023 – 19 campioni
2022 – 14 campioni
2021 – 11 campioni
2020 – 5 campioni
2019 – 6 campioni
2018 – 6 campioni
2017 – 1 campione
2016 – 8 campioni
2015 – 3 campioni
2014 – 1 campione
2012 – 2 campioni
2001 – 1 campione
Seguendo l’ordine di presentazione dei campioni, i nostri assaggi migliori sono stati:
Collio DOC Friulano 2024 – Battistutta
Collio DOC Friulano 2024 La Mont-Brach – Bracco 1881
Collio DOC Friulano 2024 – Colle Duga
Collio DOC Friulano 2024 – Due del Monte
Collio DOC Friulano 2024 Rijeka Tenuta Sant’Helena – Fantinel
Collio DOC Friulano 2024 – Fruscalzo
Collio DOC Friulano 2024 – Gall
Collio DOC Friulano 2024 – Korsic WInes
Collio DOC Friulano 2024 Russiz Superiore – Marco Felluga–Russiz Superiore
Collio DOC Friulano 2024 – Pighin
Collio DOC Friulano 2024 Rolat – Raccaro
Collio DOC Friulano 2024 – Ronco Blanchis
Collio DOC Friulano 2024 – Simon Komjanc
Collio DOC Friulano 2024 – Tenuta Borgo Conventi
Collio DOC Friulano 2024 – Toros Franco
Collio DOC Friulano 2023 -Borgo Savaian
Collio DOC Friulano 2023 – Cantina Formentini
Collio DOC Friulano 2023 – Carlo di Pradis
Collio DOC Friulano 2023 Rassauer – Castello di Spessa
Collio DOC Friulano 2023 Manditocai – Livon
Collio DOC Friulano 2023 – Magnás
Collio DOC Friulano 2022 La Mont-Brach – Bracco 1881
Collio DOC Friulano 2022 – Humar
Collio DOC Friulano 2022 Manditocai – Livon
Collio DOC Friulano 2022 Kai MCL Riserva – Paraschos
Collio DOC Friulano 2021 – Bolzicco
Collio DOC Friulano 2021 Mont-Brach – Bracco 1881
Collio DOC Friulano 2021 Nekaj – Damijan
Collio DOC Friulano 2021 – Drius
Collio DOC Friulano 2021 Petruss – Ferruccio Sgubin
Collio DOC Friulano 2021 Kai MCL Riserva – Paraschos
Collio DOC Friulano 2021 Etichetta Bianca – Pascolo
Collio DOC Friulano 2021 Athena – Picéch
Collio DOC Friulano 2021 Skin – Primosic
Collio DOC Friulano 2021 – Tenuta Borgo Conventi
Collio DOC Friulano 2021 – Tenuta Stella
Collio DOC Friulano 2020 – Bolzicco
Collio DOC Friulano 2020 Athena – Picéch
Collio DOC Friulano 2020 Skin – Primosic
Collio DOC Friulano 2019 – La Rajade
Collio DOC Friulano 2018 Manditocai – Livon
Collio DOC Friulano 2017 Skin – Primosic
Collio DOC Friulano 2016 Mont-Brach – Bracco 1881
Collio DOC Friulano 2024 Rolat – Raccaro
Collio DOC Friulano 2015 Manditocai – Livon
Collio DOC Friulano 2015 Valeris – Muzic
Collio DOC Friulano 2012 – Drius
A testimonianza della qualità generalmente elevata della selezione valga un rilievo: i vini valutati con un punteggio di almeno 90 punti sono stati 47, pari al 40% del campione.
Due aziende hanno destato sorpresa per l’en plein raggiunto: Bracco 1881 e Livon, in entrambi i casi con quattro millesimi presentati, hanno ottenuto altrettanti riconoscimenti. È per questo che a noi piacciono tanto le occasioni come questa, offertaci qui, tra Cormons e Gorizia, da un commando di almeno tre donne e da cinquanta produttori col loro Friulano. Un tizio che c’è caro, il quale di occasioni si dilettò, ne parlò come di quelle esperienze attraverso le quali si trovano varchi oltre il consueto. Epifanie. Non a caso, ne parlò riferendole soprattutto a donne.
Ecco: se non si fosse presentata quest’occasione, noi saremmo rimasti comodamente stabili sui nostri preferiti, che pure continuiamo stabilmente a preferire, senza poter riscontrare queste due benvenute epifanie di quattro vini ciascuna. Otto vini indubitabilmente ottimi, tanto da figurare tutti tra i 47, seppure non nell’accezione… paretiana: dei nostri ottimi assoluti, cioè quelli del ristretto novero che ci ha regalato un quid di appagamento ulteriore, leggerete tra poco. Che teniate presente la nostra ammissione di fallibilità, o discarico di oggettività: i confronti di benessere, o appagamento, sono sempre e per principio arbitrari.
Volendo, quindi, giocare a sceglierli questi ottimi assoluti, cioè i nostri preferiti, noi che, beninteso, non siamo fini palati, né poeti laureati ma ci pregiamo (e non fregiamo) del titolo (inesistente) di Masters of Open Dialogue, Sharing and Conviviality (summa cum laude); ebbene, volendo noi fare selezione tra celia e passione, la scelta dei suddetti ha richiesto una salva di circa venti ripetizioni proseguite con la formula bendata e con annesso dibattimento; ciò, senza che le pazienti sommelières e i pazienti sommeliers, auspice Michele Paiano, il Responsabile regionale del Gruppo di Servizio AIS Friuli-Venezia Giulia, additassero adirati gli orologi o ci sbarazzassero di peso insieme a sedie, calici e vuoti. Ne sono scaturiti questi nove che, come i gironi del Paradiso dantesco, si sono elevati lasciando vuoto l’Empireo sia per rispetto che per inaccessibile perfezione. Sono questi i vini immancabili, alquanto eterogenei, che manifesta un palato (il nostro) improntato alla pluralità; questi ci sentiamo di consigliare, ancora una volta secondo l’ordine di presentazione dei campioni:
Collio DOC Friulano 2024 – Colle Duga
L’intensità olfattiva è di rilievo, con aromi fruttati che rimandano alla mela golden, floreali di fiori della robinia, cenni erbacei, arancia amara, uno spunto iniziale minerale legato alla ponca, e per concludere con una curiosa morbidezza che ci suggestiona ricordi di caramella d’orzo. Al palato è coeso, materico, avvolgente, glicerico, ma il suo volume non ingombra; anzi, ha slancio, continuità nello sviluppo e definizione aromatica. Un vino complesso che termina rendendo omaggio al varietale con note ammandorlate.
Collio DOC Friulano 2024 – Gall
Con quanta freschezza e mineralità si presenta già nelle prime note olfattive: sembra quasi un mare e l’erba. A queste si aggiungono quelle floreali, di frutta a polpa bianca ove riconosciamo in effetti la pera Williams e la pesca bianca, poi toni erbacei di fieno e di ginestra, e idee di erbe aromatiche come la salvia, il timo al limone, il coriandolo. Anche al palato si rivela fresco, di sorso teso e minerale, con pienezza di corpo e un elegante e persistente finale dalla variegata dissolvenza amarulenta, più d’erbe che di mandorla.
Collio DOC Friulano 2023 – Cantina Formentini
Fresco e minerale, regala sensazioni di roccia, iodio e petricore in toni intensi. Si aggregano note floreali e forse mentolate e un sospiro smaltato. Al palato l’ingresso è asciutto, di sorso vibrante e teso, con grandissima persistenza sapida e un’appagante sensazione di nettezza in chiusura, che curiosamente rimanda all’acqua di Vichy. Un vino gastronomico, senza dubbio.
Collio DOC Friulano 2022 Kai MCL Riserva – Paraschos
Olfatto succoso che invita a proseguire a inalare. C’è tanta frutta a polpa che verte all’esotico, tanto sottobosco con le sue bacche versicolori, la traccia carnosa di fico d’india e lardo e anche tanta ponca con articolate note minerali, dalla terracotta alla pietra focaia. Il sorso d’ingresso è erbaceo con del fieno secco, ma è solo il preludio a successivi toni iodati e medicinali, di frutta secca sotto miele, e dove crediamo di riconoscere anche l’albicocca secca. Insomma, tanta morbidezza non lasciata però a dominare la scena grazie a una intrasigente, corroborante vena tesa: buona infatti è l’acidità, il corpo e non da meno è la persistenza; buona è la segnatura amara che abdica alla mandorla d’ordinanza e abbraccia in dissolvenza erbe, genziana, una fantasmagoria boreale di bacche amare come aronia e camemoro.
Collio DOC Friulano 2021 Petruss – Ferruccio Sgubin
Grande vigore olfattivo con sentori d’acacia e del suo relativo miele, frutta a polpa gialla, cera, note rilevanti di erbe aromatiche e una sensazione globale di grassezza e gourmandise. Al palato il sorso e ampio, ancora bene in tensione, grasso e glicerico, con richiami a vari mieli, acacia, millefiori, sulla e ancora a rosa canina e composta di pere. Il finale è elegante e persistente, con le note dolci e morbide via via più soffuse e sapidità infusa e nettante.
Collio DOC Friulano 2021 Kai MCL Riserva – Paraschos
Touché. I nasi fauves che ci piacciono. Il bouquet è stratificato e ammaliante, con delle note floreali che tendono a essere essiccate, in sintesi del tè verde bancha, tanta camomilla disidratata e il relativo infuso, miele millefiori, succosità di frutta matura e morbidezza da candito di agrume, amarezze dosate di erbe, radici e china, per finire una finezza minerale che ricorda la cipria. Al palato è sia succoso che di lieve e gradevole tannicità non scabra che rimanda alla secchezza del legno di rosa. Con grande consistenza, freschezza, personalità, complessità, eleganza e rimarchevole persistenza gustativa.
Collio DOC Friulano 2021 Athena – Picéch
Veste in giallo imperiale con impressioni decise di morbidezza e maturità, toni mielati, miele di limone, di candito di cedro, caramella d’orzo, confettura di pesca bianca, fiori di campo essiccati, tè, infuso alla camomilla. Anche il palato è morbido dopo la presa decisa e calorica, con toni di macerazione pellicolare, ma teso e ampio e con buona persistenza.
Collio DOC Friulano 2021 Skin – Primosic
Orange di grande espressione minerale, dal ventaglio olfattivo ampio e definito con le note mielate, morbide, di succosa frutta gialla e quelle più profonde di camomilla, mirabelle e mollusco. Al palato è estremante coerente, vivo, succoso e insieme garbato, di grande finezza e con un finale ancora vocato a durevoli toni minerali in cui aleggiano i richiami alla frutta gialla matura.
Collio DOC Friulano 2017 Skin – Primosic
Il terziario che si percepisce all’olfatto non penalizza il vino affatto (perdonate la rima voluta). Fermi toni floreali essiccati e di frutta disidratata, miele d’agrume, agrume candito, idrocarburo, spezie gialle e tabacco Kentucky. Palato confortevole e succoso, con ritorni di agrumi secchi, sorso lievemente asciutto per la sapidità istante, che riporta al sale di Guérande, ma ricco, pieno e con persistenza sapida e mielata.
Considerazioni su alcune delle annate
2024. Il campione più numeroso è anche quello che ha denotato la minore concordanza espressiva e, di conseguenza, gli esiti della degustazione sono stati più incerti e variabili: spesso le note varietali spiccano più per intensità che per definizione e coesione; ancora, la cospicua dote sapida e le note caloriche risultano talvolta scisse dal corpo. Questo, beninteso, va interpretato più quale promessa che deficit: è infatti probabile che i 2024 debbano ancora scontare il recente imbottigliamento, quindi la breve sosta in bottiglia, prima di convergere verso equilibrio e coesione espressiva. Tale ipotesi trova conforto, tra l’altro, nel confronto diretto e ripetuto tra i vini di quest’annata e quelli della precedente, prodotti dalla stessa azienda.
2023. Pur nelle dovute variazioni tecnico-stilistiche e zonali, i 2023 si mostrano generalmente più equilibrati e indirizzati verso un registro espressivo affine e coerente, il più delle volte freschi e, almeno con riferimento agli assaggi più fruttuosi, fini e soavi nell’espressione olfattiva e dinamici in quella gustativa, grazie a freschezza e sapidità traenti, infuse e sottese al corpo.
2021. Inequivocabilmente è la stata la più convincente e coesa, vale il dato non frutto del caso che tutti e undici i campioni presentati hanno raggiunto almeno i 90 punti. Li abbiamo trovati uniformemente glicerici, colmi di materia e non di opulenza, e infine di una grande complessità che partorisce definizione aromatica, energia, presenza, segnatura minerale (sapidità, ponca), eleganza e persistenza.
A conclusione di un viaggio tra i vini del Collio che nascono da vigneti posti su clivi armonici per lo sguardo del viandante e che sono la tessitura del paesaggio, concedeteci di menzionarne un altro di viaggio nella medesima splendida regione, scritto nel 1953 per un programma radiofonico RAI da un poeta con Friuliano sangue materno, ucciso per la sua limpidezza cinquanta anni fa di questi giorni:
Chi parte da Venezia, dopo un viaggio di due ore (se prende l’accelerato, magari quello del sabato sera, pieno di studenti e di operai) giunge al limite del Veneto e, per dissolvenza, entra nel Friuli. Il paesaggio non sembra mutare, ma se il viaggiatore è sottile, qualcosa annusa nell’aria. E’ cessata sulla Livenza la campagna dipinta da Palma il Vecchio e da Cima. Le montagne si sono scostate, a nord, e appiattite a colorare il cielo di un viola secco, con vene di ghiaioni e nero di boschi appena percettibile contro il gran velame; e il primo Friuli è tutto pianura e cielo. Poi si infittiscono le rogge, le file dei gelsi, i boschetti di sambuchi, di saggine, lungo le prodaie. I casolari si fanno meno rosei, sui cortili spazzati come per una festa, coi fienili tra le cui colonne il fieno si gonfia duro e immoto. Ma è specialmente l’odore – che fiotta dentro lo scompartimento svuotato – a essere diverso. Odore di terra romanza, di area marginale. Sulla dolcezza dell’Italia moderna c’è come il rigido, fresco, riflesso di un’Italia alpestre del sapore neolatino ancora stupendamente recente.
(P. P. Pasolini)
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