Conoscere Mariano Buglioni e sentire la sua storia conferma che accanto a passione e determinazione si muove di pari passo un destino particolarmente favorevole che trasforma elementi all’apparenza negativi, in chiavi per raggiungere l’obiettivo che ci si è prefissati.
Così una famiglia che ha visto i suoi interessi passati avere le fondamenta nel mondo del tessile, con risultati soddisfacenti, ha saputo costruire una solida realtà in quel mondo emozionante e allo stesso tempo difficile , quale è l’agricoltura e in particolare la viticoltura.
La decisione di andare a vivere nelle campagne della Valpolicella, all’interno di un’azienda inizialmente vocata alla coltivazione della frutta e decidere di abbandonare la redditizia attività precedente per lanciarsi in un’avventura in parte sconosciuta, è stata molto coraggiosa.
Se poi si pensa che gli alberi da frutta sono stati sostituiti dalle vigne, tranne quattro ettari ancora coltivati a kiwi, e si considera la scelta di scegliere un giovane enologo di appena 23 anni appena uscito dalla scuola di San Michele Appiano, possiamo intuire che pur non essendoci l’esperienza del passato, c’erano idee chiare e precise, che rendono ogni obiettivo raggiungibile.
Se a questo aggiungiamo le difficoltà burocratiche insorte nell’ottenimento della licenza commerciale per un ristorante vicino alla cantina: La Locanda del Bugiardo, ci sorge il dubbio su come questa azienda possa avere avuto successo!
La sorte spesso decide di aiutare gli audaci, così quell’enologo di appena 23 anni si rileva un elemento preziosissimo, e la difficoltà di ottenere la licenza di un locale ormai ultimato ( persino il personale era stato selezionato), diviene la chiave per acquisire un locale nel centro di Verona: Osteria del Bugiardo che oggi è forse il loro più grande testimonial, in quanto offre a tutti i passanti, la possibilità di assaggiare i vini dell’azienda, i soli presenti nella relativa carta.
Oggi il bistrò veronese e la Locanda del Bugiardo assorbono circa il 25% dell’intera produzione vinicola di Buglioni, consentendo una liquidità che permette di dare serenità nelle scelte aziendali.
Attualmente l’estensione dell’azienda è di 50 ettari di terreni che permettono una produzione di 200.000 bottiglie l’anno e la vendita a terzi del 35% delle uve raccolte in uva e mosto.
Abbiamo avuto la possibilità di provare entrambi i locali (l’Osteria del Bugiardo e la Locanda del Bugiardo) e constatare che realmente, sia per la buona cucina sia per l’organizzazione, essi rappresentano i veri testimoni di vini che ci hanno impressionato positivamente.
Ma veniamo ai vini che abbiamo degustato:
Il Moli 2016: un vino frizzante ottenuto con il metodo ancestrale da uve Molinara, una novità per l’azienda. Appena 1200 bottiglie prodotte, un vino che stupisce sin dal primo assaggio. Non vuol essere una bollicina ma sa farsi apprezzare come se lo fosse, con note di mela e pera ed una parte sapida e iodata che accompagna tutta la fase di assaggio.
Valpolicella Classico Valpo 2016: forse il vino che più ci ha impressionato per la straordinaria bevibilità. Potrebbe essere uno di quei vini con cui la Valpolicella potrebbe mostrare una faccia diversa a tutti gli appassionati del Mondo, che cercano freschezza, espressività e prezzo;
Valpolicella superiore L’(im) perfetto 2014 : un vino dove le spezie fanno la parte del leone, succoso, fresco con un finale di agrume che risulterà essere la cifra stilistica aziendale oltre ad eleganza e tensione gustativa;
Valpolicella Ripasso Il Bugiardo 2014 forse il meno convincente di tutta la batteria di vini, pur con spezie e note fruttate che affascinano inizialmente, un tannino ancora in evidenza ed una tensione gustativa che in ogni caso lo rende non banale;
Amarone della Valpolicella 2013 , un’impostazione internazionale moderna che fortunatamente non gioca su sensazioni di maturità ma su una beva succosa ed elegante con un finale agrumato e di ciliegia appena colta.
Amarone della Valpolicella Riserva 2010, gli anni in bottiglia in più si fanno sentire, ancora tanta freschezza ed eleganza che accompagnano un vino caldo e succoso, con un finale di incenso veramente molto accattivante.
Avendo ricordato una nostra vecchia recensione dell’annata 2011 di Amarone di Buglioni, Mariano ha recuperato una bottiglia dalla cantina della Locanda del Bugiardo e ce l’ha portata al tavolo per l’assaggio. Non solo ha confermato i nostri ricordi ma ne ha confermato il valore. Un tripudio di profumi con agrume spezia e tanta frutta in evidenza, con una straordinaria eleganza che si affianca ad un’ottima freschezza che anticipa un bellissimo finale di arancia sanguinella. Un piccolo capolavoro!!!
Finiamo con Recioto della Valpolicella il Narcisista 2011 dove note di mora e liquirizia anticipano un bellissimo connubio tra dolcezza e freschezza e un finale lunghissimo di ciliegia.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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