Le vecchie annate di un vino emanano un fascino speciale, soprattutto tra i wine-lovers più appassionati, che infatti si contendono queste bottiglie a suon di euro (o dollari). A questo punto bisogna però fare una distinzione fondamentale tra chi compra una vecchia bottiglia per collezionismo – e che probabilmente non berrà mai – e chi invece la compra guidato dalla irresistibile curiosità di scoprire i profumi e sapori di un vino imbottigliato negli anni (o decenni) passati, quando il vino (in vigna e in cantina) si faceva in modo diverso da oggi; o meglio ancora poter verificare come il tempo e/o il cambio di stile del produttore hanno influito su un vino che magari si conosce e si è bevuto anche negli anni recenti. Appartengo a questa seconda categoria (quella dei “bevitori”) e, avendo a disposizione un certo numero di vecchie annate – non quelle da centinaia o migliaia di euro che si collocano a maggioranza nella categoria del collezionismo, ma comunque vecchie tra i 10 e 20 anni – voglio condividere con voi le sensazioni che proverò ogni volta che aprirò una (o più!) di queste bottiglie. Naturalmente quando ci avviciniamo o superiamo i 10 anni di invecchiamento, intervengono in modo sempre più importante diversi fattori che possono fare la “fortuna” o viceversa rovinare un vino: conta molto ad esempio il luogo dove è stato conservato (a che temperatura, grado di umidità..), la posizione in cui è stata tenuta la bottiglia, l’integrità e la perfetta tenuta del tappo….e ovviamente l’effettivo potenziale di invecchiamento del vino/vitigno! Ma quest’ultima cosa è proprio quello che interessa verificare “sul campo”, ragion per cui vi parlerò solo di quei vini che dimostreranno di aver brillantemente superato le asperità del tempo, che si presenteranno quindi in buona forma all’assaggio e con una storia da raccontare.
Vi parlerò del “Barrua” annata 2004 dell’azienda AgriPunica. Vino di origine sarda ma a “trazione” sardo-toscana.
AgriPunica è una joint-venture tra il Gruppo Tenuta San Guido, la Cantina di Santadi , Antonello Pilloni presidente della Cantina Santadi ed il celebre enologo Giacomo Tachis. Giacomo Tachis aveva iniziato ad occuparsi dei vini sardi a fine anni ’80, avendo importanti collaborazioni con il Consorzio del vino regionale sardo e soprattutto con la Cantina Santadi. In quel contesto aveva preso coscienza del grande potenziale dei vini del Sulcis; forte inoltre della fantastica esperienza (ancora in corso all’epoca) con il Marchese Incisa della Rocchetta della Tenuta San Guido, in cui aveva contribuito in modo determinante alla notorietà ed alla ascesa qualitativa del leggendario Sassicaia, convinse i suoi interlocutori che unendo le potenzialità del territorio del Sulcis alla capacità realizzativa delle Cantine Santadi e Tenuta San Guido e considerando la visibilità e conoscenza del mercato internazionale di quest’ultima, si poteva realizzare un grande vino, di stile internazionale ma a base uve Carignano.
Nel 2002 si “ consuma” quindi questo matrimonio sardo-toscano e viene fondata l’azienda vinicola AgriPunica (o Agricola Punica ) fondendo in un’unica società le due tenute di Barrua e Narcao, 170 ettari ubicati nella zona sud-occidentale della Sardegna, in un’area conosciuta come Basso Sulcis, nel comune di Santadi. I vigneti (70 ettari) sono situati in due località: 22 ettari a Barrua, vicino il mare, e 48 ettari nella collina di Montessu. I terreni – profondi, sassosi e con una media quantità di argilla e sabbia – godono di ampia insolazione e inverni miti, con la vicinanza del mare che stabilizza il clima: le basi ideali per produrre vini rossi complessi ed eleganti.
Sin dalla sua nascita, visto anche il blasone dei suoi “genitori”, l’obiettivo di Agripunica è stato quello di produrre vini di altissima qualità, con uno stile che potremmo definire internazionale, ma dove i vitigni autoctoni sono sempre in netta maggioranza nel blend dei vini che vengono realizzati con il contributo di uvaggi “esteri” (essenzialmente bordolesi). Per questa ragione l’azienda ha concentrato la sua produzione su tre vini: due a bacca rossa, Il Barrua e il Montessu, più il bianco Samas.
Parliamo oggi di una vecchia annata del Barrua, il vino-bandiera di AgriPunica.
Impressioni Gustative
IGT Isola dei Nuraghi “Barrua” 2004 – Agricola Punica. Alcol 14%, uvaggio Carignano 85%, Cabernet Sauvignon 10%, Merlot 5%. Affinato in barrique di rovere francese per 18 mesi, più 12 mesi circa di bottiglia. Proveniente dai vigneti dell’omonima località nel Comune di Santadi, nel basso Sulcis. Colore granato con ampia aureola aranciata. Complesso e ampio al naso: sentori dolci di frutta rossa matura (ciliegia, prugna), spezie (cardamomo e noce moscata), note balsamiche e mentolate, sottobosco (radici), chiude con ricordi di mirto e note tostate di caffè. Il sorso è denso e caldo, i tannini fitti e morbidi, indicatori di una struttura ancora importante, con nuance di frutta matura, cacao e leggero rovere; emergono al centro del palato una acidità decisa e una vena leggermente evoluta che conducono a un finale amaricante di erbe officinali e liquirizia. Vino di grande profondità e sostanza che ad oggi ha probabilmente appena superato il suo apice di piacevolezza. Dopo 3-4 ore dall’apertura (lasciando la bottiglia aperta per opportuna ossigenazione) si è potuto gustare al meglio e si sono aggiunti aromi di spezie e caffè, e la beva è diventata equilibrata e piacevole.
Ultima annotazione: a prima vista il tappo non prometteva niente di buono, ma poi tutto è andato bene…
CONTATTI:
Agricola Punica spa
09010 Santadi – Loc. Barrua – Tel.: +39 0781 941012 – Fax 0781 953149- Email: info@agripunica.it
Sono un appassionato del mondo del vino, mi piacciono i profumi e i sapori che ogni bottiglia di vino racchiude, le sensazioni e le emozioni che trasmette. Mi piacciono molto anche i distillati, in particolare la grande varietà e specificità del mondo del whisky. Laureato in Fisica, con un passato di marketing manager nel settore Servizi e Innovazione di una società leader di telecomunicazioni, oggi critico enogastronomico per passione. Scrivo di Vino, Distillati ed Olio sulla testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collaboro anche con le testate di settore “Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it)”, "Wining (www.wining.it)" ed “Epulae (www.epulaenews.it)”. Giudice per il concorso internazionale Grenaches du Monde. Assaggiatore per la “Guida Flos Olei“ di Marco Oreggia. Ho collaborato per l’edizione 2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Sommelier AIS dal 2001, Sommelier AISO dell’Olio e degustatore iscritto all'albo per la Regione Lazio.
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