La Valle d’Aosta è una regione vitivinicola dalle caratteristiche uniche per suolo e per la posizione dei vigneti che si trovano sui due versanti, quello esposto a Sud, il più vitato, e quello esposto a Nord, a l’Adret e a l’Envers, per dirlo alla valdostana.
La Source, una piccola realtà vitivinicola, esiste dal 2003 e ora è di proprietà della famiglia Celi-Cuc e Stefano Celi ne è l’anima. Deve il suo nome ad una piccola sorgente scoperta durante i lavori di realizzazione della cantina, effettuati tra il 2007 e il 2010.
Situata a Saint Pierre, a pochi metri dall’omonimo castello, dispone di otto ettari di vigneto situati tra i 650 e i 900 metri di altezza, vicini alla cantina, in una zona tra le più vocate della valle denominata Torrette.
La Source annualmente produce circa 40 mila bottiglie; il mercato principale rimane la Valle d’Aosta e l’Italia in generale; solo il 20% è destinato all’esportazione.
Il Monte Torrette è, di fatto, una collina con tre balze da sempre vitate e dalla posizione ben esposta. Il terreno è morenico sabbioso con scheletro e blocchi di granito che sono stati portati, nei secoli passati, dal ghiacciaio che li ha strappati al Monte Bianco. Qui le precipitazioni sono limitate a 500 mm all’anno e non vi sono ancora impianti di irrigazione perché non esistono sorgenti.
Ma Torrette è anche il nome di una delle sette sottozone in cui è suddivisa la DOC Valle d’Aosta ed è anche un vino, il più prodotto, quello che ha fatto la storia enologica della regione. Viene realizzato con vitigno Petit Rouge, per almeno il 70%.
In Valle d’Aosta, il Petit Rouge viene coltivato in circa 50 ettari, su un totale complessivo regionale di poco meno di 500 ettari, ed è l’unico vitigno non a rischio di estinzione. È un vitigno che si è adattato bene al clima valligiano e che non presenta problemi di maturazione e mantiene rese stabili negli anni. Sebbene, almeno teoricamente, il clima favorisse la produzione di vini bianchi, l’enologia valdostana si è storicamente focalizzata sulla produzione di vini rossi. Il Prié Blanc era il vitigno che tutti avevano fuori dalle case e con il quale si produceva un vino semplice per il consumo quotidiano. Oggi la superfice vitata a Prié Blanc è la seconda per estensione ed è concentrata in particolare nella zona di Morgex e de la Salle.
La DOC Valle d’Aosta è stata istituita nel 1985 ed è stata la prima ad essere basata su un territorio e non su un vino. Il disciplinare prevede poi una suddivisione in sotto denominazioni di zona, di vitigno e di colore. Storicamente lo spazio tra i filari era mantenuto largo in quanto nell’interfila veniva coltivato il grano, era una agricoltura di sostentamento. Le attività in vigneto, vendemmie comprese, erano scandite dai tempi dell’allevamento bovino. In particolare, la raccolta dell’uva doveva avvenire prima del 29 settembre di ogni anno in quanto, in quel giorno vi era il ritorno delle mandrie dagli alpeggi e dopo quel momento non era più possibile vendemmiare in quanto tutti gli sforzi erano dedicati agli animali. I vini avevano, di conseguenza, un basso tenore alcolico e una grande acidità.
La degustazione
Valle d’Aosta DOP Chardonnay 2023
100% Chardonnay, Vigneto ad Aymaville a 750 metri di altitudine, produzione 2000 bottiglie, 5 ore di macerazione, sosta sulle fecce fini per 5 6 mesi.
Dal colore dorato con riflessi verdolini apre al naso con note di frutta gialla a cui seguono sbuffi erbacei e un accenno di spezie dolci e di agrume. Una piacevole sapidità e freschezza caratterizzano il sorso dalla intensa pienezza. Un vino teso, equilibrato e persistente con un finale morbido che riporta verso note di mela e pera.
Valle d’Aosta DOP Torrette 2018
90% Petit Rouge 10% Vien de Nus, produzione 10.000 bottiglie, vinificazione in acciaio.
Il colore rosso rubino vivace anticipa i sentori di frutta rossa matura accompagnati da spezie e da uno sbuffo balsamico su cui emerge una nota tipica varietale che rimanda a sensazioni selvatiche. L’ingresso in bocca è caldo, dalla discreta persistenza e dalla buona freschezza che lo rende un vino leggiadro con ritorni di frutta rossa.
Valle d’Aosta DOP Torrette Superieur in verticale
90% Petit Rouge, 10% Fumin, vinificazione in uvaggio e maturazione per 12 mesi in legno.
L’annata 2020, dal luminoso color rosso rubino, si propone giovane con sentori di frutta rossa matura insieme a uno sbuffo balsamico; al sorso è tesa, minerale, sapida, dalla bella e piacevole persistenza e guidata dalla presenza di tannino asciutto; chiude con una nota di liquirizia.
Nell’annata 2016 nel calice iniziano a comparire riflessi granato scarico e la frutta diviene in confettura; si aggiungono accenni di fiori scuri, di erbe, in un mix elegante che ritorna anche al sorso di maggiore morbidezza ma sempre fresco e dalla buona persistenza e sapidità.
L’annata 2013 è contraddistinta da un calice dalle maggiori tonalità granate ma dalla stessa fragranza di frutto rosso e di erbe officinali scure. La fragranza ritorna anche al palato, dalla lunga persistenza e dalla grande piacevolezza nella quale ritornano sentori balsamici, di agrume rosso e di zenzero.
Ultima annata in degustazione, la 2006. Qui il calice è ormai tinto di granato con solo qualche accenno rubino. Il naso è ricco di tostature, di dolci legni orientali mentre la bocca continua nella buona verticalità con ritorni ancora fruttati. Equilibrato, morbido, con un tannino integrato; dalla buona persistenza con ritorni di sottobosco e di radici.

Dopo una trentennale brillante carriera in ambito amministrativo finanziario all’interno di un noto gruppo multinazionale, dal maggio 2018 si dedica totalmente al mondo del vino del quale è appassionato partecipe da oltre quindici anni. Sommelier dal 2005 e degustatore Associazione Italiana Sommelier, assaggiatore di formaggi ONAF, assaggiatore di grappe e acqueviti ANAG e degustatore professionista di birre ADB, è relatore in enologia nei corsi per sommelier. È stato responsabile redazionale del sito internet della delegazione AIS di Milano e ha collaborato alla stesura delle guide Vitae e Viniplus. È redattore per la rivista Viniplus di Lombardia, per la quale cura due rubriche, è inoltre autore per la rivista Barolo & Co e per le testate on-line vinodabere.it, e aislombardia.it.
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