La Prima Parte la potete leggere qui: link.
Da quando esiste, l’enomondo posh è animato da una vocazione belletteristica. Per questo, ha inventato un supplizio cui sottoporre i produttori di vino e principalmente quelli di zone dal fascino indiscusso e molto celebrate, oltre a quelli che un po’ se la sono cercata, felici proprietari di cantine-relais, cantine iconiche, totemiche, alchemiche eccetera. Il supplizio è l’associazione, operata con frequenza bulimica, del vino e del territorio ai magici, poetici significanti di magia e poesia. Su quest’ultima in particolare, se un didatta o sommelier ne parla oggi, putacaso discettando di vini del Collio e considerando che noi contemporanei la poesia fatichiamo già a leggerla, figuriamoci quindi a comprenderla – scusate l’ipotassi e l’anacoluto; ebbene, visto che noi contemporanei siam così, ci starebbe bene quanto meno un abbozzo di parafrasi, un Bignami, uno spiegone, uno spieghino, due righe a caso, intertesto, qualcosa a piacere, insomma fate voi. Invece, la poesia in abbinamento al vino si cita a caso quando il divulgatore è a corto di altri espedienti: e giù quadretti idilliaci di civiltà agreste, canti della terra, mandibole protruse o cadenti, sbigottimenti, trasognamenti, trasudamenti di struggimenti e altre liriche trovate. A questo supplizio presumo che i produttori del Collio vengano sovente sottoposti per il fatto stesso di provenire da una zona-monstre; loro, che però agli sguardi ispirati e stupefatti sono abituati da tanti secoli prima che spuntassero guide, accademie, corsi, master class, estatici ed estetici didatti; loro vi sono abituati quanto meno dai tempi di un tizio che di nome faceva Alboino e che dalla sommità d’un monte sbigottì, trasognò, restò a bocca aperta e spalancò gli occhi al cospetto della pianura friulana, dei colli e delle vigne che avrebbe fatto di lì a poco suoi. Lui non scriveva, non poetava, non discettava, preferiva tramare, battagliare e star zitto. Tanto, aveva uno bravo che scriveva per lui.
Quanto alla magia, si fa presto: essa muore all’istante, folgorata nel momento stesso in cui viene pronunciata con due g, ciò che a Roma è arduo evitare e andrebbe evitato ma succede sempre.
Seconda parte, seconda giornata.
La degustazione guidata.
La splendida prima mattina di due all’Enoteca di Cormons sotto la guida di Michele Paiano, delegato AIS di Gorizia: il tempo è tiranno, i vini in degustazione molti, ma lui disinnesca con savoir faire la bomba dell’orologeria. E alla fine ci scappa pure la foto.
Undici assaggi di Ribolla, ventisei di Friulano e diciotto di Collio Bianco, di annate dalla 2024 alla 2019. I vini dell’ultima – calda e asciutta, più difficile della precedente che fu a sua volta calda ma non altrettanto secca – si mostrano in generale più pronti rispetto ai 2023 e hanno una segnatura prevalentemente vegetale. Al limite dello stress idrico era arrivata anche la 2022, che seguì una 2021 classificata grande annata. Per quanto riguarda la Ribolla, a spiccare sono la magra, verde 2024 di Pighin, la polposa e tesa 2023 di Borgo Savaian, la Riserva 2021 di Paraschos – un Poulsard matto e sotto mentite spoglie che gioca con la ruota dei colori e vira il RAL 3005 (rosso vino) a 1017 (giallo zafferano) – e la fresca, tesa e amarulenta 2019 di Primosic dalle nove code (almeno), una di mandorla, una di miele e sette d’erbe amare a vostra scelta.
Proprio come la colorita danza tutta pifferi e tamburelli, il Friulano è una farandola allegra e ritmata. Presenta anche fantasiose, tatuate divagazioni deep house & tropical, o neomelodiche, o drum & bass. Io lo preferisco tra Largo e Andante: l’idea di un Friulano che scalpita e sa di Café del Mar e guava e zucchero filato non mi entusiasma. Preferisco la levità di fiori, erbe e rosoli, la compostezza e la tensione in scala minore, la pienezza al palato del 2023 di Ronco Scagnet; oppure, della stessa annata, la trazione posteriore di Draga 2023, vino potente e badiale, polposo e caloroso, che scalda e scoda in chiusura ma mantiene il controllo. Una Giulia GT. Buonissimo il 2023 di Raccaro, fine e soave all’olfatto, che rende l’idea di pienezza ma senza eccessi e quella di finezza senza affettazioni: essenziale e magro, non scarnito. Buona in pari misura (quindi buonissima) la Riserva KAI MCL 2022 di Paraschos che andrebbe dedicata al duo Wenders/Salgado per essere eminentemente sale della terra con in più frutta gialla matura, fieno, miele e frutta da guscio a dare ornamento e risalto al fondo minerale.
Per quanto riguarda il Collio Bianco, mi è piaciuta la salina linearità del Solarco 2023 di Livon, teso ed essenziale; allo stesso modo, ma d’impressione all’olfatto molto diversa, il Vino da Uve Autoctone 2021 di Terre del Faet dal bouquet sorprentente di pain grillé, nocciole e cedro candito, quasi una vecchia base per Champagne ma dalla sapidità fondente e dal corredo di pera williams e agrumi canditi. Buono anche Broy 2021 di Collavini, quieto, disteso, misurato nello sviluppo gustativo, pieno e senza espedienti pirotecnici ma di bella presenza. Ancora, buonissima la Riserva Ponka SVN 2022 di Paraschos con resina, canditi, acqua di rosa, arancia e note affumicate a comporre un bouquet di grande suggestione. Sviluppo incardinato su una sapidità infiltrante e finale pieno, corale, corposo. Di medesima caratura il Klin 2020 di Primosic, maggiore di tre anni rispetto all’annata degustata il primo giorno durante la visita in azienda, più ampio all’olfatto rispetto a questa grazie alla florealità composita, alle chiare note di salvia e lavanda, al sorso denso e fitto ma di sottesa e croccante freschezza, sapido, di lunga persistenza con ricordi di fiori, mela e mandorla.
Le visite.
Livon, fraz. Dolegnano, San Giovanni al Natisone
Fondata nel 1964 con l’acquisizione del primo lotto in Collio, l’azienda conta oggi proprietà integrate verticalmente (vigneto e cantina) nella circonvicina denominazione delle Grave, nel Chianti e a Montefalco in Umbria, oltre a 25 ettari di vigne nei Colli Orientali. Il patrimonio vitato nel Collio conta circa 60 ettari distribuiti nelle località di Trussio, Cavezzo e Ruttars per una produzione che supera le 800.000 bottiglie all’anno. Gli assaggi hanno denotato, tra l’altro, gli esiti di una scelta e una gestione oculate dei contenitori per la fermentazione tra piccoli e grandi, in legno e in acciaio. Nel corso della visita abbiamo degustato:
Collio DOC Ribolla Gialla RoncAlto 2024: da vigne in Ruttars (Dolegna) una Ribolla fresca, floreale e citrina, dosata sapidità, croccante nel richiamo a frutta bianca e gialla fresca che ne connotano anche la dote acidica. Finale pulito con l’inconfondibile impronta della ponca.
Collio DOC Solarco 2023 (Friulano, Ribolla Gialla): matrice e provenienza sono le stesse della Ribolla in purezza per questo uvaggio che amplia e intensifica lo spettro olfattivo con note floreali dolci e solari, zagara e camomilla, e fruttate gialle, mature e succulente, con pesca, susina, uva spina e cenni di guava. Il sorso è morbido, rotondo e denso ma la sapidità infusa assicura una progressione graduale e continua insieme alla riserva di freschezza. Un vino lento, a “bassa tensione”, godibile nella sua gentilezza e nella sua misura, senza eccessi, né derive fruttarole.
Collio DOC Pinot Grigio Braide Grande 2023: la vigna è sempre a Ruttars ma su un altro versante. Naso aereo, essenziale, con richiami molto contenuti a piccoli frutti rossi e garofano. Essenziale anche al palato con ingresso in dirittura, progressione in freschezza, giocosa leggerezza nei richiami al frutto e finale più largo per il calore diffuso, ben composto con l’ingente, marcante mineralità.
Collio DOC Sauvignon Blanc Valbuins 2023: peperone verde, salvia, menta. Sapido e croccante al palato con nitide, misurate note agrumate e di pesca bianca, litchi e sambuco. Finale sapido e rinfrescante.
Collio DOC Friulano Manditocai 2022: ampio corredo olfattivo con frutta gialla, camomilla, ginestra, noce moscata, mandorla e un cenno caramellato. L’assaggio è innervato da freschezza e sapidità ingenti e immediate, che in progressione bilanciano il calore diffuso e le morbidezze di miele, pesca sciroppata e zenzero candito. Finale classico di mandorla con ricordi salmastri e leggera speziatura a corredo. Ben evoluto il più rotondo e risolto 2017 che inneggia alla nocciola tostata, a una sapidità più dolce e distesa, alla paradigmatica mandorla in chiusura e soprattutto all’agilità della beva.
Venezia Giulia IGT Braide Alte 2022: dall’omonima vigna in Ruttars, un uvaggio di Sauvignon, Chardonnay, Picolit e Moscato Bianco dal bouquet composito, corale e soave, connotato da un corredo di frutti e spezie tanto ricco, quanto sobrio: mirabella, albicocca, pesca, passolina, salvia, zenzero candito, vaniglia e cardamomo in ordinato insieme. Al palato è molto sapido, avvolgente, caldo e corposo, dalla progressione ordinata e senza vuoti, concentrato e rotondo; finale in largo e senza pesantezze, anzi misurato nel riproporre il frutto insieme a camomilla, spezie e fiore di tiglio.
Vidussi-Fantinel, Capriva
Nel 2024 Fantinel Wine & Food acquisisce la proprietà della società agricola Vidussi, a Capriva, e dei suoi 30 ettari di vigneto, con una produzione media annua intorno alle 500.000 bottiglie. In precedenza il gruppo aveva rilevato, sempre nel Collio, Tenuta Sant’Helena a Vencò, frazione di Dolegna. In attesa delle prossime annate di Vidussi sotto la nuova gestione, la degustazione si è incentrata proprio su una selezione di vini di Tenuta Sant’Helena.
Collio DOC Ribolla Gialla Caterina 2024: fresca, bianca di fiori e frutti freschi, verdeggiante d’erbe e lime al naso; palato a trazione acida, lo sviluppo aromatico è declinato su mela e pera freschissime, legumi verdi ed erbe. Finale equilibrato e dalla chiara impronta minerale.
Collio DOC Pinot Grigio Roccaponca 2024: bouquet minimalista per essenzialità e intensità, tenue al limite dell’anosmia. Mela, mandorla, pinoli e fieno sono molto ben criptati. Di tutt’altra cifra espressiva il palato che è pieno, caldo, avvolgente, di marcante e corroborante sapidità a dar tono e presenza. Il calice vuoto, per giunta, regala un cameo di roccia e fragolina di bosco.
Collio DOC Pinot Bianco Frontiere 2022: come per il precedente, il suo connotato olfattivo è l’essenzialità. Quel poco che il naso dice è mimetico, accennato in chiaroscuri e sfumature: tiglio, cedro, camomilla e frutta a polpa bianca. Caldo e corposo al palato con ingente, infusa sapidità a dare ritmo e slancio più che la fievole freschezza. In progressione si fa più avvolgente e chiude in un lungo e morbido finale di frutta matura, sapido, svariato di spezie bianche, menta, fieno.
Collio DOC Sauvignon Judri 2022: ananas, banana, peperone giallo, salvia, menta, basilico freschi e credibili per definizione e composizione, non snaturati o saturanti. Vino immediato e fine, senza quelle inflazioni e metafore vegetali che ci fanno sorridere di quei Sauvignon che, a differenza di questo, non berremo più.
È legittimo estrapolare dal discorso delle scienze un'immagine del vino che corrisponda ai miei desideri? Boh. Nato in un'annata problematica del mio vino del cuore, dopo attenta valutazione delle soluzioni per ovviare a questo frustrante retaggio, eureka! Ho avuto tre figli in annate da non meno di quattro stelle.
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia






