Questo è il resoconto di un viaggio molto intenso per programma e non solo. Trattandosi di lavoro, affinché sia un rapporto di viaggio sarà giocoforza espungere memorie e divagazioni sentimentali. Il sacrificio non sarà trascurabile: in primo luogo, perché per disposizione naturale appartengo alla minoranza assai poco hip dei viaggiatori sentimentali; in secondo, perché la destinazione è tra quelle più care. Basterà, quindi, l’affermazione di quanto da sempre mi siano cari il Collio e il suo paesaggio, che è tanto impressionistico nel catturare gli occhi coi suoi effetti di luce e colore, quanto espressionistico nell’evocare e poi rappresentare emozioni. Non ho pretese da esperto, piuttosto ho il mio Collio intimo che mi emoziona e sorprende a ogni passaggio quale luminosa, policroma proiezione di stati interiori.
Poi, certamente, c’è il vino; e del Collio mi sono certamente cari anche i vini. A loro devo il più delle puntate, compresa quest’ultima, e numerosi incontri, col loro lascito di memorie liete, tante sorprese, tante conferme. Le giornate di approfondimento organizzate dal Consorzio e trascorse tra l’Enoteca di Cormons, le visite ai produttori e le serate conviviali hanno seguito la falsariga e la consuetudine delle precedenti occasioni, ma con un’intensità e un’ampiezza di esperienze che ne fanno una Sternstunde, un momento stellare.
Dovrebbe essere noto a tutti come la distesa, florida maestosità di queste terre estese tra Judrio e Isonzo, propaggine meridionale della Mitteleuropa, affondi le proprie radici nel multiculturalismo e multilinguismo; purtroppo, nel recente passato le affondò anche nel nazionalismo, che del sentimento nazionale è la degenerazione usuraia, nonché nel dolore e nella devastazione di due guerre, le memorie delle quali tendono oggi a essere relegate in quegli oggetti fuori moda noti col nome di libri di storia. Qui, queste memorie connotano ancora molti toponimi dai nomi difficilmente equivocabili e, più evidentemente, il connaturato desiderio di amicizia e pace e la sua continuità attraverso confini oggi impalpabili, ma un tempo impervi.
Le radici sono anche quelle della vite che qui alberga dall’epoca preromana. I secoli hanno determinato una stratificazione di vestigia e testimonianze, ma noi inizieremo con un impero più moderno, quello degli Asburgo, con la prima sistematizzazione e classificazione gerarchica dei luoghi più vocati.
A tempi più moderni e, finalmente, più pacifici data la decisione dei principali produttori di fondare il Consorzio sotto la guida del conte Douglas Attems. Siamo nel 1964 e solo quattro anni dopo viene riconosciuta la Denominazione d’Origine Controllata, che oggi vanta una produzione di circa 7 milioni di bottiglie all’anno da una superficie di circa 1500 ettari vitati, gestiti da circa 270 produttori tra conferitori e imbottigliatori, 178 dei quali consorziati.
Resoconto: prima parte, prima giornata.
Gli arrivi a Gorizia o Trieste incollano gli occhi al finestrino: sono, infatti, passaggi per gradi da un oinops pontos, il “mare color del vino” dell’epica arcaica, che qui è quello delle viti di pianura a perdita d’occhio, alla legge sinusoidale dei primi, morbidi colli che fanno da proscenio alle Alpi Giulie. Questo gradiente verticale pone già di per sé in un’ottima disposizione d’animo, ma non c’è quasi tempo per rifletterci sopra e prendere appunti su un implausibile Friuli d’ispirazione omerica o esiodea, perché all’arrivo segue di pochi minuti la prima visita.
Terčič, San Floriano del Collio.
I Terčič sono attestati a San Floriano da tre secoli, ma è solo nel 1993 che la famiglia decide di dedicarsi in via prioritaria alla produzione e all’imbottigliamento del vino. L’azienda gestisce attualmente 9,5 ettari vitati, dedicati in prevalenza a uve bianche, suddivisi tra le denominazioni Collio e Isonzo e l’IGT Venezia Giulia. Sotto la guida – e la grazia – di Ana, che dal 2020 affianca il padre Matijaz, abbiamo degustato:
Collio DOC Chardonnay 2023: da viti d’età media di 44 anni su ponca, quindi arenarie e marne stratificate, un 2023 dorato che apre su note di soavi di pesca, nette di agrumi, fava fresca e la tipica impronta minerale. Succoso e gentile al palato con richiami alla mela Golden, a scorze d’agrumi e gelatina di sambuco, convincente nello sviluppo per freschezza infusa e finale lungo e nitido.
Collio DOC Pinot Grigio 2022 “Dar”: naso quieto ed elegante che non ammicca alle profumazioni glamour come molti suoi fratelli glamour, così corrivi a compiacere. Nitida è solo la traccia minerale, per il resto frutta (mela, albicocca, prugna), fieno e fiori in cenni, mentre al palato è pieno e traente, giustamente caldo, di buona struttura e agilmente condotto dalla vena minerale-sapida che sottolinea i riscontri fruttati e, in coda, una carezza di cacao.
Collio DOC Pinot Grigio 2021 “Dar”: l’annata è stata più equilibrata e la freschezza è più immediata, sorgiva. Più intense anche le note fruttate, soprattutto all’olfatto, mentre il sorso è gestito in equilibrio tra la pienezza dell’esordio, freschezza e sapidità a gestire lo sviluppo, e la moderata sensazione calorica a chiudere su note di albicocca e prugna.
Friuli-Venezia Giulia IGT Ribolla 2023: naso schivo, declinato su note vegetali e floreali misurate mentre il palato è caratterizzato dalla freschezza ingente e sapidità croccante, nettante. Tensione e pulizia esemplari, senza cedimenti.
Collio Doc Merlot 2020: età media delle viti pari a 50 anni per un vino che anticipa morbidezze al naso e poi le schiva, rivelando tannini piccoli, gustosi e infiltranti ad amministrare in progressione e in chiusura le note dolci di ciliegia, prugna, confettura di more e quelle di terra e tabacco dolce.
Primosic, Oslavia
Anche Primosic è cognome attestato in zona, come risulta dal catasto teresiano del 1751, da circa tre secoli. La casa è Oslavia, la “collina morta” della Prima Guerra Mondiale che tornerà a nuova vita solo per lo strenuo radicamento sul territorio – qui possiamo scomodare il concetto di amore – dei suoi abitanti. La rinascita di Oslavia passa anche per il vino e per l’opera di quanti, già negli anni ’60, compresero la vocazione della zona per i grandi bianchi: tra questi Silvan Primosic. Nel 1990 la Ribolla Gialla entra a far parte della DOC Collio e qualche anno dopo Marko e Boris, figli di Silvan, iniziano ad adottare la zonazione e sperimentare le prime e brevi macerazioni; passeranno poi a quelle più lunghe, nel recupero delle tradizioni locali prebelliche, con l’annata 2003. L’azienda gestisce oggi più di 30 ettari per una produzione che supera le 200 mila bottiglie.
Collio DOC Pinot Grigio 2017 “Skin”: macerazione sulle bucce di 7 giorni per questo Pinot Grigio dal bouquet estroso e spiazzante di radici, frutta sciroppata (albicocca, ananas, litchi), mais tostato, caramello, pera e fieno greco. Al palato è molto sapido, teso fin dall’apertura per la presa tattile, di apprezzabile freschezza infusa e più rotondo in progressione, con note di frutta matura e vaniglia, fino alla chiusura in equilibrio, pulizia e sensazioni finali di miele e buccia di pesca.
Collio DOC Ribolla Gialla Riserva 2012: uve surmature e macerazione sulle bucce di 4 settimane in tino aperto. I tredici anni di sosta restituiscono un liquido vibrante e integro già dalla prova nel calice piccolo, con un bouquet intenso di agrume maturo, petricore, pot-pourri di fiori e armellina; al calice più ampio l’immagine sensoriale si fa stroboscopica e i veloci passaggi successivi alternano frutta candita ad alga, radici, terra, spezie dolci. Mineralità ingente e intatta al palato a gestire lo sviluppo insieme alla presa tattile. Freschezza attenuata. Finale lungo e avvolgente dal tratto minerale distintivo.
Collio DOC Ribolla Gialla Riserva 2019: annata calda e vino all’insegna della potenza, ma densità e stoffa del tannino più che compensano un’acidità più dolce, meno nervosa. Una Ribolla sui generis, di corpo e densità, più alcolica e “accomodante” del solito.
Collio DOC Friulano 2021 “Skin”: 2 settimane di macerazione sulle bucce con svinatura all’inizio della fermentazione malolattica. Molto concentrato al naso con note delicate di pasta di mandorle, fiori, pesca, mela matura, elicriso; stessa concentrazione al palato, con la vena minerale a guidare lo sviluppo gustativo fino al finale nel segno della mandorla. Sensazione di lunghezza e profondità. Serrato e ritenuto nell’espressione, come si confà a un vino stratificato e corposo.
Collio DOC Friulano 2017 “Skin”: naso di pesca matura, pompelmo, spezie dolci, rabarbaro e il fantomatico camemoro (la mora del rovo artico). Sorso di grande presenza e spessore, con le note più morbide e polpose di frutta gialla ben equilibrate dai tannini infusi e da sottesa mineralità. Lunga, nitida coda amaricante con mandorla e rabarbaro.
Collio DOC Ribolla 2024 (campione di botte): briosa, scalpitante e verde di fico, pera, nocciola acerba, sfalcio d’erba. Bocca tesa, nervosa, saettante, accenna all’acido-amaro del pompelmo ma null’altro, rannicchiata com’è, e giustamente, sul suo potenziale di sviluppo. Un poco più svolto il naso all’ultimo sorso, ma la bocca è ancora fendente (e ciò è bello).
Collio DOC Pinot Grigio 2023: sasso, terra, rosa damascena, fragolina di bosco, corbezzolo e pesca in un fluido salino. Sorso di grip e dirittura, magrezza inattesa, eleganza scarna come i tannini, buoni ad affilare il sale. Un Pinot-Selce.
Collio DOC 2023 “Klin”: Marko Primosic presenta Klin come probabilmente lo avrebbero fatto Cergoly, Bazlen o Magris, ovvero: “Un continuatore della tradizione viennese del Gemischter Satz.” Il vino reca il nome del cru omonimo ed è un uvaggio di Chardonnay, Sauvignon, Friulano e Ribolla Gialla. Il bouquet è ricco, intenso e ammaliante, con profumi di fiori bianchi e gialli (sambuco, mimosa), spezie, frutta a polpa gialla (pesca) e tropicale, chinotto, pasticceria, macchia mediterranea. La dote aromatica del Sauvignon è composta e infusa. Al sorso è di impressione immediata ed espressione ampia, volumetrica, corale e armonica; avvolgente e stratificato, graduale in progressione, fresco e cremoso, molto sapido, corale nel ricco finale di mirabella, sambuco, scorza di cedro, gelatine di frutta gialla, fieno greco e – scusate, eccolo di nuovo – camemoro. Vino di fibra spessa e lunga, corposo, di grande potenza ma senza attriti, né pesi. Qualcosa di misurabile in Joule più che in punteggi.
È legittimo estrapolare dal discorso delle scienze un'immagine del vino che corrisponda ai miei desideri? Boh. Nato in un'annata problematica del mio vino del cuore, dopo attenta valutazione delle soluzioni per ovviare a questo frustrante retaggio, eureka! Ho avuto tre figli in annate da non meno di quattro stelle.
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