Una “zingarata” a Montalcino a fine luglio (per chi come me è abituato ad andarci a febbraio, al canonico galà di “Benvenuto Brunello”, oppure in autunno o in primavera) è una buona opportunità per apprezzarne le fresche serate e, cosa che non guasta, capire cosa ci riserva il futuro assaggiando direttamente dalle botti i vini delle future annate, tutti più o meno ormai delineati. Oltretutto, con un po’ di fortuna puoi cogliere i vignerons in un piccolo momento di relax prima dell’ultima e decisiva fase di maturazione dell’uva. Qualcuno di loro sta per concedersi un ultimo “stacco” su qualche spiaggia della costa toscana…
Quindi torno a casa con preziosi indizi sulle ultime quattro vendemmie. La 2014, che tra brevissimo andrà in bottiglia, sembra confermare qualche limite a livello di struttura (dovuta alla piovosità del millesimo) ma soprattutto una grande immediatezza e bevibilità, che ne fanno un po’ il simbolo della nouvelle vague ilcinese. La 2015, al contrario, darà vini nella maggior parte dei casi strutturati e alcolici, di sicuro piacevoli, con un frutto molto ricco ma senza le esagerazioni e, a volte, le surmaturazioni di alcuni 2011. La 2016 è forse la più promettente: vendemmia “classica”, con tutti i limiti che possiamo dare a tale espressione in un’epoca di surriscaldamento globale, ma che sembra per ora conferire al Brunello grande equilibrio e ottima propensione per l’invecchiamento. La vera sorpresa arriva dalla 2017, annata siccitosa e davvero complicata (i cui strascichi, secondo qualcuno, influenzeranno anche la prossima vendemmia): in molti casi però dalla botte esce un liquido freschissimo, con un alcol inaspettatamente sotto controllo e un frutto pimpante e succoso, tutt’altro che la marmellata temuta.
In molti, come già accennato, mostrano qualche preoccupazione per la 2018, almeno in termini di quantità: l’insolita piovosità nei mesi primaverili (soprattutto maggio e giugno) e al contempo il notevole stress idrico patito nei mesi precedenti hanno causato un aumento delle malattie canoniche (oidio e peronospora) e anche del mal dell’esca, fenomeno invece abbastanza inusuale da queste parti. C’è chi pessimisticamente ha predetto una diminuzione del proprio raccolto anche del 50%…
Nei prossimi articoli darò i dettagli degli assaggi di questa breve trasferta in Toscana.