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SOAVE STORIES: DEGUSTAZIONE COMPARATA DI VECCHIE E NUOVE ANNATE

Quest’anno il focus della manifestazione Soave Stories, tenuta nel piccolo ed affascinante borgo di Soave nelle giornate di venerdì 17 e sabato 18 maggio 2019, ha avuto come protagonista il tempo.

Il tempo infatti è un elemento fondamentale nel lavoro di ogni vigneron. Scandisce lo scorrere delle stagioni, condiziona la qualità dei prodotti attraverso il suo andamento climatico e, non ultimo, permette al vino di poter resistere agli acciacchi dell’età oppure soccombere ad essi inesorabilmente, in una continua battaglia tra Natura e Uomo.

I terreni

Ho preferito scindere il racconto in due parti, la seconda riguarderà esclusivamente le degustazioni guidate dai bravissimi Kerin O’Keefe e John Szabo e sarà oggetto di un secondo articolo.

Oggi invece diamo lustro al SOAVE, nelle sue fasi di ageing, in comparazione tra annate recenti e altre vintage, tra filosofie produttive moderne e tradizionaliste, tra produttori che osano spingendosi fino al limite (non per forza sintomo di bravura) ed altri più attendisti che preferiscono giocare in contropiede, anticipando le strategie di mercato.

Parleremo della Garganega nellle sue declinazioni; lo scopo non è quello di consigliare, neppure di dare preferenze tra varie tipologie, ma soltanto di valutare quali frutti abbia creato il lavoro ed il sacrificio svolto dai produttori.

Ritorniamo al concetto di tempo dunque. Quanti di Voi associandolo al mondo enologico avranno pensato immediatamente ad una precisa zona, vuoi italiana o estera. Stringiamo il campo e chiediamoci quanti penserebbero ad un vino bianco piuttosto che rosso, riguardo a capacità evolutive che superano mediamente il decennio di vita in bottiglia.

Pochi eh? Lo sguardo probabilmente si volgerebbe immediatamente verso la Francia. Immaginate invece un piccolo Comprensorio nascosto tra le campagne veronesi. Quasi 7.000 ettari, con più di 3000 aziende lo rendono una delle zone a più alta densità vitivinicola del mondo. Prima Area a essere delimitata in Veneto con Regio Decreto nel lontano 1931; prima DOC e prima DOCG Veneta. Basta? Aggiungendo che i Reali d’Inghilterra banchettavano allegramente con il Soave credo che il quadro della situazione sarà più chiaro.

Una parcellizzazione che fa il pari soltanto con la numerosa eterogeneità dei terreni: dal basaltico, al calcare, all’alluvionale spesso ben miscelati tra di loro. Conseguenza una grandissima diversità da un appezzamento ad un altro, che si esalta al momento dell’assaggio.

Partiamo dunque…i “campioni” scalpitano ai nastri di partenza!

i vini

MARCO MOSCONI: ama il cemento e l’acciaio. Eleganza e delicatezza fuse soprattutto nel suo “Rosetta” assaggiato sia nella versione 2018 (molto floreale e salino sfiora l’eccellenza), che nella 2013 all’epoca senza uso della malolattica. Frutta tropicale e note di idrocarburo quasi da Riesling: ecco la grandezza del Soave! 93/100

ROCCOLO GRASSI: nel piccolissimo CRU di appena 2,5 ettari, Marco Sartori dà il meglio di sé con “La Broia” versione 2010, tanta stone fruit e aromi di mandorla dolce e nocciola. Dalla Val di Mezzane dritto verso i 92 punti. Meno spiccato il 2016 che evidenzia un insolito bouquet di ortiche e carattere fumé.

 

CORTE MAINENTE: Dai fratelli Davide e Marco c’è da aspettarsi di tutto, grazie alla loro passione per l’artigianalità. Ogni annata è nettamente differente rispetto alla precedente, soprattutto per il gioiellino di casa “Tovo al Pigno” 2018 molto gradevole, aromatico, da gelsomino e lime e bocca salmastra.

FILIPPI:  con il “Vigne della Brà” 2006 ha praticamente rasentato la perfezione. Un Soave nato nella parte più elevata dell’areale da vigne di oltre 60 anni e premiato nel 2009 dalla Guida ai Vini d’Italia Bio. Va riconosciuto un meritatissimo 93/100

BALESTRI VALDA: in questo caso la parte del Re la fa non tanto il “Sengialta 2015”, CRU aziendale, quanto piuttosto la novità fortemente voluta da Laura Rizzotto: il “Libertate” IGT da Trebbiano di Soave in purezza. Speziato e fruttato darà filo da torcere alla compagna di viaggio Garganega. 90/100 e via verso nuove avventure.

BERTANI: quando si parla di Soave è una sicurezza. In panchina i top players, regala emozioni con un “Sereole” 2005 da urlo. Parte finale del Monte Tenda, naso e bocca da grande Orange friulano, col giusto mix tra note terziarie e acidità intriganti. 91/100

MONTE TONDO: unica realtà in cui la versione più recente ha battuto quella agée. Entrambe superano i 90 punti, ma mentre la 2003 “Foscarin Slavinius” dimostra balsamicità e grande frutto (91/100), per la 2017 invece prevalgono complessità e dinamicità uniche. Grande struttura e mineralità in totale ben 93/100, qualità altissima.

Veniamo ora al podio virtuale della serata cominciando con:

CORTE ADAMI: “Decennale 2013” ovvero lo Jura in un calice. Note speziate di tartufo, prugna, albicocca disidratata e pesca quasi sciroppata. Immenso effluvio di fiori secchi e boccioli di camomilla e sorso freschissimo. 93/100

SANDRO DE BRUNO: come un vino possa invecchiare agevolmente utilizzando un tappo a vite invece del classico sughero! Ecco cosa ha combinato con il suo “Soave” 2007, Garganega vestita da puro Riesling della Mosella. Ma è davvero insuperabile il “Monte San Pietro” etichetta 2010, strepitoso, ricco, dal sapor di erbe mediterranee e agrumi. 95/100

COFFELE: and the winner is… “CA’VISCO” 2000 un Soave che sembra non avere 19 anni, ma neanche 19 mesi! Polpa bianca fresca, note di mando, canditi di cedro, spezie bianche e la canonica, immancabile mandorla. Mistico da 96/100 il capolavoro di Alberto e Chiara Coffele.

Al prossimo appuntamento con le degustazioni guidate.

 

 

 

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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