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Sicilia – Principi di Spadafora, una azienda imperniata sul senso di famiglia

L’Azienda dei Principi di Spadafora, più che una conduzione familiare, si può dire che è un’azienda fatta famiglia, perché ogni vino, ogni riferimento, ogni dettaglio è strettamente imperniato sulla famiglia.

L’azienda è situata in contrada Virzì, facente parte del territorio di Monreale (provincia di Palermo), cento ettari vitati, (in più vi sono anche uliveti). Arrivando nella parte dove sono situate le case e viene imbottigliato il vino, si inizia a vedere tutto intorno un paesaggio che per certi versi ricorda più un giardino di casa che una “semplice vigna”. Francesco Spadafora, cura la vigna per l’appunto come il giardino di casa ed un po’ è anche la realtà, poiché la stragrande maggioranza del suo tempo lo passa in contrada Virzì.

Questa passione inizia nel 1988 e recandosi con il padre Pietro (a cui vengono dedicati due vini, un rosso ed un bianco), si appassiona a quei luoghi ed inizia ad apprendere le tecniche per la coltivazione delle vigne e per la vinificazione. Dopo cinque anni si inizia a produrre il primo vino in bottiglia, il Don Pietro. Il concetto basilare di Francesco Spadafora è che il vino si fa in vigna e per ottenere un prodotto valido, la vigna deve essere curata in ogni momento e nulla deve essere trascurato. In effetti curare cento ettari in maniera attenta e puntuale, richiede tantissimo tempo.

Ma tornando a quanto è stato detto all’inizio, la famiglia svolge un ruolo fondamentale nell’azienda e per l’azienda. Basta fare il nome di qualche vino e si capisce subito. Il Sole dei Padri (dedicato da Francesco al padre ed a sua volta alla figlia), Enrica (dedicato alla figlia), Don Pietro (rosso e bianco, dedicati al padre), sono fra i vini che racchiudono ed esprimono quanto sia importante la famiglia per l’azienda e viceversa. E se il padre si occupa della vinificazione e della parte agronomica, la figlia Enrica si dedica alla parte commerciale e dei social network.

Giusto per dare un’atmosfera più di casa, la visita inizia nel pomeriggio e continua durante la sera, cenando con un menù elaborato dal padrone di casa (e di vigna) in base ai vini che vengono scelti da noi (tenuto conto che Francesco Spadafora ha una grande passione per la cucina). La scelta ricade principalmente su un bianco, uno Chardonnay ed un rosso, un Merlot, ma alla fine non sono mancate le sorprese. Si inizia con un antipasto di pizza secca e pane con l’olio di produzione aziendale (Nocellara del Belìce in purezza), che vengono accompagnati con il Principe G 2018, Terre Siciliane I. G. T., 100% Grillo. Si presenta con note agrumate ed un lieve accenno floreale. Un sorso deciso che ancora fa capire che è scalpitante dopo due anni di affinamento in acciaio. Con lo Chardonnay il piatto in abbinamento è spaghetti con bottarga e maggiorana raccolta nell’orto. Schietto Chardonnay 2015, I. G. T. Terre Siciliane, riesce ad essere potente e scattante allo stesso tempo. Il 30% svolge un breve affinamento in legno e per la parte restante fa affinamento in vasche di cemento. Questa diversità di affinamenti gli conferisce struttura e agilità di beva. Si percepiscono note calcaree e burrose, sentori di frutta secca ed erbetta di campagna. Sorso ricco e con una componente alcolica che viene mascherata dalle altre componenti. Sapido e con una buona freschezza. Sorso lungo.

Fra una portata ed un’altra e con il sottofondo musicale di Bruce Springsteen, si dialoga sui vini ed i vitigni. La politica aziendale è quella di portare in commercio dei vini più che validi e quando vengono ritenuti pronti dopo un periodo di affinamento e un loro prodotto di punta (es. il Sole dei Padri) non viene ritenuto all’altezza, vorrà dire che quell’annata non verrà messa in commercio e che le uve saranno utilizzate per fare un secondo vino (es. Syrah della linea Schietto). Puntare su buona parte di vitigni “internazionali” è una scelta per certi versi voluta, proprio per ottenere dei vini con uve non autoctone che abbiano delle caratteristiche diverse rispetto a dove vengono coltivate nei territori di origine. Questo non vuol dire però che vengano trascurati i vitigni autoctoni, anzi. Il punto cardine di Francesco Spadafora per ottenere un vino che possa essere considerato da accompagnamento, oppure da meditazione, è di avere delle rese basse per i quantitativi di uva prodotta. Tanto è vero che i numeri dicono che per cento ettari di vigneto, vengono ottenute mediamente 240.000 bottiglie annue.

Continuando con le portate lo Schietto Merlot 2016, accompagna (o viene accompagnato) da un trancio di tonno grigliato avvolto in una fetta di melanzana arrostita. Francesco Spadafora ribadisce sempre che l’accoppiamento è fondamentale, perché il vino dà il suo meglio in abbinamento con il cibo. Lo Schietto Merlot 2016 I. G. T. Terre Siciliane si presenta con un corredo aromatico composto da prugna, accenni di lavanda, gelsi, ed erba bagnata. Beva scorrevole ma allo stesso tempo il sorso è deciso ed equilibrato. Le componenti sono ben amalgamate.

Fra un argomento ed un altro esce fuori il Cabernet Sauvignon nei vari territori italiani e su questo il padrone di casa (e di vigna), non vuole sfigurare, volendo dimostrare che le “sue” carte sono in regola, per poter competere con gli altri. Francesco Spadafora si allontana un attimo per andare a prendere un Cabernet Sauvignon della linea Schietto che è maggiorenne. Schietto Cabernet Sauvignon 2002, I. G. T. Terre Siciliane. A distanza di ben diciotto anni conserva ancora un colore purpureo. Avvicinando il calice si percepiscono le note di goudron, tabacco, peperone, liquirizia e cuoio. Ricco, setoso e polposo, con una scia sapida finale, con le componenti dure e morbide perfettamente amalgamate. Tannini vellutati che accarezzano il palato. La retronasale regala una bella complessità.

Si discute anche degli altri prodotti dell’azienda, fra di cui lo spumante Enrica dedicato alla figlia, che è stata la creatrice in tenera età dell’etichetta del vino di punta della casa, il Sole dei Padri. Lo spumante inizialmente doveva essere prodotto come vino fermo, ma successivamente viene spumantizzato. Oltre ai tre vini che hanno accompagnato la cena (come ribadisce Francesco Spadafora) e la serata, nel pomeriggio sono stati degustati altri vini prodotti che vengono di seguito riportati.

Viene fatto assaggiare il Siriki Bianco che è l’orange wine dell’azienda, a completamento di una vasta gamma di vini che spazia dai vini fermi (bianchi, rosati, rossi, spumanti e dolci), ottenuto da uve Grillo. Siriki Bianco 2015 I. G. T. Terre Siciliane 100% Grillo. Visivamente con un colore giallo tendente all’ambrato. Sentori mielati e di fiori appassiti, con accenni fumè. Al sorso è rotondo e ben equilibrato con una grande profondità e con un sorso piacevole. Persistenza buona e progressione altrettanto buona.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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