Il vigneto Sicilia è il secondo più esteso di tutta Italia con ben 97.080 ettari vitati.
Circa 26.000 ettari sono condotti in agricoltura biologica e questo lo fa essere il più importante vigneto biologico d’Italia; il 30% del totale nazionale.
Tra i vitigni a bacca rossa presenti e diffusi sul territorio regionale è il Nero d’Avola a farla da padrone con oltre 15 mila ettari coltivati; il 16% dell’intera superficie vitata. Diffusa in tutte le provincie della regione, con una maggiore presenza in quelle di Agrigento, Trapani e Caltanissetta, questa varietà costituisce il denominatore comune della viticoltura rossa siciliana.
Il Nero d’Avola è catalogato, presso il Registro Nazionale delle Varietà di Vite, con il nome di Calabrese Nero il cui significato etimologico non ha niente a che vedere con la Calabria; il termine Calabrese deriva infatti dalla parola “Calea” (uva) e “Aulisi”, (Avola). Calaulisi, uva di Avola.
È un vitigno con una buona resistenza alla siccità, teme l’umidità, è sensibile all’oidio e predilige i terreni calcarei e calcarei-argillosi in collina con buona ventilazione. Raggiunge buoni livelli di tenore zuccherino riuscendo comunque a garantire una buona acidità; presenta una media struttura polifenolica (pigmenti e tannini). Tutte queste caratteristiche lo fanno essere adatto all’invecchiamento.
Fino a pochi decenni fa, il Nero d’Avola veniva prodotto prevalentemente per il taglio. Il suo destino era quello di essere commercializzato in cisterne e di prendere la via del nord (Italia e non solo) per essere aggiunto a vini ben più scarichi di struttura e di potenza. Una sorta di corroborante di cui non erano fondamentali le caratteristiche qualitative ma che doveva riuscire ad apportare quello che mancava ai vini in termini di alcolicità e struttura.
È da poco tempo che la Sicilia ha ripreso in mano la storia di questo vitigno che, se vinificato correttamente e con attenzione, riesce a regalare espressioni di grande piacevolezza che dal punto di vista organolettico, possono essere ricondotte a sentori floreali, di viola, fruttati, di frutta rossa, ciliegie e ribes, amarene e more, e a note vegetali che rimandano anche al cappero. Con il passare del tempo, il tutto si trasforma in fiori appassiti e spezie dolci, carruba, liquirizia, cacao, rabarbaro, note iodate, di muschio e balsamiche di pino ed eucalipto.
Un recente approfondimento, avvenuto in regione grazie al Consorzio Sicilia DOC, ha consentito di fare il punto della qualità media della produzione. Qualità che è risultata disomogenea con campioni di grande finezza accostati ad altri la cui rusticità era ancora prevalente. In tanti casi, i viticoltori siciliani dovrebbero riuscire ad “alleggerire” i toni del vitigno privilegiando l’eleganza alla potenza, la piacevolezza alla scontrosità. Si tratta di fare un’inversione di prospettiva rispetto alle caratteristiche di un vino che fino a qualche tempo fa era utilizzato come vino da taglio.
Premettendo che cercare di segmentare per area o territorio, individuandone le caratteristiche peculiari, è cosa quanto mai difficile, due masterclass condotte da Luigi Salvo, delegato A.I.S. di Palermo, hanno cercato di indentificare le differenti caratteristiche che i vini assumono, in via prioritaria, a seconda dei cloni, del terreno e delle altitudini dei vigneti.
I cloni
Sono stati individuati quattro biotipi principali che conferiscono ai vini caratteristiche differenti.
Il biotipo A, il più strutturato, sviluppa alti livelli di alcol, acidità elevate e rende i vini concentrati mentre il biotipo B produce un vino dal corpo più snello e fresco. Gli altri due cloni, il B1 e il B2, invece, presentano note più speziate e astringenti rendendo il vino adatto alle lunghe soste in legno.
I terreni
La Sicilia ha una grande complessità di terreni che caratterizzano in modo significativo le uve e, di conseguenza i vini.
Premettendo che il vitigno predilige i terreni calcarei sciolti e in media collina, si osserva come da quelli di medio impasto franco argilloso si ottengono vini riccamente floreali e fruttati, profondi e di buona rotondità. I suoli argillosi, che trattengono acqua e sostanze nutritive, consentono alla pianta di sviluppare una maggiore concentrazione di componenti fenolici della buccia. Il terreno sabbioso, molto poroso e dalla limitata capacità di trattenere l’acqua, costringe le piante a maturare precocemente e si riflette nei vini con sentori più delicati e fini, meno alcolici e più morbidi, scarichi di colore. Il suolo calcareo, con una buona ritenzione idrica ma con pochi nutrienti, porterà a vini più chiari, eleganti e profumati, con maggiore acidità e pochi tannini, di media struttura. Un suolo calcareo argilloso darà origine a vini minerali, verticali, eleganti e strutturati. E infine, un terreno argilloso-limoso, dall’ottima porosità e in presenza di annata umida, determina grande fertilità e quindi un vino carico di colore e di buona struttura, largo e con meno verticalità.
Le altitudini
Il vigneto siciliano si estende dai 30 ai 900 metri di quota, anche se la maggior parte delle vigne si trova ad un’altitudine compresa tra i 250 e i 500 metri (il 65% delle vigne siciliane si trova in collina e il 30% in pianura).
Il Nero d’Avola predilige le medie altitudini; sopra i 650 metri, la maturazione si protrae nel tempo con rischio di muffe. L’aumento di quota altimetrica determina -oltre alla diminuzione della temperatura stimato in 0,65°C ogni 100 metri e a una maggiore escursione termica- un aumento dell’acidità e l’abbassamento del pH e, grazie alla maggiore radiazione solare, un incremento dei polifenoli presenti nelle uve.
Dopo una trentennale brillante carriera in ambito amministrativo finanziario all’interno di un noto gruppo multinazionale, dal maggio 2018 si dedica totalmente al mondo del vino del quale è appassionato partecipe da oltre quindici anni. Sommelier dal 2005 e degustatore Associazione Italiana Sommelier, assaggiatore di formaggi ONAF, assaggiatore di grappe e acqueviti ANAG e degustatore professionista di birre ADB, è relatore in enologia nei corsi per sommelier. È stato responsabile redazionale del sito internet della delegazione AIS di Milano e ha collaborato alla stesura delle guide Vitae e Viniplus. È redattore per la rivista Viniplus di Lombardia, per la quale cura due rubriche, è inoltre autore per la rivista Barolo & Co e per le testate on-line vinodabere.it, e aislombardia.it.
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