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Sicilia – Camporeale Day, verticale del Cataratto Lu Bancu di Feudo Disisa

Si dice che il tempo sia galantuomo ed in molti casi è così. Ultimamente molti vitigni e vini che erano stati quasi abbandonati, o un po’ dimenticati, stanno avendo una sorta di rinascita. Un valido esempio di vitigno ed a sua volta di vino, è quello del Catarratto, che se agli inizi era fortemente tenuto in considerazione, poichè era una valida “base” per il Marsala, successivamente con l’avvento dell’uva Grillo, subì una sorta di declino. Però negli ultimi anni ha ripreso quota ed ha avuto molteplici usi (dal vino fermo, allo spumante), grazie anche ai suoi cloni, il Catarratto Lucido ed Extra Lucido. Durante la VII^ edizione del Camporeale Day si è tenuta una verticale di Lu Bancu, Catarratto in purezza dell’azienda Feudo Disisa, con la partecipazione di Mario Di Lorenzo e dell’enologo dell’azienda Tonino Guzzo. Sono circa 150 anni che l’azienda Feudo Disisa è di proprietà della famiglia Di Lorenzo, con i suoi quattrocento ettari, di cui 150 vitati. L’azienda produce una vasta gamma di vini (dagli internazionali, agli autoctoni siciliani). Ma torniamo al vino in degustazione. Già il nome Lu Bancu, racchiude in sé una leggenda legata ad un probabile tesoro di Feudo Disisa e mai trovato. Prima di iniziare a raccontare la verticale, Tonino Guzzo, ha evidenziato come il vitigno (ed a sua volta il vino ottenuto) non abbia avuto vita facile, tanto è vero che negli anni ottanta, contrariamente a molti altri vitigni, impiantare una vigna con uva Catarratto, non forniva alcuna agevolazione e/o finanziamento da parte dello Stato e/o dalla Regione, pertanto era come se venisse sconsigliato impiantare il vitigno Catarratto. Fortunatamente le cose sono andate in maniera diversa.
Una verticale molto interessante, per far capire come il Catarratto possa avere diverse sfaccettature e molte vite. All’inizio con i suoi profumi floreali e fruttati, con il passare degli anni evolve e fornisce dei profumi più complessi, meno fruttati e floreali e di maggiore eleganza. Senza disconoscere le annate “chiave”, più difficili, nelle quali con un pizzico di fortuna e buona volontà si possono ottenere dei vini di lunga longevità e di grande eleganza e che avranno molto da dire negli anni a venire, così come è stato possibile avere durante la degustazione di Lu Bancu D. O. C. Monreale.

2020: la gioventù si fa sentire con aromi esuberanti di agrumi e fiori, per poi virare verso la frutta a polpa bianca. Fresco e lungo al sorso , con una leggera scia sapida. Servirà tempo per apprezzarlo al meglio.

2019: con un anno in più i profumi sono più eleganti e più gentili. Prevalgono le note fruttate (a polpa bianca, in particolar modo la pesca) ed accenni di pepe bianco. Ben bilanciato, con un’acidità presente e con una beva quasi rotonda. Progressione buona.

2018: già dal colore fa capire che inizia ad avere una fase evolutiva. All’olfatto emergono profumi “nuovi” rispetto ai primi due. La nota di camomilla, erba e fiori secchi, con ricordi di torbatura. L’acidità è ben presente a dispetto degli anni ed allo stesso tempo conferma come l’annata sia stata piovosa ed in alcuni tratti fredda. È lunghissimo con bevibilità e struttura allo stesso tempo. Questo millesimo, può essere considerato una sorte di spartiacque, tenuto conto che comincia a far affiorare lo stato evolutivo e la terziarizzazione che si denota in un primo step.

2017: bouquet complesso e che si basa principalmente su note erbacee di erba bagnata e successivamente si apre con sentori iodati e di pepe bianco. Sapido all’assaggio con un finale di mandorla amara. Teso e verticale.

2016: inizia a dare l’idea dell’evoluzione vera e propria (dopo cinque anni). Leggere note di tabacco (biondo), camomilla, nespola. Armonico alla beva, di grande eleganza e piacevolezza. Le varie componenti trovano un ottimo equilibrio, dando una grande scorrevolezza alla beva. Come per il millesimo 2018, è un vino da considerare nel tempo, per poter avere un’idea ed una visione di come possa evolversi prossimamente.

Per concludere abbiamo degustato il blend di Catarratto (50%) e di Insolia (50%) che si ha nel vino Chara I. G. P. Terre Siciliane, come a voler far sottolineare la duttilità del vitigno Catarratto. Il millesimo degustato è stato il 2015 che ha avuto profumi longilinei e delicati. Frutta secca, accenni di uva passolina. Sorso ben posato con una spalla acida e con un sorso elegante e pieno. Persistenza buona.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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