I nomi dei vitigni rappresentano spesso per appassionati e studiosi del vino un vero quiz che non ha risposte certe. La Grenache, che è tra le uve col maggior numero di sinonimi specialmente in Italia (Cannonau, Alicante, Bordò, Tai rosso, Garnaccia…) e la settima più coltivata al mondo per la produzione di vino, in Umbria ha preso misteriosamente il nome del vitigno principe del Beaujolais, il Gamay, cui non assomiglia neanche un po’.
Come mai? Non si hanno certezze, anche se si parla di un metodo di coltivazione (l’alberello) simile a quello usato nella zona tra Lione e Macon. Le scarse tracce storiche indicano comunque che questo “Gamay” fu introdotto sulle colline del Trasimeno a partire dal XVI secolo, nel periodo di dominazione spagnola dell’Italia centro-meridionale, conseguente alla pace di Cateau-Cambrésis del 1559 e qui suggellato dal matrimonio tra il Duca Fulvio Alessandro delle Corgna e la Marchesa Eleonora de Mendoza.
Questa e tante altre informazioni le abbiamo raccolte durante l’Anteprima Trasimeno 2022, organizzata a fine maggio dal Consorzio Trasimeno Doc assieme alla Strada del vino Colli del Trasimeno. Per completare la ricognizione storica, nel corso del suo bel seminario Jacopo Cossater ha riferito la presenza certa del Gamay tra fine Ottocento e inizio Novecento, quando era un’uva nota per dare buoni vini da taglio.
In realtà fino a 10-15 anni fa l’unica azienda di una certa rilevanza e visibilità a imbottigliare questa tipologia (che deve contenere una percentuale minima dell’85% dell’omonimo vitigno) era la locale Cantina sociale, Duca della Corgna, cui si deve il merito di avere salvato il Gamay da un probabile oblìo. Oggi invece sono ben quindici le aziende socie del Consorzio, che producono oltre al Gamay anche bianchi (da Grechetto in primis, ma c’è anche qualche Trebbiano), rosati (spesso in uvaggio) e altri rossi da vitigni internazionali in prevalenza.
Il Gamay viene coltivato su un totale di 30 ettari nei Comuni di Castiglione del Lago, Magione, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno e Tuoro sul Trasimeno e parte dei Comuni di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro, su terreni prevalentemente argillosi di colline ventilate, con una discreta escursione termica e la ovvia influenza termo-regolatrice dal lago stesso.
Ma vediamo di seguito le etichette che ci hanno più colpito durante la degustazione tecnica, svolta rigorosamente alla cieca com’è abitudine inveterata per noi di Vinodabere. Oltre ai Gamay, classificati in base alle nostre preferenze, segnaliamo anche qualche convincente Grechetto (altro punto di forza della zona, il vero contraltare “in bianco” del Trasimeno) e un paio di buoni Rosati, dove a nostro parere bisogna ancora lavorare per ottenere risultati soddisfacenti.
1. Trasimeno Gamay Riserva C’Osa 2019 – Madrevite. Cemento e botte grande, il 20% della massa viene vinificata a grappolo intero. Ancora in parte segnato dal legno, spezie, macchia, fragole e ciliegie, agrumi, fiori rossi e rose. Ottimo equilibrio tra struttura e freschezza. Estrazione molto elegante, tannini fini e succosi, sorso dinamico, bella progressione sapido-iodata, ottima persistenza su toni di tamarindo ed erbe officinali.
2. Trasimeno Gamay Riserva Poggio Petroso 2018 – Duca della Corgna. Botte grande, da singola vigna. Prima edizione. Prevalenza di frutta fresca e note balsamiche ai profumi, spezie, macchia mediterranea, arance rosse. In bocca è già ora molto fine e godibile, di ottima bevibilità, anche consistente, ma sembra avere notevoli margini di miglioramento. Bel finale, integro e slanciato, su toni di frutti rossi.
3. Trasimeno Gamay Opra 2021 – Madrevite. Solo cemento per il second vin aziendale, che se la batte bene con la Riserva C’Osa. Spezia, fiori, agrumi, cacao, tabacco, pepe, leggera tendenza vegetale. Elegante, frutto dolce ma molto reattivo, grandissima bevibilità e convincente finale di frutti rossi.
4. Trasimeno Gamay Legamé 2019 – Il Poggio. Acciaio e cemento vetrificato. Sentori leggermente evoluti, prevale il balsamico e un tocco di cuoio, terra bagnata, alloro. Sorso corposo, vibrante e succoso, molto tannico, c’è materia e carattere. Buona l’espansione finale, un pizzico di calore alcolico ancora da integrare.
5. Trasimeno Gamay 2020 – Pucciarella. Solo acciaio. Frutto scuro e croccante, susina, agrumi, mirto, viole, balsamico, speziato. Bocca di bella scorrevolezza e acidità, succosa ed elegante, leggera scodata alcolica, buona profondità di beva, frutti rossi molto gustosi.
6. Trasimeno Gamay Divina Villa 2021 – Duca della Corgna. Solo acciaio, è un vino chiave del territorio in quanto prodotto in circa 40 mila pezzi annui. Frutti rossi, ematico, frutta secca. Tannino ancora molto giovane e scalpitante. Buona progressione succosa e salmastra.
7. Trasimeno Gamay di Boldrino 2020 – La Querciolana. Solo acciaio. Naso di bel respiro, speziato. Tannino in evidenza, toni scuri, sapido e di buona profondità.
8. Trasimeno Gamay di Boldrino 2021 – La Querciolana. Solo acciaio. Spezia, cioccolato, buona materia, ancora da integrare. Leggermente tannico ma succoso e fumé. Finale balsamico e di macchia mediterranea.
9. Trasimeno Gamay E-trusco 2018 – Coldibetto. Solo acciaio. Frutto maturo (more), sensazioni ematiche e ricordi di cioccolato. Piacevole e morbido mostra un’espressione del frutto più efficace e tonica al sorso che al naso. Chiusura dolce e buona persistenza minerale e balsamica.
10. Trasimeno Gamay Rosso Principe 2020 – Nofrini. Acciaio e vetroresina, vigna di 25 anni. Profumi abbastanza scuri e concentrati, balsamici, china, radici, cuoio, frutta matura (mora, visciola), un po’ di volatile. Sorso meno impegnativo delle attese, abbastanza fresco, l’estrazione tannica va ancora amalgamata ma dà sostanza, finale equilibrato, di buona lunghezza iodata.
11. Trasimeno Gamay Riserva Camporso 2019 – La Querciolana. Barrique. Naso dai cenni vegetali, caffè fresco, spezie scure, frutta matura, cuoio. Ingresso scattante e succoso, poi tannino leggermente sabbioso. Buona persistenza ma tendenza un po’ asciugante. Il legno si fa ancora sentire.
Inoltre: davvero ottimo il Grechetto Poggio La Macchia 2019 di Duca della Corgna, che nei nostri punteggi ha perfino messo in fila molti Gamay risultando il primo vino ex-aequo assieme a quattro rossi: sale, spezie, agrumi e bel finale di frutta secca e pietra focaia, eleganza e struttura. A confermare una mano felice sul tipico bianco dell’Umbria, l’azienda bissa con il più fresco, immediato e fruttato Grechetto Ascanio 2021. Tra gli altri Grechetto, di buon livello quelli di Berioli (Vecanto 2019), Madrevite (‘Elvé 2020) e Montemelino 2021.
Tra i rosati, interpretati in una chiave che non sempre ci ha convinto, da segnalare per piacevolezza di beva e personalità solo l’IGT Le Cupe 2021 di Carini e l’IGT La Bisbetica Rosé 2021 di Madrevite.
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