- Si è svolta il 19 e 20 gennaio al Radisson Blu Hotel la dodicesima edizione dell’evento Sangiovese Purosangue a Roma. In quest’ambito abbiamo partecipato ad un interessante seminario sulle zone del Sangiovese, provando a percepirne le diverse espressioni territoriali. Essendo questo uno dei vitigni tra i più diffusi in Italia, si è scelto di focalizzare tre aree in particolare, tra le più conosciute e da cui provengono i vini più apprezzati: Il Chianti Classico, Montalcino e la Romagna. In questo contesto, per le aree suddette, sono state presentate delle ipotesi di zonazione del territorio, diciamo – per semplificare – sul modello dei cru francesi.
Un inciso sul concetto di zonazione è però d’obbligo. In Francia esiste da secoli una legislazione molto precisa e gerarchica che suddivide il territorio, definito dal disciplinare di produzione di un vino, in micro territori o cru. I cru hanno una estensione variabile, che può comprendere anche diversi “villaggi”, ma che, nella maggior parte dei casi ( e per i cru più famosi) , coincide con un singolo vigneto. Oltre ad identificare il territorio, il cru classifica anche la “qualità” delle uve di quel determinato appezzamento. Il concetto di cru si può articolare, infatti, in sottocategorie che indicano il livello di qualità delle uve e/o dei vini e cioè Gran Cru, Premier Cru, Deuxième Cru…etc. Quindi in questo modo, più o meno direttamente, il cru definisce anche il valore, in termini di mercato, dei vini che saranno prodotti in quel territorio. Celebre è l’esempio del cru “La Tâche” della Romanèe Conti in Borgogna. Il Pinot Nero che vi si produce va in commercio a prezzi sopra i 3000 euro a bottiglia, mentre altri Pinot Nero prodotti in vigneti adiacenti al “La Tâche” (separati da una stradina di campagna) hanno prezzi 10 volte inferiori.
In Italia solo da pochi anni è si è cominciato ad introdurre nei disciplinari di produzione un concetto simile al “cru” francese e si chiama MGA ( menzione geografica aggiuntiva). Il nuovo disciplinare di produzione del Barolo, realizzato nel 2010, comprende 181 Menzioni Geografiche Aggiuntive, di cui 11 comunali che non si riferiscono quindi a un singolo vigneto (Brunate ad esempio) ma possono comprendere anche tutte le vigne appartenenti ad un certo comune ( La Morra ad esempio ). Una precisazione importante da fare è che la “zonazione” come viene intesa in Italia non è una classificazione qualitativa e il suo obiettivo prioritario è quello di creare una mappatura del territorio che aiuti il consumatore e gli operatori del settore ad identificare e riconoscere le caratteristiche di un vino proveniente da una certa zona.
Questo della zonazione è un “pallino” che in Toscana si insegue da tempo da parte di alcuni tra i maggiori produttori (es. Antinori) ed operatori del settore (Davide Bonucci presidente di Enoclub Siena ne è stato uno dei promotori), in particolare per i territori del Chianti Classico e del Brunello e, a nostro avviso, condividendo quanto espresso dallo stesso Davide Bonucci durante il seminario di approfondimento, la cosa ha molto senso specialmente per la zona del Chianti Classico per diversi motivi.
La zona del Chianti è molto estesa (in pratica “mezza” Toscana) con altimetrie e composizioni dei terreni molto diverse tra loro.
L’area del Chianti Classico è quella dove si hanno notizie storiche più certe e antiche sulla tipicità e qualità dei vini provenienti dall’areale del Chianti.
È ormai assodato che il terroir del Chianti Classico è quello dove il Sangiovese riesce ad esprimere eccellenze e una qualità media superiore dei vini rispetto alle altre zone del Chianti.
Da diversi anni le peculiarità dei vini provenienti dai comuni di Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti etc.., sono note e riconosciute da produttori, operatori e appassionati del settore, non ancora – e questo è uno dei motivi a favore della zonazione – dal grande pubblico.
Il modello di zonazione proposto per l’areale del Chianti Classico (illustratoci da Davide Bonucci) ricalca in pratica l’estensione dei comuni di cui sopra, con alcune specificità come Panzano e Lamole, che producono vini diversissimi tra loro: strutturati, ricchi e “polposi” gli uni quanto profumati “leggeri” ed eleganti gli altri.
La zonazione dell’area di Montalcino presenta, invece, a nostro avviso, più difficoltà per la sua realizzazione. L’estensione territoriale, infatti, è più circoscritta (24.000 ettari la superficie del comune di Montalcino contro i 70.000 ettari totali dei comuni del Chianti Classico).
C’è poi da rilevare un’alta parcellizzazione dei vigneti a Montalcino che rende difficoltoso inquadrarli in “zone” ben definite e separate tra loro e che esprimano, inoltre, vini con caratteristiche ben distinguibili tra una zona e l’altra.
Tra le varie proposte c’è quella di considerare “sottozone” di Montalcino i quattro versanti della omonima collina, che però non hanno una connotazione storica ben precisa e antica come quella del Chianti Classico. Questo potrebbe da un lato “svilire” agli occhi dei critici, degli appassionati e dei buyer tutta l’operazione, riducendola a una pura attività di marketing e, dall’altro, per gli stessi motivi, potrebbe non risultare di facile comprensione per il consumatore.
Tutto questo non per dire che la zonazione a Montalcino non ha senso o non si possa fare, ma solo per constatare che ad oggi le problematiche e i dubbi, connessi alla definizione di criteri chiari e condivisi sul tema, non sembrano poter essere risolti a breve.
I vini assaggiati durante il focus di approfondimento sono risultati, quindi, doppiamente interessanti, sia per le loro qualità intrinseche, sia per la possibilità di associarli ad una determinata “zona” di riferimento. Queste le nostre considerazioni.
Altoreggi Toscana 2015 – Casanuova, ottenuto da vigneti che si estendono sul Valdarno Superiore su terreni argillosi e sabbiosi. Frutti rossi, sbuffi balsamici e speziati con richiami agrumati. Elegante al gusto con freschezza in buona evidenza e tannini di particolare delicatezza. Chiude con una piacevole scia sapida.
Sangiovese di Romagna Riserva P.Honorii 2015 – Tenuta La Viola. I terreni argillosi ricchi di “spungone” (arenaria calcarea riccamente fossilifera costituita da un grossolano impasto di gusci di conchiglie marine tenute assieme da cemento calcareo), conferiscono al calice percezioni minerali e piacevoli note di spezie scure, senza sovrastare la parte fruttata. Corpo pieno, ricco, di buona freschezza e sapidità. Finale pepato che richiama una matrice acido-sapida senza nascondere la centralità del frutto.
Chianti Classico DOCG 2012 Quercus – CasaGrande della Quercia. Da vigneti a tendenza argillosa posti ad un’altitudine tra i 250-280 metri s.l.m., quest’espressione di Castellina in Chianti denota all’olfatto eleganza e pulizia. Ciliegia, note speziate, caffè e richiami balsamici. Il sorso è scorrevole, dotato di freschezza e piacevole percezione sapida. Delicati i tannini. Intrigante il finale.
Chianti Classico DOCG Riserva 2015 – Cigliano. Espressione della sottozona di San Casciano in Val di Pesa, a circa 20 km da Firenze. Elegante. Note di spezie dolci, caffè e richiami fruttati, precedono un assaggio pieno, estremamente sapido con tannini vivi ma ben integrati. Finale di buona progressione e persistenza.
Chianti Classico DOCG 2015 – La Montanina. Sempre nel Chianti Classico ci spostiamo a Monti in Chianti, nella parte sud della sottozona di Gaiole, ad un passo da quella di Castelnuovo Berardenga. Accenni floreali, richiami di frutta scura, terra e sentori minerali. In bocca una vibrante acidità sorregge il sorso di grande struttura con note intense di frutta matura.
Chianti Classico Riserva DOCG 2015 Vigna Barbischio – Maurizio Alongi. La 2015 è l’annata di esordio per questo Chianti ottenuto da una piccola vigna di solo un ettaro esposta a sud, a 400 metri s.l.m., nella sottozona di Gaiole in Chianti. Vino con una struttura elegante e “sottile”. Al naso sentori di viola, ciliegie, con note terrose, di liquirizia e accenni minerali. In bocca è coerente con il naso, mostra sapidità e freschezza, delicati richiami fruttati conducono ad un convincente allungo finale.
Rosso di Montalcino DOC 2016 – Castello Tricerchi. Proveniente dai vigneti situati sul versante nord di Montalcino. Un “baby Brunello” lo potremmo definire per la non celata eleganza e finezza. Frutti rossi, humus, mora e spezie anticipano un sorso equilibrato, con tannini vellutati e fini che conducono ad un finale persistente ed appagante.
Chianti Classico Riserva DOCG 2013 – Miscianello. Dalla zona sud del Chianti Classico, a Castelnuovo Berardenga, il comune della luce per la sua esposizione al sole, si ottiene questa Riserva che si offre al naso con delicati sentori di fiori e frutti rossi, note speziate e di arancia candita. Gusto asciutto, tannini delicati, con freschezza in evidenza a mitigare le note dolci di lampone e zucchero filato. Chiude con richiami agrumati.
Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2015 “Mocenni Particella 89” – Tenuta Mocenni, Bindi Sergardi. Mocenni 89 è il numero della particella catastale della porzione di terreno (composta da Galestro e Alberese) ove insistono i vigneti da cui si ricava questo vino, situati nella parte nord-occidentale del Comune di Castelnuovo Berardenga. Grande finezza e pulizia al naso, confettura di frutta in evidenza, percezioni agrumate con note di incenso e tabacco. Il sorso è di estrema eleganza, con tannino, acidità e frutto in perfetto equilibrio.
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia