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Il Soave di Sandro e Claudio Gini. I custodi delle vecchie vigne di Garganega

Ci sono saperi che affondano le proprie radici in un lontano passato e che si tramandano di generazione in generazione, arricchendosi ad ogni passaggio di nuove conoscenze e di nuove visioni.

Così, la storia dell’azienda di Sandro e Claudio GINI, tra i più antichi viticoltori nella zona del Soave Classico, può farsi risalire addirittura al 1600, quando la famiglia coltivava i propri vigneti in Monteforte D’Alpone, piccolo comune confinante con la parte orientale della città di Soave, al centro del quale oggi si trova la moderna cantina.

Attualmente sempre in questi luoghi, i due fratelli, in sinergia con le nuove generazioni, gestiscono in prima persona i quasi 50 ettari di vigneto, dislocati tra Monteforte e Campiano, vantando una produzione di circa 200.000 bottiglie annue. I vigneti di Monteforte sono situati in alcune tra le posizioni collinari più vocate della zona.

Potremmo definirli vignaioli naturali i Gini, anche se questo è solo il loro modo di fare il vino. Nei loro vigneti non si usa chimica tantomeno anidride solforosa durante il processo di vinificazione, realizzato, tra l’altro, solo con lieviti autoctoni.

Arriviamo in azienda a Monteforte in una calda mattinata di luglio, mossi dall’intento di saggiare l’espressività di un vino che da sempre ha destato il nostro interesse, il Soave.

Barbara Gini, figlia di Sandro GINI

Ad accoglierci Barbara Gini, figlia di Sandro, che da subito ci descrive quella che è la filosofia produttiva aziendale, da sempre, tesa a conciliare l’amore per la tradizione e la storia enologica del territorio con le più moderne tecniche della viticoltura contemporanea. Ne è l’esempio la scelta di preservare e «custodire» le vigne di Garganega più antiche, quelle su cui hanno lavorato generazioni di viticoltori della famiglia. Vigne con un’età che oscilla tra i sessanta ed i centoquaranta anni.

Un patrimonio ampelografico di estrema importanza ed esclusività allevato in maniera rigorosa e attenta con metodi biologici certificati. Nella contrada Salvarenza, uno dei due cru aziendali, circa un terzo dei vigneti sopravvissuti alla fillossera è senza portainnesto e quindi a «piede franco».

Sono queste le vigne da cui Olinto Gini otteneva il suo vino per venderlo sfuso a Verona in bar ed osterie. Le stesse da cui, nel 1980, i figli Sandro e Claudio realizzarono le prime bottiglie di Soave Classico con l’etichetta di famiglia, fino alla svolta del 1985, anno della prima vinificazione senza anidride solforosa. Una scelta coraggiosa ma anche estrema per l’epoca che consacrò l’avvio della storia familiare vinicola più moderna.

Interno cantina

Suggestiva ed emozionante la cantina sotterranea, interamente scavata nel tufo vulcanico, che in alcuni tratti consente anche di ammirare la tipica roccia nera.

Roccia nera del sottosuolo

Qui oltre alla vasche di fermentazione, sono presenti le pupitre per la produzione di un metodo classico e la barricaia  ove i vini riposano in pièces francesi da 228 litri, conosciute ed apprezzate dai fratelli Gini durante un viaggio in Borgogna negli anni ottanta e da allora mai abbandonate.

La regolazione naturale del sottosuolo permette di mantenere costanti la temperatura e l’umidità.

L’intera cantina è stata realizzata in 15 anni, curando ogni minimo dettaglio, grazie proprio al lavoro di Olinto ed alla visione artistica di Sandro. Una creatività che riscontriamo nelle forme geometriche disegnate nelle pareti con l’impiego di differenti tipi di materiale.

Entrata della cantina

La parte superiore della stessa è stata ricavata in vecchi rustici, restaurati utilizzando esclusivamente materiali locali e, in particolare, pietra calcarea proveniente dai vigneti di proprietà. Ancora in itinere l’ultimazione di una nuova cantina in località Campiano, nell’areale della Valpolicella.

Area imbottigliamento

Tra la gamma dei prodotti aziendali si distinguono i due cru di Soave, il Froscà e il Salvarenza.

Entrambi, pur appartenendo al medesimo versante collinare, nel cuore della zona classica di Monteforte, si differenziano per altitudine, pendenza e tipologia del terreno.

Froscà si estende, per 6 ettari circa di superficie, sulla parte più alta della collinetta ad un’altitudine di quasi 180 metri s.l.m. . I vigneti, esposti a sud est con impianto a pergoletta veronese, sono allevati su terreno formato prevalentemente da tufo vulcanico.

Il Salvarenza, invece, si caratterizza per il terreno più calcareo, con piccoli strati tufacei, un’altitudine leggermente inferiore (150 metri s.l.m.) e le viti decisamente più vecchie, alcune delle quali, come ricordato, addirittura franche di piede.

Oltre al Soave, scopriamo una significativa ed interessante produzione di vini ottenuti da vitigni internazionali. Ci colpisce positivamente il Pinot Nero.

Non ci resta, dunque, che passare ai nostri assaggi.

Soave Classico 2017

Soave Classico 2017. Garganega 100%. Vinificato e successivamente maturato in sole vasche di acciaio. Spicca per freschezza ed immediata capacità di beva. Intenso e fragrante dal carattere decisamente minerale.

Soave Classico La Froscà 2015

Soave Classico La Froscà 2015. Garganega 100%.Ottenuto da fermentazione a temperatura controllata, senza solfiti, parte in acciaio inox e parte in botti di legno francese. Affinato per otto mesi a contatto con i propri lieviti naturali di fermentazione, in vasche di acciaio inox e in piccole botti di legno stagionato da 228 litri. Al naso sprigiona una chiara matrice minerale ed intense note floreali. Spiccata freschezza seguita da una scia sapida ben definita che lo accompagna fino ad un finale di ottima persistenza.

Soave Classico Contrada Salvarenza “Vecchie Vigne” 2015

Soave Classico Contrada Salvarenza “Vecchie Vigne” 2015. Garganega 100%. Da uve selezionate e raccolte a mano. Fermentato totalmente in legno ed affinato per 12 mesi, in pièces da 228 litri ed in grandi botti, a contatto con propri lieviti naturali ed in bottiglia per ulteriori sei mesi. Decisamente più morbido rispetto al Froscà, esprime note complesse di frutta matura, susina, melone sorrette da vena acida ed inconfondibile scia sapida. Chiude con un finale nitido e persistente sul frutto.

Campo alle More 2013

Campo alle More 2013. Pinot Nero 100%. Davvero convincente questa interpretazione di Pinot Nero. Bouquet ampio ed intenso caratterizzato da sentori di ciliegia, prugna, frutti di bosco per proseguire con note di cacao e di leggera tostatura. Avvolgente e setoso al gusto. Freschezza e sapidità contornate da una piacevole trama tannica. Lungo il finale.

Salutiamo Barbara Gini, con l’invito a rendere un grandissimo in bocca al lupo al papà Sandro per il nuovo incarico di Presidente del Consorzio del Soave e con la rinnovata consapevolezza delle grandi potenzialità del Soave, un vino che, a nostro parere, può accomodarsi tra i grandi bianchi dell’enologia italiana.

 

Azienda Agricola GINI Sandro e Claudio

Via Matteotti n. 42

37032 Monteforte d’Alpone (VR) – Italia

Tel. +39 045 7611908

www.ginivini.com

 

“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.

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