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Orcia: Il vino più bello del mondo!

Nata nel 2000, per il giorno di San Valentino, la D.O.C. Orcia festeggia quest’anno la maggiore età! Delimitata tra le zone di produzione di due DOCG, più grandi e mature come il Brunello di Montalcino ed il Vino Nobile di Montepulciano, l’Orcia ha saputo, con tenacia e pazienza, ricavarsi un mercato ed una reputazione tutta personale ed unica, indipendente dalle vicine, con un carattere, un’attrattiva, una professionalità ed un ventaglio di offerte rimarchevoli e solide.

La nascita di questa nuova realtà vitivinicola è stata resa possibile, in primis, dal cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature sono andate mitigandosi le gelate primaverili, in congiunzione con una naturale catena geologica costituita dal Monte Amiata e dalle Colline del Chianti che proteggono la zona dalle perturbazioni fredde. Anche la complessa varietà di suoli ed altitudini ha giocato un ruolo chiave nel successo dei vini qui prodotti, aziende che hanno saputo interpretare al meglio i terroir a loro disposizione riuscendo a creare vini dalla personalità unica con la possibilità di soddisfare tanti palati diversi.

Il legame con il territorio è stato, come in pochi altri casi, essenziale per il successo e la divulgazione di questa denominazione. La rinomata bellezza della Val d’Orcia ed il suo afflusso annuale di turisti hanno permesso una divulgazione a livello mondiale tanto che, citando un passaggio del convegno, si potrebbe dire che il mercato estero dei vini Orcia Doc è casalingo.

Percorrendo questo cammino che lega indissolubilmente il territorio ai vini che vi si producono le aziende hanno fatto scelte che combinano la volontà di preservare, valorizzare e raccontare questo legame, come, ad esempio, i luoghi panoramici in punti delle cantine, immersi nei vigneti, esaltando come le piante di uva siano irrimediabilmente connesse all’ambiente che le circonda.

Molte aziende, negli anni, hanno avviato numerose collaborazioni con gli enti turistici implementando, e creando, agriturismi, piccoli ostelli, portando il turista nell’azienda, mostrandogli l’artigianalità dei processi produttivi, esaltando il legame storico, culturale e comunitario che ogni vino ha nel suo territorio di origine.

Il Consorzio, che conta oggi 50 aziende, è stato sempre in prima linea nella promozione ed ha sempre svolto il suo compito in maniera egregia con risultati rimarchevoli.  Formato da una squadra giovane e compatto è riuscito, seppur in breve tempo, nel far conoscere, apprezzare e nel far amare i vini Orcia Doc ad un sempre crescente numero di appassionati.

Ecco di seguito i vini degustati:

I vini

I vini degustati

Rosso 2016 – SassodiSole, Orcia Doc

Un Sangiovese in purezza dalla rara eleganza. Impressiona per la pacatezza dei profumi che si fanno distinti e limpidi. Profumi rispettosi dell’uva con ciliegie e rose che si aprono ad erbe balsamiche, il tutto nella cornice di un sottobosco pacato e mai invadente. Il palato è quasi timido al primo sorso nonostante se ne carpisca subito l’equilibrio ed il potenziale. Tannini e acidi accarezzano il palato piacevolmente ed in equilibrio. Elegante.

Cenerentola 2016 – Donatella Cinelli Colombini, Orcia Doc

Il Sangiovese incontra un vitigno poco conosciuto che l’azienda ha deciso di riscoprire con grande audacia, il Foglia Tonda. Ancora chiuso e schivo al naso a causa della giovane età, si caratterizza e distacca rispetto al precedente per richiami di frutta surmatura smorzata da note vegetali che ne alleggeriscono, impreziosendolo, lo spettro olfattivo. Rimane sempre cupo, quasi austero, anche con il passare del tempo nel bicchiere, sterzando su note eteree, balsamiche e di spezie dolci. Al palato si fa perdonare la timidezza dell’età sfoggiando una potenza inconsueta ed un corpo prorompente. Tannini ed acidi ballano irruenti in bocca mostrando un insolito equilibrio in un vino ancora giovane. Morbidezza e lunghezza, infiocchettati da un amaricante finale che si incastona perfettamente in questo quadro. Giovane ma con una lunga e prospera vita davanti a sé.

Sesterzo 2015 – Poggio Grande, Orcia Sangiovese Doc

Tra tutti i vini degustatè è quello “troppo giovane”. Complesso e potente al naso anche se ancora poco elegante ed un po’ scomposto necessita di un po’ più di tempo in bottiglia per esprimersi al meglio e diventare un gran vino. Gli aromi di frutta matura e sotto spirito fanno da apripista a sfumature eteree che danno carattere e incuriosiscono il naso. Le successive olfazioni spostano l’attenzione sulle note dolci di spezie, spingendosi fino al sandalo, per tornare al suolo ed alla terra con ricordi di foglie secche e bagnate. Le carenze al naso spariscono in bocca con un’entrata elegante e sottovoce che esplode lentamente in potenza e rotondità. Succoso e pieno con tannini delicati e leggeri che in alcuni istanti sovrastano un’acidità a momenti carente ma sostenuta e rinforzata da una retrosalivazione minerale. Lunghissimo. Da apprezzare tra qualche tempo.

Frasi 2015 – Capitoni, Orcia Sangiovese Riserva DOC

Una sempre piacevole certezza. Un vino sempre diverso che si prefigge l’obiettivo di caratterizzare ogni annata esaltandone le differenze climatiche, incastonando questa unicità in una frase diversa per ogni vendemmia. Si presenta al naso potente e sicuro con frutta rossa matura perfettamente cullata dagli aromi del legno, dove riposa e matura per 24 mesi, che gli conferisce, in crescendo, note di spezie dolci e patchouli. Il terreno si fa sentire nelle note ferrose e minerali spinte in alto da un balsamico elegante e ben amalgamato. In bocca entra morbido ed elegante al primo impatto per poi svilupparsi potente e robusto ma sempre equilibrato e mai scomposto. L’alcool e la freschezza sono i veri protagonisti lasciando leggermente in ombra i tannini delicati e succosi. Il finale è lungo, con ritorni di mandorle amare e non si lascia scordare.

Arcere 2015 – Poggio al Vento, Orcia DOC

L’unico vino della batteria che aggiunge una percentuale di uve internazionali alla massa. Il Merlot, seppure in quantità limitata (10%) si fa riconoscere bene già al primo sguardo, giocando con il Foglia Tonda, regalando il colore più profondo e cupo tra tutti i vini degustati. Pecca di giovinezza, gli aromi si manifestano leggermente sconnessi gli uni dagli altri ma è solo un problema di tempo che andrà sparendo con la evoluzione. Potenza. Gli aromi erbacei del Merlot la fanno un po’ da padrone alla prima olfazione ma lasciano via via spazio alle note terrose di sottobosco e funghi con richiami di foglie secche. La frutta arriva in sordina manifestandosi con sensazioni di marmellate e confetture di frutta scura ricordando le prugne. Deciso e diretto, entra con morbidezza ed esplode allargandosi e sfoggiando un corpo ed una struttura da fuoriclasse restando sempre abbastanza bilanciato senza eccedenze. Succoso e pieno si allunga nel finale con richiami di frutta nera.

Il Tocco 2015 – Campotondo, l’Orcia Sangiovese Riserva DOC

La vera sorpresa della giornata. I vigneti più alti di tutta la batteria (600 metri) coltivati ad alberello per beneficiare nelle concentrazioni e nell’estrazione degli elementi. I 20 giorni di macerazione sulle bucce si fanno sentire al naso con sentori di frutta surmatura perfettamente smorzati da sfumature minerali e ferrose del terreno aiutate da note di erbe aromatiche che ricordano timo e rosmarino. Il primo contatto con la bocca è delicato, quasi timido, ma diventa esuberante e vibrante subito dopo grazie alla vivacità del colorino. La giovinezza si manifesta in tannini ancora verdi ma in grado di allargare il palato e sorretti dai più alti livelli di freschezza e mineralità lasciando un finale sapido e pulito.

Tribolo 2012 – Podere Albiano, Orcia Sangiovese Riserva DOC

L’annata più vecchia di tutta la selezione e, ovviamente, l’unica senza defezioni legate alla gioventù. Lo spettro aromatico è tra i più ampi e complessi, si inizia con frutta rossa, ciliegie e more, per passare attraverso aromi tostati e affumicati che richiamano cacao e tabacco da pipa. In bocca è leggero e succoso, delicato in entrata, colpisce il palato con straordinaria potenza e raffinatezza gestite da tannicità e freschezza al loro massimo, vive e presenti. Il finale è leggermente “rustico”, con ritorni terrosi ma piacevoli

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