Una full immersion meditata e circostanziata, poi un po’ di giri a bordo tazzina, per tuffarsi di nuovo fino in fondo. O meglio, fino ai fondi, trattandosi di quello di cui si tratta: ovvero, di caffè. Uno dei brand del gusto italiano, quasi alla pari di pasta, extravergine e pizza, visto che qui, se la materia prima viene da molto lontano e prima di sfondare da noi ha fatto svariati giri (ma d’altro canto non è successo lo stesso per la “pummarola”?) poi il know how sulla carta più conosciuto, accreditato e riconosciuto, dalla “napoletana” all’espresso, parla risolutamente la nostra lingua. Gli “esploratori” into the black però non si sono accontentati di luoghi comuni e di certezze, anzi. Con un lavoro certosino e documentato, eccoli impegnati a ribaltare assiomi e scontatezze, e a guardare le cose da un punto di vista tanto più intrigante qunto più originale. Sono, gli esploratori del dark drink più popolare in Italia e nel mondo, in rigorso ordine alfabetico, Andrea Cuomo, gastro-penna del Giornale e delle Guide del Gambero Rosso, e Anna Muzio, giornalista e scrittrice che, oltre a una collaborazione con la stessa testata di Cuomo, scrive per testate come Mixer, Qualitaly, The Good Life.
La teoria (diciamolo: pressoché rivoluzionaria) che emerge dalla articolata e profonda (quanto godibile e aerea nella forma) di “Mondo caffè”, il libro a due firme in tournée di presentazione proprio in questi giorni, è che il monopolio culturale (e inevitabilmente nazionalista) basato sulla superiorità assoluta dell’espresso su ogni altra forma di degustazione e preparazione del caffè, è in buona parte rivedibile. Riassunto dai due con il termine giocoso ma eloquentissimo di “tazzismo”, Cuomo & Muzio identificano il convincimento – tanto inossidabile quanto, al fondo, a loro modo di vedere superficiale – secondo cui chi non preferisca senza mediazioni la formula “macchina da bar, tazza piccola e “crema” alta mezzo centimetro non capisce un granché di caffè. E già dall’introduzione, senza tanti giri di parole, espongono programmaticamente il loro contro-teorema: “Il paradosso del caffè all’italiana – scrivono – è questo, il 97% degli Italiani lo beve ogni giorno, alcuni anche più volte al giorno. Ci riteniamo degli esperti, spesso dei veri intenditori, ma siamo tra coloro che meno sanno che cosa c’è in quella tazzina bollente che trangugiamo in piedi in pochi secondi, spintonati da altri idolatri di un dio che adoriamo al punto da farci pochissime domande su di esso”.
Da qui ovviamente, e da quei rodati e bravissimi giornalisti che sono, Cuomo & Muzio di domande ne (e se ne) fanno a iosa. Enucleando risposte tanto intriganti quanto sconvolgenti rispetto al comune sentire dato – come annotato più su – per scontato. Senza, ovviamente, alcuna criminalizzazione dell’hit mattutino nostrano, anzi. Ma chiarendo che il mondo non si ferma davanti alla nostra “way of coffee”. Da leggere e degustare, insomma, il libro del duo. Con davanti, a ogni capitolo, laicamente, una epifania diversa – e magari un diverso monorigine – di arabica o robusta, lasciandosi guidare lungo rotte, provenienze, modalità di consumo, abitudini, storie filtrate (absit iniuria verbis) da tutto il mondo. E concludendo in bellezza il percorso con le ricette dedicate di piatti e cocktail che super chef (Alajmo, Beck, Oldani, Romito) e super mixer master hannno relagalato agli autori e ai loro lettori. Edito da Cairo “Mondo Caffè” (sottotitolo: storia, consumo ed evoluzione di una invenzione meravigliosa, prefazione del mitico Luciano De Crescenzo, 320 pagine) costa 18 euro.
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