Modigliana, da piccolo Borgo con appena 4.000 abitanti a simbolo del Sangiovese di Romagna e non solo, una “Stella” che con lo scorrere del tempo emana sempre più luce, mettendo in evidenza un panorama enologico in continua evoluzione, che predilige quei vini che con la loro forte identità mettono in risalto in modo inconfondibile il territorio.
Al centro di una diatriba sulla regionalità, che ha visto questi luoghi, durante gli anni, passare dalla Toscana all’Emilia, l’area ha sempre avuto però come punto di riferimento quelle Valli Appenniniche capaci di dar vita a vini di grande spessore.
Vini legati alla tradizione e al territorio che li ospita, dove i poco più di 350 ettari vitati, frammentati in un contesto di natura selvaggia e in perfetto equilibrio eco-sistemico, già testimoni del depauperamento in termini di risorse umane avvenuto dagli anni ‘30, oggi affascinano chi li assaggia anche per la prima volta.
Qui però, come in altre zone ultimamente, il cambiamento climatico sembra volere accanirsi in azioni di violenza inusitata, evidenziando tutte le debolezze presenti e lasciando cicatrici profonde sia sul territorio che sulla comunità che ci vive.
Ricordiamo con dolore le alluvioni del maggio dello scorso anno e le ultime fino alla più recente (che nonostante l’enorme quantitativo di acqua piovana caduta sembra aver fatto meno danni della precedente, come se tutto quello che doveva cadere fosse ormai caduto).
Così quella roccia arenaria, così difficile da lavorare e primo aspetto da prendere in considerazione nella viticoltura della zona (insieme ai crinali ripidi e soleggiati e al bosco che ne caratterizza il paesaggio ed è componente mitigatrice del clima inducendo un ritardo nella maturazione delle uve) ha svelato, sotto la pressione del clima, che non sempre ciò che sembra indistruttibile effettivamente lo è, e che la natura sa evidenziare anche quelle fragilità che al primo sguardo dell’uomo passano inosservate.
Ma Modigliana saprà riprendersi sempre e comunque: era e resterà un punto nevralgico dell’Appennino Centrale per la produzione di vini di spessore, dall’alto di quelle montagne dove spiccano le bizzarre forme dei calanchi gessosi del Monte Pietramora che scendono verso l’entroterra fin dove si erge il Falterone, da cui originano le sorgenti dell’Arno.
La superficie dei vigneti è ricca di sabbia, scaturita dal disfacimento delle rocce arenarie, con inserti simili al galestro, ma è al livello delle radici che ogni pianta deve confrontarsi con la propria voglia di sopravvivere, dovendo spaccare la matrice marnosa per andare a trovare acqua e le sostanze minerali in essa disciolte.
Caratterizzato da tre valli delimitate da altrettanti torrenti uniti a formare il corso del Marzeno (Acerreta, Ibola e Tramazzo, sottozone della Menzione Geografica Aggiuntiva. Ibola, la più fredda, Acerreta con le vigne ad altitudini basse e Tramazzo dove si hanno grandi escursioni termiche) il territorio è matrice di vini estremamente tipici, come ha ribadito l’assaggio propostoci durante l’ottava edizione di: Modigliana – Stella dell’Appennino.
Ed ecco dunque di seguito le impressioni raccolte su alcuni dei più interessanti.
MODIGLIANA ROSSO VALLE ACERRETA 2022 (Sangiovese 100%) – FONDO SAN GIUSEPPE
Da un vigneto di appena un ettaro a 300 metri di quota nasce un vino che dopo macerazione sulle bucce di circa 20 giorni affina in cemento per almeno 6 mesi. Spezie dolci, frutta sottobosco e accenni fumé anticipano un sorso elegante, rotondo, e un finale dalle intriganti note amarognole che fanno da cornice ad una spezia che sembra non finire mai.
FRAVÉNTO 2021 (Chardonnay e Trebbiano) – LA CASETTA DEI FRATI
Questo blend di Chardonnay e Trebbiano strizza l’occhio ai grandi bianchi della Borgogna, pur senza entrare in sterili competizioni. Note legnose sono percepibili non appena si avvicina il bicchiere al naso insieme alla vaniglia in evidenza, ma all’assaggio il vino mostra un’agilità e freschezza sorprendenti, per poi terminare su note di spezie.
MANTIGNANO 2022 (Sangiovese 100%) – IL PRATELLO
Nasce da vecchie vigne site a circa 500 metri di altezza, fa 30 giorni di macerazione sulle bucce prima di affinare in Tonneau per circa 1 anni, poi un successivo affinamento in bottiglia per 12 mesi. È stato il nostro miglior assaggio, e interpreta appieno il Sangiovese di queste valli risultando piacevolissimo per freschezza ed eleganza, con fulcro su note fruttate e accenni speziati.
I VESPRI MODIGLIANA 2023 (Trebbiano) – IL TEATRO
Un Trebbiano in purezza e di spessore, introdotto da note fruttate e di fiori bianchi; il sorso è elegante e ricco allo stesso tempo, ben sostenuto da freschezza e sapidità, con finale lungo e intenso.
VIOLÀNO MODIGLIANA 2021 (Sangiovese 100%) – IL TEATRO
Grande interpretazione del Sangiovese di Modigliana, note fruttate e speziate anticipano un sorso fresco e ricco, luminosa espressione del territorio. Bello il finale su note di spezie dolci.
IL BARATTO VINO BIANCO FRIZZANTE METODO ANCESTRALE (Trebbiano) – LU.VA.
Un vino frizzante come non ti aspetti in queste zone, caratterizzato da profumi di fiori bianchi e frutta fresca, con la mela in evidenza; elegante, ricco ed intenso, spinge ad un nuovo assaggio e chiude su note di lime davvero intriganti.
AREA 8 2023 (Sangiovese 100%) – MENTA & ROSMARINO
Da vigne di oltre 50 anni, dopo una macerazione sulle bucce il vino affina in acciaio o cemento a seconda dell’annata; il nome sull’etichetta vuole evidenziare la zona dove si trovano le vigne con riferimento all’identificazione che le ha dato l’azienda. Benché ancora giovane l’Area 8 risulta elegante e intrigante allo stesso tempo.
ECCE DRACO 2020 (Pinot Nero 100%) – MUTILIANA
Dell’azienda di Giorgio Melandri, critico convertito alla pratica diretta della produzione, ci piace raccontare il suo Pinot Nero anziché il Sangiovese, comunque a sua volta molto convincente. Qui note speziate accompagnano profumi di frutti rossi; il vino è elegante e fresco allo stesso tempo, e sa esprimere appieno un vitigno che tra queste valli ha trovato nell’annata assaggiata una sua precisa identità. Notevole il finale su frutta e spezie dolci.
PIAN 2023 (Sangiovese) – PIAN DI STANTINO
Un vino che esprime appieno la personalità di chi lo ha voluto. La vigna è situata a 500 metri di altezza, il vino fa macerazione sulle bucce per 80-90 giorni per poi affinare in vasche d’acciaio prima di andare in bottiglia. Un Sangiovese non per tutti, potente e fresco allo stesso tempo, incentrato principalmente su note speziate che ritroviamo anche nel finale.
TERRA! 2023 (Albana 100%) – VILLA PAPIANO
Ottenuto da un vigneto che ha più di 40 anni , il vino affina 6 mesi sulle bucce in anfore di terracotta, si presenta nel calice con note fruttate, profumi di mela in evidenza e accenni floreali. Il sorso è fresco e insieme rotondo, e la sensazione complessiva è di grande piacevolezza. La pratica che l’azienda ha dell’affinamento in anfora, iniziata in azienda nel 2013, è davvero ben gestita. Il finale centrato su note fruttate è di grande persistenza.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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