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LIFE OF WINE 2020: IL “SORRISO DI CIELO” DE LA TOSA

Un capitolo a parte delle nostre digressioni sull’evento Life of Wine 2020, lo recita La Tosa con la Malvasia di Candia Aromatica “Sorriso di Cielo”.
Compito di ogni divulgatore enogastronomico che si rispetti è quello di raccontare non soltanto una bellissima storia, ma le origini anzitutto di questo particolare vitigno ancestrale.

Si narra di leggende perse nella notte dei tempi, quando l’impero bizantino predominava nei mari della Grecia e venne costruita la famosa rocca di “Monembasia”, attuale Malvasia.
Nel Medio Evo, complici le guerre commerciali con i Veneziani della Serenissima, furono scoperti nelle meraviglie del Peloponneso, i pregevoli vini dolci locali da uve bianche aromatiche.
In una di queste isole, Creta, poco più a sud nel Mar Mediterraneo, sorge il Comune di Candia che ha completato così il nome del clone.

In realtà studi ampelografici classici riportano raramente la citazione Malvasia di Candia, mentre è più frequente trovare una Malvasia a sapore Moscato. Questa Malvasia è citata da Bramieri (1818) come ‘malvagìa dal grappolo assai spargolo’, dal di Rovasenda (1877) come ‘malvasia coltivata ad Alessandria, simile a quella di Asti, che è a sapore moscato’, e anche dal Molon (1906), che la descrive come malvasia di Alessandria (cit. da: Il Vino in Italia, Associazione Italiana Sommelier Editore).

Le varie Malvasie italiane, derivanti da questo progenitore unico, hanno ben attecchito soprattutto sulle colline delle province di Piacenza e Parma e nell’Oltrepò Pavese. A Venezia le osterie stesse, ove veniva consumato il nobile prodotto nato da queste uve, erano chiamate “Malvase”.
Per il sottoscritto dunque, è stata una bellissima sorpresa potersi esercitare degustativamente su questa tipologia, spesso snobbata dai salotti che contano. Qualche dubbio era comprensibile, ripensando ad alcuni prodotti del centro dello stivale, troppo appiatti verso sensazioni fruttate/floreali stancanti.


Va invece riconosciuto il giusto merito a chi cerca di perseguire un obiettivo di valorizzazione di un territorio (quello dei Colli Piacentini) e dei suoi autoctoni, evitando il rischio concreto di perdere quel patrimonio genetico ed ampelografico che ci rende diversi da qualunque altra nazione.

I fratelli Stefano e Ferruccio Pizzamiglio, di origini milanesi, fondano La Tosa nel lontano 1980, prendendo spunto da una antica cascina recuperata e salvata dal degrado.

Nel 1985 il primo Gutturnio, altro meraviglioso vino ormai quasi scomparso dalle carte (e dalle tavole) dei principali ristoranti.
Il principio che il contadino più o meno inconsapevolmente, ha creato nei secoli i migliori abbinamenti con ingredienti provenienti dal terroir, prende nuovamente corpo; la Malvasia ben si adatta ai primi piatti pastaioli della provincia (tortellini, lasagne, pasticci) e la Barbera al “chisolino” (lo gnocco fritto piacentino) accompagnato ai grandi salumi (in particolare la coppa) patrimonio esclusivo del nostro made in Italy.


Il territorio è ancora piuttosto selvatico ed incontaminato, quasi pianeggiante e scarsamente fertile, separa la Val Nure ad est dalla Val Trebbia ad ovest. Pedologicamente appartiene alla tipologia delle Terre Rosse Antiche presenti nelle province di Parma e Piacenza, le più datate dell’Emilia Romagna, nate da depositi di sedimenti fluviali. Ricchi di elementi minerali riescono a trattenere l’acqua evitando alle piante stress idrici eccessivi durante le assolate estati.

La mia attenzione è stata letteralmente catturata dal Sorriso di Cielo, rarità enologica tutta in purezza, dove la Malvasia di Candia riacquista il ruolo perduto da grande attrice sullo stile di Gloria Swanson del film capolavoro “Viale del Tramonto (Sunset Boulevard)” Prima annata 1991, soltanto 11 mila bottiglie numerate (ho assaggiato della 2019 la n. 06918), in cui l’esperienza di Stefano prima a Cà del Bosco e successivamente in Francia si sente da questi richiami minerali stile Sancerre.


Naso molto originale, con essenze floreali di fiori di sambuco, felce, sidro di mele, è al sorso che stravolge ogni aspettativa, spiazzandoti per concentrazione di agrumi verdi di lime e cedro acerbo. Richiami da erbette officinali come timo, salvia e nepitella ed in chiusura presenta il conto con una sapidità lunghissima. Bellissima la retro etichetta dove si possono rinvenire le caratteristiche principali del millesimo.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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